Business Focus: Perché le startup dovrebbero puntare ai clienti giapponesi
Vi siete mai chiesti come mai le startup del mercato globale non puntano ai clienti giapponesi? Forse per lo stesso motivo per cui le startup giapponesi temono di entrare nel mercato globale?
Perché le startup dovrebbero puntare ai clienti giapponesi
Autore: SaiKaiAngel
Innanzitutto, una cosa assolutamente da non sottovalutare, è la barriera linguistica. I giapponesi in generale, non sono molto attenti ad imparare altre lingue universali, come potrebbe essere l’inglese questa potrebbe essere una limitazione abbastanza grande. D'altronde, il Giappone è una società molto conservatrice e gelosa della propria cultura e tradizione. D’altro canto, nel resto del mondo, la lingua giapponese non è tra le prime da imparare. Questo è uno dei primi motivi che spinge la giovani startup a scegliere paesi anglofoni e altri paesi asiatici che stanno crescendo ad un ritmo molto rapido.
Usanze e culture d'affari uniche
Ogni paese ha costumi e culture uniche, ma penso che la situazione in Giappone sia più intensa ed esplicita che in qualsiasi altro paese straniero. L’avventura in Giappone non è assolutamente da sottovalutare!
Portiamo esempi pratici. Se vuoi promuovere il tuo prodotto o il tuo servizio in Giappone, potrebbe essere difficile farlo senza il supporto di un'agenzia che possa avere molta influenza sul mercato, soprattutto se fornisci servizi di media di tecnologia per il marketing. Addirittura colossi come Google e Facebook hanno assunto dipendenti locali per sostenere le loro agenzie!
Alcuni dicono che i giapponesi amino i marchi, i cosiddetti brand. Infatti, sono dell’idea che i giapponesi diano un grande peso ad una reputazione passata di fiducia prima di acquistare o sottoscrivere qualcosa. Considerando questi punti, le startup nei paesi stranieri hanno bisogno di una strategia e di un marketing sofisticato, e soprattutto di un nome affidabile.
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La strategia standard è quella di collaborare con un'azienda locale in Giappone.
Naturalmente, l'azienda locale dovrebbe avere familiarità con il mercato giapponese e la lingua stessa. Tra l’altro, i giapponesi amano il marchio "made in Japan" quindi sono disposti a comprare nel negozio di elettrodomestici che non siano Samsung e LG, ma marche giapponesi come Sony e Panasonic, anche se sono ovviamente di qualità inferiore e prezzo più alto.
Questo, in Giappone non è necessariamente negativo, al contrario! L’azienda che vuole farsi conoscere in Giappone, dovrebbe puntare al mercato giapponese fin dall’inizio, in modo da farsi conoscere meglio.
Diamo un’occhiata alle ragioni per cui le startup dovrebbero puntare al mercato giapponese pur correndo qualche rischio.
Dimensione del mercato e della fetta di clienti giapponesi
Stiamo parlando di una dimensione enorme, perchè la dimensione del mercato giapponese è la terza al mondo, quindi un enorme potenziale per le startup.
La Cina ha il secondo mercato più grande, ma non dimentichiamo che il partito comunista cinese ha gestito l'intera nazione e questo ha dato un giro di vite alle aziende straniere perché vogliono controllare ogni informazione. Mentre alcune aziende americane come Apple e Starbucks hanno lavorato nel mercato cinese, Google e Facebook praticamente non hanno ancora iniziato a lavorare lì. Considerando questo, potrebbe essere difficile o impossibile trovare la propria strada nel mercato cinese. Quindi, togliendo la Cina, il Giappone diventa praticamente il secondo mercato più grande dopo gli Stati Uniti.
Eccesso di concentrazione a Tokyo
Se sei un'azienda B2B, devi visitare fisicamente i tuoi potenziali clienti perché i giapponesi preferiscono condurre gli affari di persona. Tokyo, la capitale del Giappone, è una città conveniente e affascinante per le aziende, perché quasi tutte le sedi sono situate nell'area metropolitana di Tokyo. Se si riesce a conquistare Tokyo, si può praticamente entrare con facilità nel mercato giapponese. Fortunatamente, ci sono molti spazi di co-working, come WeWork, a Tokyo e molte startup globali ne hanno approfittato.
Alta fedeltà dei clienti giapponesi
Come già spiegato prima, molti giapponesi si attaccano a un marchio. In altre parole, se si riesce a lavorare sodo e ad ottenere la fiducia dei nuovi clienti, i giapponesi potrebbero essere i clienti più fedeli per il tuo marchio.
Secondo il rapporto State of Commerce di Shopify, gli utenti giapponesi tendono ad acquistare ripetutamente articoli se il commerciante ha un buon rapporto con loro. Queste statistiche mostrano quanto i clienti giapponesi siano leali e critici per un'azienda.
Concludo dicendo che è molto importante tentare di entrare nel mercato giapponese, perchè tutte le aziende avrebbero bisogno di avere i loro principi di fedeltà e attaccamento al marchio. Se tutte le aziende riuscissero a fare questo, sicuramente riuscirebbero ad avere un pubblico sicuramente più fedele e costante nel tempo e quindi rimanere sulla cesta dell’onda di più. E’ importante capire ed apprezzare usi e costumi di un luogo prima di puntare al suo marchio, è importante creare fiducia con i propri clienti.
Tutto questo è ciò a cui i giapponesi credono e ciò che, qualsiasi azienda globale, dovrebbe imparare a fare. Non perdete mai di vista il mercato giapponese, perchè è proprio quello che vi riuscirà a dare le soddisfazioni di cui avete bisogno. Forse alcune barriere esistono, ma il mercato ne vale la pena, con la sua grandezza, concentrazione e lealtà
Una startup dev’essere costante, fedele, buona conoscitrice degli usi e costumi delle persone a cui si sta rivolgendo, non è difficile crearsi un buon branding in Giappone, non appena si è riusciti a superare la barriera linguistica, basta avere questo tipo di forza e non dimenticare che stiamo parlando, praticamente, del secondo mercato mondiale dopo gli Stati Uniti.
Business Focus: la psicologia del rapporto con il cliente
Continua la rubrica legata al "Business Focus" su Japan Italy Bridge e oggi parliamo di problem solving, comunicazione e rapporto con il cliente, anche in Giappone.
Problem solving: la psicologia del rapporto con il cliente, anche in Giappone
Autore: SaiKaiAngel
Capire chi si ha davanti. Questo è un insegnamento che mi è stato personalmente dato e che cerco sempre di portare avanti. Cosa significa capire davvero chi si ha davanti? Sicuramente è alla base di ogni attività, sia personale che professionale e se fosse facile, chiunque riuscirebbe senza fatica nel proprio lavoro. Non è facile.
Solamente poche persone riescono a distinguersi nella massa e dal rumore che, soprattutto nei giorni nostri, si sente troppo spesso. In mezzo al rumore una voce, una voce attraente e leale. La voce di qualcuno che è disposto ad ascoltare, ma con molta attenzione i bisogni altrui. Per costruire un pubblico c’è bisogno di questo, insieme a molta intelligenza per capire il comportamento umano.
photo credits: artplusmarketing.com
Attrarre e mantenere alta l’attenzione.
Parliamo ad esempio, per farla più comprensibile, del podcaster. Il bravo podcaster non solo deve attrarre il proprio pubblico, ma deve anche fare del suo meglio per mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore senza urlare troppo e senza avere cali di voce che possano portare alla disattenzione.
Bisogna creare sogni, rispondere alle esigenze. Determinazione. Passione. Costanza. Coerenza. Non bisogna mai fare in modo di mostrare qualcosa che sia contrario ai fattori suddetti.
Capire la propria psicologia
Prima di capire gli altri, dovete assolutamente capire voi stessi. Per costruire un pubblico bisogna innanzitutto capire che cosa noi stessi siamo portati a fare.
Siamo in grado di comunicare bene? Il nostro lavoro è stare in mezzo alla gente, procacciare clienti, tenere ai propri clienti.
Non siamo in grado di comunicare bene? Il nostro lavoro è stare nelle “retrovie” e nel backstage. Pensate che quest’ultima cosa possa essere brutta o demoralizzante? No, non lo è. Perchè molto probabilmente, chi sta sul palcoscenico è bravo solo in quello e dovrebbe imparare anche a costruire lo spettacolo, perchè l’artista in questione non riuscirebbe a fare nulla senza uno staff che crea lo spettacolo da capo.
Insomma, prima di rendervi simpatici sforzandovi, lo studio da fare è molto pesante e lungo e sappiate che le persone si accorgono del vostro sorriso falso.
Non azzardate quello che non siete! Che siate in grado o no di capire gli altri e quindi voi stessi, non addentratevi in ciò per cui non siete portati. Certo, si può sempre imparare, ma occorre molto tempo. Occorre tempo per capirsi e per capire gli altri.
Portiamo un altro esempio: la mia passione.
Avere una passione e fare di tutto per perseguirla è sicuramente molto importante, ma per farlo e farlo bene, bisogna avere la capacità. Le capacità o si hanno di natura, o si imparano con il tempo. Una cosa su cui io personalmente non sono d’accordo, è perseguire una passione senza contare il resto, ad occhi chiusi. Spesso, purtroppo, questo porta al non raggiungimento del sogno e nelle peggiori ipotesi, alla completa rovina della strada verso quel sogno. Ci si può giocare male l’occasione, per farla breve.
La passione segue solo l’impegno. Per avere passione c’è bisogno di impegno. Invece di seguire la tua passione, presta attenzione a ciò che trovi coinvolgente.
Renditi unico e non farlo solo per attirare qualcuno o qualcosa, rimani unico.
photo credits: theabp.org.uk
Costruisci qualcosa di unico e vai avanti rimanendo unico.
Fai capire che sei disposto ad essere un punto fermo per il tuo cliente, fai capire che sei disponibile a risolvere il suo problema.
Sii il loro Problem solving
Dunque, cos’è il problem solving? Andiamo ad analizzare questa parte essenziale per costruirsi un pubblico efficace.
Come abbiamo già detto, dare fiducia e assicurare la propria presenza sempre è essenziale e anche indispensabile. Non bisogna MAI fare in modo che il cliente dica o solo semplicemente pensi “Senza di questa persona posso andare avanti lo stesso”. Così i clienti si perdono. Bisogna essere in grado di diventare essenziali nella risoluzione di un problema.
Nel nostro caso, il problema potrebbe essere la costruzione di un evento o la costanza nel mantenersi vivi socialmente comunicando l’identità della propria azienda in modo corretto. Noi vogliamo essere dei problem solving, per questo bisogna avere la capacità di:
- Riconoscere un problema
- Definire un problema
- Determinare la causa del problema
- Stabilire le priorità
- Selezionare le possibili soluzioni
- Decidere la soluzione
- Risolvere il problema
photo credits: 1985fm.com
Per essere efficace come problem solving, bisogna allenare soprattutto queste capacità:
- Intuizione
- Buon senso
- Pensiero laterale
- Sensibilità
- Lucidità (attenzione perchè spesso questa va a cozzare con quella precedente)
- Comprensione dei limiti
- Comprensione delle capacità
- Facoltà decisionali
- Costanza
- Coerenza
Non è facile e c’è chi è nato con la capacità di problem solving, ma anche se non abbiamo nel team nessuno in grado di essere un problem solving, a quel punto abbiamo due strade da prendere:
- Cercare una persona che si occupi di problem solving
- Diventare noi stessi problem solving
Certo è che la strada non è semplice, perchè attenzione, non ho detto: Improvvisarsi Problem solving! E’ non solo difficilissimo, ma anche poco produttivo.
E il cliente se ne accorge il più delle volte.
Trovare uno scopo
Lo scopo deve essere personale e gli insegnamenti che ci vengono dati devono essere solo un aiuto. Mai prendere come oro colato qualcosa che qualcun altro dice! Per quanto una persona possa essere un’insegnante importante, deve rimanere una guida, un aiuto nei momenti di difficoltà e riuscire ad essere in grado di bilanciare la sua psicologia con la vostra. Sì, perchè quello che può funzionare con qualcuno può essere completamente inutile per qualcun altro.
E il cliente se ne accorge.
Non ascoltare mai i pregiudizi
Nonostante molte volte possano dire la verità, ancora più volte sono cattivi consiglieri. Possiamo trovarci davanti ad un cliente che “a pelle” non ci piace. Quante volte ho sentito dire queste frase… queste sensazioni, nonostante non siano da buttare completamente via, non devono diventare predominanti. Facciamo in modo che il pregiudizio possa rimanere tale (quindi un giudizio a sensazione) e rendiamolo fragile, tanto fragile da essere poi soppiantato dal giudizio.
Costruisci una rete molto grande
Avere una rete di contatti molto grande è un aiuto davvero importante. In quel modo, tra i tanti nomi, alcuni possono diventare clienti, clienti da seguire con costanza e nel tempo, per cui il pregiudizio è solamente una sensazione che lascerà poi lo spazio al giudizio.
Poi dopo se vi fa piacere potete anche dire “te l’avevo detto io me lo sentivo!” è ok se vi fa piacere, ma non è richiesto.
Sii quello che sei, ma hey non sto parlando dell’essere quello che si è nonostante tutto. Bisogna essere quello che si è ma con un lavoro alle spalle, bisogna creare una vera e propria consapevolezza di quello che si è e quindi avere anche l’onestà di capirne i limiti, prima che se ne accorga qualcun altro. Fatevi aiutare da chi ha una capacità maggiore e sto parlando sia di chi sta backstage sia del frontman. Non buttatevi ad essere quello che non siete, perchè per diventarlo, se davvero ci tenete, bisogna impegnarsi molto.
Siate convincenti
Questo, psicologicamente, porta per prima cosa a convincere voi stessi. Non tentate di convincere qualcun altro di qualcosa a cui voi non credete!
Se ne accorgono, fidatevi.
Lavorate per convincere voi stessi di qualcosa e poi convincete anche gli altri. Farete incazzare un bel po’ di persone probabilmente, ma saranno soprattutto i vostri competitor. Il cliente, la persona per cui state facendo da problem solving, sarà al vostro fianco e vi vedrà importanti.
Siate affidabili
Dovete essere qualcosa di conosciuto, qualcosa di affidabile. Non dovete scappare al primo ostacolo e dovete riuscire a farvi conoscere. Le persone tendono molto ad essere coinvolte da ciò che già si conosce e temono lo sconosciuto. Se ci fate caso, noi stessi siamo attirati da ciò che è conosciuto. Siamo più inclini, solitamente, ad ascoltare con attenzione una canzone che già conosciamo, di cui già conosciamo la storia piuttosto che una nuova. Molto spesso qualcuno ci dice “Ascoltala è bellissima, fidati di me!”.
E’ il fidati di me il problema, perchè la nostra mente è egoista e tende sempre a non fidarsi, per questo poi la canzone non la ascolteremo mai con l’attenzione che è stata richiesta fino a che non diventa parte della nostra mente. Fino a che non piace a noi. Questo ci fa capire quanto importante sia l’affidabilità, quanto dobbiamo studiare e lavorare per essere, se non alla pari della mente del cliente, il più vicini possibile.
Basta non perdere l'essenza di ciò che ha fatto innamorare voi stessi, pensate sempre a questo.
Modellarsi per la percezione del pubblico
Sii sempre te stesso, si dice, fai di tutto per non piacere agli altri, ma piaci solo a te stesso. In questo modo, direi che puoi anche chiudere e vivere nella tua isola deserta senza che nessuno ti infastidisca. Ma se vuoi avere a che fare con gli altri è importantissimo avere non solo la percezione e una buona conoscenza di sè stessi, ma anche fare di tutto per migliorare sè stessi in modo da diventare parte essenziale ed indispensabile del cliente. Bisogna essere sè stessi, ma con un bel lavoro alle spalle. Perchè in un lavoro con dei clienti, è essenziale riuscire a rapportarsi con loro e lavorare per restarlo nel tempo. Che ti piaccia o no, tutto ciò che crei modella la percezione e l'opinione che la gente ha di te. A meno che non ti piaccia proprio l’isola deserta e a quel punto si può fare a meno anche di lavorare nutrendosi di noci di cocco.
Quando ti approcci agli altri e vuoi lavorare con altre persone, non hai altra possibilità che essere all’altezza delle aspettative altrui. Purtroppo, la convinzione che “noi siamo noi e non dobbiamo muovere un dito per essere apprezzati dagli altri” è troppo frequente per essere soppiantata, ma spero con tutto il cuore che prima o poi la mente di tutti possa aprirsi all’eventualità che non siamo tutti uguali e che i primi su cui bisogna lavorare davvero siamo noi stessi. Poi possiamo pensare ad approcciarci agli altri e creare buone connessioni anche lavorative.
Essere problem solving vuol dire anche essere critici
Avere la capacità di capire dove sbagliamo e andare avanti sistemando il problema. Bisogna essere i Problem Solving anche di noi stessi! Essere critici significa anche avere la capacità di affrontare le critiche: trovare la giusta spiegazione a quelle poco costruttive e accettare quelle costruttive. Se si chiamano “critiche costruttive” significa che sono in grado di costruire qualcosa. Si può passare il tempo ad alimentare e dare attenzione ai troll oppure a creare qualcosa di buono e magari ascoltare solo ciò che è costruttivo, a voi la scelta. Ciò che davvero bisogna evitare è la presunzione che, attenzione!, è ben diversa dalla sicurezza.
La presunzione ci rende ciechi, la sicurezza ci fa acquistare ancora più vista.
photo credits: economist.com
Aprite la vostra mente
E qui arriva il mio momento, il nostro momento. La chiusura mentale non aiuta nessuno, nemmeno nel lavoro. Chiude non solo la nostra mente, ma anche vie e possibilità. Spesso non ci approcciamo a qualcun altro per paura e per poca conoscenza. Pregiudizi, luoghi comuni, tutto questo ci chiude nell’isola deserta e non ci fa guardare oltre.
Guardare oltre
Abbiamo deciso di lavorare con il Giappone, ma non senza uno studio e senza tanto impegno. Abbiamo modellato le nostre conoscenze e le nostre capacità in modo da avvicinarci a questo popolo. Inoltre, abbiamo studiato e studiamo ancora la lingua in modo da avvicinarci a loro, li vogliamo capire sempre di più in modo da diventare per loro un vero e proprio Problem Solving che possa rimanere tale nel tempo, che possa essere un appiglio nei momenti di difficoltà che non dovranno esserci, perchè noi sappiamo come evitarli già dall’inizio.
La differenza di lingua, di cultura, di abitudini… tutto questo abbiamo detto che fa paura. Ma dobbiamo innamorarci di questa lingua, di questa cultura, di queste abitudini, di tutto quello che è stato detto fino ad ora. Se non c’è modo di modellare la propria mente e di innamorarvi voi per primi di tutte queste cose, direi che è inutile provarci. Se vi rendete conto che ne siete innamorati, allora cominciate a lavorare e cominciate a capire di cosa il Giapponese in questione ha bisogno. Molto spesso ci siamo trovati davanti a quello che mai ci saremmo aspettati: somiglianze incredibili. Giappone e Italia si somigliano davvero molto, ma queste cose sono percettibili solamente ad un occhio di qualcuno che vuole essere esperto, qualcuno che vuole migliorarsi, qualcuno che vuole approcciarsi. Come ho già detto in precedenza, per primi dobbiamo innamorarci noi, poi fare innamorare gli altri e, in questo caso, il nostro cliente.
Non potete piacere a tutti, ma sforzatevi di piacere a chi merita, a chi volete camminare accanto sia professionalmente che privatamente. Molto probabilmente sarete non solo il loro problem solving, ma anche e soprattutto il vostro.
La bellezza di un sito web, di un social, di tutto ciò che è comunicazione è importante ed è il lavoro del backstage. Ma non è nulla senza il lavoro del frontman, stessa cosa si può dire del contrario. Un team ben strutturato è quello che ha sia back che front stage, non dimenticatelo mai e, in fin dei conti, la psicologia di costruire un pubblico non è poi così diversa dalla psicologia in generale. Se si applicasse in tutto ciò che viviamo, forse le cose andrebbero meglio per tutti.
Innamoratevi, ma innamoratevi davvero. O beh, ci sono sempre le noci di cocco.
Business Focus: L'importanza della comunicazione e del Marketing in Giappone nei tempi di pandemia
La comunicazione è sempre stata importante nella nostra vita e in questo momento di pandemia a causa della diffusione del COVID-19, la sua essenzialità è diventata ancora più forte. In un momento in cui siamo costretti a rinunciare ad abbracci e vicinanze fisiche, se non ci fosse internet come faremmo? Grazie alla comunicazione riusciamo ad avvicinarci al resto del mondo, la nostra porta non è chiusa grazie ad internet.
L'importanza della comunicazione e del Marketing in Giappone nei tempi di pandemia
Autore: SaiKaiAngel
photo credits: mosaikoweb.com
La pandemia del COVID-19 è sicuramente un momento molto difficile in cui siamo tutti coinvolti, ma cerchiamo di vedere anche in questo il positivo. Come si dice? Se ti senti in un tunnel arredalo! Ecco, mentre noi aspettiamo di vedere la luce in fondo al tunnel, cerchiamo di fare di tutto per non fare morire la nostra azienda e i nostri rapporti. I lockdown imposti sono molto difficili da gestire, ma quanto sono riusciti a farci capire l’importanza delle “piccole” cose? Ho messo la parola PICCOLE tra virgolette, sì, perchè in questa pandemia ci siamo resi conto quanto GRANDI siano le PICCOLE cose. Quanto speciale sia la nostra normalità. Quanto abbiamo cercato un abbraccio seppur virtuale, quanto ci siamo reinventati per tenere in vita un progetto di lavoro per cui abbiamo fatto tanto.
Approfittiamo di questo momento per ripartire anche più forti di prima, prendiamoci del tempo per pensare, reinventarci e prepararci per la ripresa totale.
Ricordatevi però, che non esistono miracoli! Bisogna affidarsi al mondo dei social marketing, ma non da soli. Esistono specialisti nel campo, persone che di lavoro fanno proprio quello di consigliarvi ed accompagnarvi nel mondo del social marketing e della comunicazione senza farvi incorrere contro ostacoli (tipo noi).
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Non sospendere mai le attività produttive.
Abbiamo la fortuna di poter usufruire di internet, perchè mettere in pausa un lavoro o un’azienda? L’idea che un giorno internet potesse diventare da importante a essenziale era già nell’aria da un po’. Possiamo partecipare ai meeting, possiamo organizzare, possiamo davvero lavorare insieme e rimanere in contatto con i nostri clienti, tutto online. Inoltre, in questo momento, possiamo dedicarci anche a intensificare i contenuti dei nostri social media, dei nostri siti, in modo che non appena ci sarà la possibilità di ripartire dopo la pandemia, saremo pronti!
Se il nostro negozio è chiuso, perchè toglierci la possibilità di creare un e-commerce per continuare a vendere i nostri prodotti? Se fino ad ora non ne abbiamo sentito la necessità, ecco che ci si presenta davanti questa possibilità che, pian piano, diventa sempre più importante. Se si può, cerchiamo di costruirci un canale online per comunicare e continuare la nostra attività lavorativa! Cerchiamo anche di “arredarlo” il meglio possibile.
Rinforziamo i valori aziendali e l’immagine aziendale online!
Facciamoci vedere, ne abbiamo la possibilità! Non fermiamo gli eventi, creiamoli online e se proprio non vogliamo farlo, fermiamoci ad organizzare quelli in presenza. Abbiamo la possibilità di farlo, rinforziamo la nostra rete comunicativa adesso!
Continuiamo a rimanere in contatto!
Molti ragazzi possono continuare a studiare e a frequentare la scuola grazie alla Didattica a Distanza, quella che ormai tutti conosciamo come DAD. E’ importante? Sicuramente è un aiuto, se non ci fosse questa possibilità di meeting online, sicuramente i ragazzi rimarrebbero completamente fuori dall’insegnamento e dagli incontri con i compagni di classe. Invece, grazie alla Didattica A Distanza, i ragazzi riescono ad interagire tra di loro e, magari, anche a distrarsi. La distrazione in questi momenti di chiusura è molto importante, se non ci fosse possibilità di comunicare online, rimarremmo davvero chiusi fuori dal mondo. Forse ora più che mai ci rendiamo conto di quanto la comunicazione online possa essere importante.
Ancora dei dubbi? Andiamo a vedere cosa succede nel resto del mondo e soprattutto in Giappone, che è il nostro focus da sempre.
L'importanza della comunicazione e del Marketing in Giappone nei tempi di pandemia
Il Giappone è sempre stato molto tecnologico, ha sempre creduto, quasi più e prima di tutti, all’importanza della comunicazione e del marketing online, infatti ora si trova sicuramente più avvantaggiato di chi invece rimaneva fermo sulla tradizione.
Il Giappone vive con i social network in modo di rimanere sempre in contatto con il resto del mondo, diamo uno sguardo ai social network più usati in questo paese con le relative percentuali grazie a Statista:
- LINE 77,4%
- Twitter 38,5%
- Instagram 35,7%
- YouTube 23,2%
- Facebook 21,7%
- TikTok 8,1%
- Skype 7,1%
Il caso LINE
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Come potete ben vedere dalle statistiche, se in occidente utilizziamo maggiormente Whatsapp, Facebook ed Instagram, in Giappone invece si affidano moltissimo a LINE e Twitter. Conoscete LINE? E’ considerato il Whatsapp giapponese, e vanta circa 84 milioni di utenti attivi mensili in Giappone (statistica di fine 2020).
Cosa rende LINE così popolare?
LINE nasce nel 2011 da una collaborazione con Naver, una piattaforma sudcoreana.
Subito dopo il grande terremoto del Giappone nel 2011, la maggior parte dei canali di comunicazione convenzionali si erano interrotti causa interruzioni di corrente. Per questo, le fonti ufficiali si sono rivolte all’online per comunicare le notizie e confermare la sicurezza di amici e familiari. L'app è stata rilasciata per l'uso pubblico nel corso di quell'anno, e si è rivelata molto interessante per i consumatori giapponesi grazie al suo design unico e personalizzabile, consentendo sia l'uso privato che quello aziendale.
Come usano i social network i giapponesi?
Rispetto ai Paesi vicini, i giapponesi usavano i social network per il 65% contro l'88% di Taiwan e l’87% della Corea del Sud. A gennaio 2019, gli utenti di internet giapponesi hanno invece trascorso in media 4,8 ore al giorno con i contenuti digitali, mentre i giovani giapponesi tra i 18 e i 34 anni di ore ne utilizzavano fino a sei. Secondo un sondaggio, le ragioni principali per l'utilizzo dei social media tra le giovani generazioni sono la comodità di raccogliere e condividere informazioni, oltre che connettersi con amici e colleghi.
photo credits: epigeum.com
Abbiamo questo momento per pensarci e per riattivarci il prima possibile. questo è il nostro lavoro da sempre e ora finalmente ci rendiamo conto che non è mai stato più utile. Lo era già da prima, ma ora è diventato essenziale. Siamo pronti ad accompagnarvi e voi siete pronti per la rinascita (online)?
Business Focus: Digitalizzazione, la chiave per sollevare l'economia
Questa pandemia ha dato un duro colpo all’economia mondiale e una delle chiavi per risollevarsi è proprio la digitalizzazione. Continuamo la nostra rubrica sul Business Focus e oggi parliamo proprio di quanto la digitalizzazione possa influenzare lo sviluppo economico di Italia e Giappone.
Digitalizzazione: potrebbe essere la chiave per incrementare la spesa dei consumatori giapponesi?
Autore: Erika
In questi mesi, molte aziende si sono lanciate nell'ambiente digitale e molti negozi hanno trasportato le proprie vetrine nel mondo dell’e-commerce. Questa intelligente mossa ha permesso loro di continuare a lavorare anche nei mesi di lockdown, e di non fermare la propria produzione.
Tuttavia in Giappone, come anche in Italia, la ripresa economica è soprattutto dei consumi è estremamente rallentata. Per quale motivo? La ragione di ciò è che in entrambe i paesi la diffusione dell’e-commerce è in ampio ritardo rispetto ad altre nazioni.
Durante i mesi del lockdown, le persone hanno diminuito drasticamente le visite nelle aree di shopping. Tuttavia, nei paesi aderenti all’OCSE (Organization for Economic Co-operation and Development) , si sono registrate vendite al dettaglio in aumento e in media sopra al livello pre-pandemico. Questo significa che la maggior parte delle vendite è avvenuta tramiti siti online ed e-commerce.
La situazione è differente non solo in Italia ma anche in Giappone. Qui infatti le vendite rimangono ancora al di sotto dei livelli registrati prima della pandemia. In questi due paesi così diversi eppure così simili, la gente si è chiusa in casa senza spendere denaro. Infatti, alla fine di giugno, il contante e i depositi bancari delle famiglie giapponesi hanno raggiunto una cifra record (1.030.000 miliardi di yen).
Tutto ciò però non ha aiutato l’economia, già gravemente colpita dagli effetti del COVID-19. Secondo alcuni questo freno sarebbe da attribuire allo sviluppo insufficiente del settore e-commerce e dalla scarsa presenza online delle aziende dei due paesi, sia Italia che Giappone.
Infatti, da un sondaggio di Statista del 2019, solo il 16% dei giapponesi ha dichiarato di aver fatto acquisti online nell’anno precedente. Questo dato rientra nella quarta posizione fra le 45 economie in via di sviluppo. Diventa quindi ipotizzabile che una volta che la digital transformation arriverà in Giappone, il potenziale di aumento della spesa delle famiglia potrebbe essere enorme. Infatti ora, dopo mesi di pandemia e costrizioni, i consumatori sono stanchi di stare a casa e sono disposti a spendere.
Come arrivare alla digital transformation verso il Giappone?
Tutto quello che ci siamo detti fino ad ora, sono discorsi ipotetici con un enorme potenziale. Tuttavia, per poter trasformare questo potenziale in una vera ripresa economica, il governo e in primis le aziende stesse dovrebbero investire nel digitale. Ci riferiamo alla creazione di e-commerce, siti web, canali social media e influencer marketing in modo che il business legato a queste aziende possa ripartire.
A sostegno di questa nostra teoria, infatti, le principali società giapponesi prevedono di investire il 16% in più nel digitale per l’anno fiscale 2020. Infatti, Un totale di 765 imprese punta a spendere 471,8 miliardi di yen (4,45 miliardi di dollari) in tecnologia, mostra un'indagine Nikkei sulle società quotate in borsa e su quelle con 100 milioni di yen o più di capitale. Questo segna un secondo anno consecutivo di crescita a due cifre.
Con la pandemia che ha interrotto i flussi di persone e merci, le aziende si stanno rivolgendo alla tecnologia per adattare i canali di vendita e distribuzione alla nuova normalità. Seven & i Holdings, l'azienda che sta dietro ai minimarket 7-Eleven, prevede un aumento del 19,9% degli investimenti in tecnologia fino a 121,2 miliardi di yen - la somma più grande di tutti quelli presenti nella lista.
Gli investimenti in tecnologia hanno già portato i loro frutti e un ritorno su questi investimenti che potranno solo accelerare. Infatti, le aziende che hanno abbracciato la digitalizzazione sono quelle che stanno dando il meglio in questa pandemia.
"I leader delle imprese sono costretti ad adattarsi al coronavirus, e ora si rendono conto dell'importanza della trasformazione digitale", ha detto Saisuke Sakai del Mizuho Research Institute. "Gli investimenti IT potrebbero crescere ancora di più in futuro". / fonte Nikkei
Questo ci porta a capire che ora più che mai è il momento di investire nel digital e nella creazione di una presenza online per la vostra azienda sia in Giappone che in Italia. Solo in questo modo, le aziende riusciranno a non fermare il proprio lavoro e ad avere vendite costanti anche in questo periodo di incertezze.
Japan Italy Bridge vi tiene sempre informati sui suggerimenti per le aziende nella nostra rubrica business focus, oppure potete trovarci su facebook e dirci la vostra opinione. In alternativa potete unirvi alla nostra newsletter o richiedere un preventivo sui nostri servizi per comunicare la vostra azienda in Giappone e in Italia ed essere parte integrante della rivoluzione digitale.
Artisti giapponesi contemporanei all'estero
Il Giappone come l’Italia è un paese molto legato all’arte e tanti artisti contemporanei giapponesi hanno esportato i loro lavori all’estero.
Gli artisti contemporanei giapponesi all’estero
Autore: Sara
Biennali, fiere dell'arte ed expo hanno permesso al mondo dell'arte contemporanea giapponese di volgere uno sguardo verso l'esterno. Finalmente, anche i grandi artisti escono al di fuori dei confini del Sol Levante. Noi di Japan Italy Bridge abbiamo deciso di presentarvi alcuni tra i più importanti artisti contemporanei che hanno ricevuto consensi in tutto il mondo. Parliamo di creativi come Yayoi Kusama, Tatsuo Miyajima, Takashi Murakami, Yoshitomo Nara e Hiroshi Sugimoto. Siete pronti per questo viaggio?
Yayoi Kusama
photo credits: wsj.com
Nata a Nagano nel 1929, Yayoi Kusama è forse la più conosciuta fra gli artisti contemporanei giapponesi. Cominciò a dare prova delle sue immense doti artistiche a 10 anni. Il difficile rapporto con la madre ed un trauma che la segnò profondamente condussero Kusama a dipingere sulle tele le sue esperienze. L'ambiente fisico e la sua personalità svanivano inghiotte dallo spazio che si muoveva ad una incredibile velocità. Iniziò ad ispirarsi anche a Georgia O'Keeffe e le scrisse una lettera. L'artista rispose e Kusama si trasferì a New York dove iniziò a realizzare dipinti monocromatici che attirarono immediatamente l'attenzione.
I primi anni '60 non erano di certo facili per una donna, soprattutto giapponese e riuscire ad esporre nelle gallerie era un'impresa difficile. Tuttavia, ci riuscì diventando via via sempre più conosciuta nel campo dell'arte concettuale. Le sue opere includono attributi di femminismo, minimalismo, surrealismo, art brut, pop art ed espressionismo astratto accomunati tutti dalla tecnica dei pois.
Tornata in Giappone, l'artista potè godere del successo meritato. Le sue opere furono esposte al Museum of Modern Art di New York, al Tate Modern a Londra e al National Museum of Modern Art di Tokyo. Tra il 1994 e il 2012, Kusama collaborò con il musicista Peter Gabriel e soprattutto con Marc Jacobs, direttore artistico di Louis Vuitton. Kusama oggi vive nell'ospedale psichiatrico Seiwa, in Giappone, per scelta personale e continua a dipingere quotidianamente nel suo studio a Shinjuku.
Tatsuo Miyajima
photo credits: smh.com.au
Nato a Tokyo nel 1957, Tatsuo Miyajima si è laureato al corso di pittura a olio presso il dipartimento di Belle Arti della Tokyo National University of Fine Arts and Music. Iniziò a sperimentare con la performance art prima di passare alle installazioni basate sulla luce.
Miyajima affermò che il desiderio di creare un lavoro più duraturo, in contrasto con la natura necessariamente effimera della sua performance e delle sue azioni, lo ha motivato a iniziare a lavorare su sculture e installazioni. Impiegando materiali contemporanei come circuiti elettrici, video e computer, i lavori estremamente tecnologici di Miyajima si sono incentrati sull’utilizzo di contatori a diodi digitali ad emissione di luce (LED). Questi numeri, lampeggianti in cicli continui e ripetitivi da 1 a 9, rappresentano il viaggio dalla vita alla morte, la cui finalità è simbolizzata dallo "0", numero che non compare mai nella sua opera.
Miyajima ha tenuto mostre personali presso l'Ullens Center for Contemporary Art di Pechino, al Miyanomori Art Museum di Hokkaido, al San Francisco Museum of Modern Art. Inoltre, ha partecipato alla Biennale di Venezia e a numerose mostre collettive, dal Museum of Contemporary Art di Sydney, all'Hiroshima City Museum of Contemporary Art. Dal 2006 Miyajima ricopre il ruolo di vicepresidente della Tohoku University of Art and Design.
Takashi Murakami
photo credits: crfashionbook.com
Nato a Tokyo nel 1962, Takashi Murakami ha intrapreso gli studi di pittura giapponese tradizionale presso il Tokyo Geijutsu Daigaku. Tuttavia, la sua aspirazione era quella di diventare un grande mangaka. Dopo aver conseguito la laurea in pittura tradizionale Nihon-ga, vinse una borsa di studio del MoMA PS1. Si trasferì a New York arricchendo le sue influenze con le opere di Andy Warhol e ispirandosi alle filosofie produttive di aziende cinematografiche come Disney, LucasFilm e lo Studio Ghibli di Hayao Miyazaki.
Tra le svariate mostre personali, ce n’è una che segnerà la nascita di un nuovo movimento artistico giapponese: “Superflat”. Questo era il titolo della mostra al MOCA di Los Angeles che diventò il manifesto programmatico ed estetico dell'artista promuovendo sistematicamente il valore di un'arte giapponese autonoma dalle influenze occidentali. Un’arte appunto capace di esprimere la realtà culturale del nuovo Giappone. Superflat infatti mescola elementi otaku ad elementi Kabuki e jōruri, fusi e appiattiti in immagini dalle superfici levigate e dai colori brillanti in cui i temi estetici sono amplificati ed esaltati.
Murakami ha collaborato con Marc Jacobs e ha realizzato per Louis Vuitton la borsa in edizione limitata Cherry Blossom, disegnando per l'occasione un pattern kawaii con il monogramma dell'azienda di moda.
Grazie al suo approccio estetico e imprenditoriale all’arte, Murakami è entrato a pieno titolo nello scenario artistico elitario internazionale, vendendo attraverso aziende terze, oggetti destinati al mercato di massa, inventando e promuovendo i brand Kaikai Kiki e GEISAI.
Yoshitomo Nara
photo credits: scmp.com
Nato a Hirosaki nel 1959, Yoshitomo Nara ha studiato presso l'Università Prefetturale di Belle Arti e Musica di Aichi e alla Kunstakademie di Düsseldorf.
Nara è conosciuto per i suoi dipinti i cui soggetti sono ingannevolmente semplici. Troviamo infatti bambini e animali a colori pastello con tratti fumettistici con poco o nessun sfondo che appaiono contemporaneamente dolci e sinistri. Inoltre a volte brandiscono armi come coltelli e seghe ed i loro sguardi sono accusatori. La sua arte è una metafora che accusa le persone di attaccare l'innocenza dell'infanzia.
Le perversioni oggettistiche di Nara affondano le radici nella cultura popolare giapponese, influenze che però si mescolano a quelle provenienti dalla società orientale ed occidentale. La sua arte pittorica, scultorea, delle installazioni e delle incisioni esplora i temi dell'isolamento, della ribellione, della spiritualità e della religione.
Hiroshi Sugimoto
photo credits: artslife.com
Nato nel 1948 a Tokyo, Hiroshi Sugimoto dopo aver conseguito il Bachelor of Arts, si trasferisce a Los Angeles per studiare fotografia. Questi studi lo porteranno, negli anni 70 ad affermarsi come uno dei più famosi fotografi contemporanei.
I suoi lavori trattano della storia e dell’esistenza temporale, investigando su temi quali il tempo, l’empirismo e la metafisica. Sugimoto ha ricevuto numerosi grant e le sue opere sono esposte nelle collezioni della Tate Gallery, del Museum of Contemporary Art, Chicago, del Metropolitan Museum di New York e del Guggenheim di New York.
Come molti degli artisti contemporanei, anche Sugimoto ha collaborato con la moda, questa volta con la casa francese Hermès. Le foto a colori di Sugimoto per i foulards di Hermes sono state esposte nel giugno 2012 al Museo delle culture di Basilea. Durante la Biennale di Venezia del 2014, Sugimoto ha svelato la sua “Glass Tea House Mondiran” presso Le Stanze del Vetro sull’isola di San Giorgio Maggiore.
Il mondo dell’arte è ricco di sfaccettature date da ispirazioni continue, dalla ricerca dell’io, dalla necessità di esprimere concetti profondi senza l’utilizzo di parole. Quali tra gli artisti contemporanei giapponesi vi hanno più colpito? Fatecelo sapere nei commenti!
Business Focus: Gli eventi digitali durante la pandemia
Nel 2020 ci siamo imbattuti in un anno davvero particolare e anche per chi come noi lavora nel mondo del marketing c'è stata un'invasione degli eventi digitali. Abbiamo sperimentato nuovi modi di rimanere in contatto, nuovi modi di abbracciarci, nuovi modi di studiare e lavorare. Non sono modi di vivere e lavorare che non avremmo mai dovuto conoscere, anzi! Il 2020, detto proprio in modo positivo, ha accelerato molti di questi processi. Cosa può portarci la pandemia di positivo? Sicuramente, guardando la situazione, possiamo rispondere con “molto poco”, ma cerchiamo di guardare al di là di tutto.
Eventi digitali: le opportunità durante la pandemia
Autore: SaiKaiAngel
Questo 2020 ha fatto in modo che il salto verso il futuro fosse più corto? Sicuramente si! Per quanto riguarda noi di Japan Italy Bridge, per passione o per esigenza, abbiamo fatto in modo di rimanere a galla e continuare a presentare le nostre proposte… online!
Eravamo comunque già organizzati e preparati a questo, visto la frase che abbiamo sempre detto presentandoci “Il futuro è nel digitale”. Ora, siamo sicuri che quella frase, che aspettavamo diventasse patrimonio nostro quotidiano magari tra un po’ di tempo, è invece diventata consueta improvvisamente già da questo momento. Noi di Japan Italy Bridge, quindi, ci impegniamo, in attesa del poterci riabbracciare fisicamente di nuovo, nel costruire e proporvi eventi e situazioni digitali che possano darvi emozioni, se non uguali, ma simili a quelle fisiche.
Abbiamo sperimentato, durante il lockdown, molti eventi online come scuola, lavoro, webinar, meeting vedendoli spesso come qualcosa di inaspettato e più eccitante della presenza online. Questo perchè? Semplicemente perché ci troviamo davanti a qualcosa di nuovo. Prima di abituarci anche a questo, cerchiamo di sfruttare l’entusiasmo in tutta la sua essenza.
Eventi digitali
Parliamo ad esempio degli eventi online. Sì, perchè a parte il lavoro online che abbiamo sempre fatto, gli eventi era l’unica cosa che tenevamo offline e basavamo solamente sulla presenza delle persone. In attesa di farlo nuovamente, abbiamo cercato soluzioni online che potessero effettivamente, per il momento, creare se non lo stesso entusiasmo, qualcosa di simile.
Come si fa ad organizzare un evento online?
Bisogna prima di tutto focalizzarsi sugli invitati, proprio come l’evento in presenza. Bisogna individuare le persone a cui quell’evento può interessare e diventare un collegamento per le aziende che vogliono comunicare il loro lavoro ad altre.
Qual è il principale obiettivo dell’evento online?
Lo scopo degli eventi digitali, come quelli classici, è quello di raggiungere più persone interessate possibili. Bisogna fare in modo di creare per loro la piattaforma ed il luogo giusto per agevolarli al meglio nella loro presentazione e nella loro comunicazione con gli altri partecipanti. L’evento online diventa quindi un favorevole posto in cui scambiarsi opinioni che poi possono diventare strumento di contatto tra le aziende. Una delle cose positive che troviamo in questo è l’abbattimento dei costi organizzativi. Diventa a quel punto completamente gratuito senza problemi di audio, luci, intrattenimento culinario. La cosa più importante è avere una piattaforma in grado di tenere e mantenere l’evento senza problemi e, sicuramente, una buona connessione. Tra le piattaforme più richieste ci sono zoom e meet.
Un’altra cosa assolutamente essenziale è la capacità del creatore dell’evento ad intrattenere gli ospiti facendo in modo che possano essere rispettati spazi e momenti. In questo caso abbiamo bisogno di un bravo “conduttore” che non è molto diverso da quelli che vediamo nei programmi televisivi. Il conduttore deve essere in grado non solo di far rispettare i tempi, ma anche di mantenere alto l’entusiasmo per tutta la durata dell’evento, intervenendo quando la situazione si affievolisce oppure quando diventa troppo accesa. Niente di così diverso dall’evento offline insomma. Questa è la dimostrazione che, il creatore dell’evento, fa parte di un’azienda consolidata e capace di fronteggiare qualsiasi tipo di situazione.
Noi di Japan Italy Bridge, ad esempio, ci focalizziamo sul creare un ponte, come dice il nostro nome, tra Giappone ed Italia. Finchè questo ponte non sarà possibile costruirlo fisicamente, come già abbiamo fatto con i nostri precedenti eventi, due nomi a caso “Japan meets Italy” e “Spindle” , ci teniamo molto a tenere alto l’interesse e la comunicazione fra queste due nazioni. Per questo abbiamo studiato il modo di rendere online ed interessanti i nostri eventi.
Ovviamente, una delle cose che pensiamo possa essere essenziale per un evento digitale, non è il pagamento, ma almeno la registrazione. In questo modo, si riuscirà ad avere non solo una certa moderazione dell’evento, ma anche un modo di comunicare adatto al proprio profilo. L’ospite non si troverà una bolgia di gente a cui non interessa nulla dell’evento, ma solo ed unicamente invitati interessati e entusiasti di partecipare, ascoltare e condividere.
Ascolto e condivisione
Non andiamo tanto lontani dall’evento classico in questo caso, il focus è sempre lo stesso: trovare persone e aziende interessate nella condivisione. Noi tutti sappiamo quanto possa essere difficile mettere in collegamento aziende di diverse nazionalità, ma siamo anche sicuri che Giappone ed Italia abbiano tanto da condividere e da sentirsi uniti, altrimenti non faremmo questo lavoro!
L’evento online non deve fare paura, se guardiamo a questo attentamente, ci renderemo conto che non è così differente dall’evento in presenza.
Quindi di cosa abbiamo bisogno per creare un evento online?
- Individuare persone e/o aziende che possano essere interessate all’evento.
- Creare il giusto ambiente per agevolare la comunicazione tra di loro, magari instaurando per primi un dialogo.
- Lasciare agli invitati il giusto posto e moderare il tempo a loro disposizione in modo da renderlo uguale per tutti.
- Avere un buon interlocutore e gestore dell’evento che possa far rispettare i tempi e tenere alto l’entusiasmo del pubblico.
- Avere la convinzione di fare la cosa giusta, senza farsi spaventare dalla differenza che c’è tra offline ed online.
Digitale e in presenza, molte cose rimangono uguali, una di queste è l’entusiasmo.
Non perdete mai il vostro entusiasmo, è quello che vi permetterà di vivere in modo corretto qualsiasi momento, rendendo l’attesa meno pesante e soprattutto fruttifera. Imparerete a “sentire” l'entusiasmo dell’altra persona e anche a creare nuove connessioni. Fatela diventare una nuova sfida!
Per quanto riguarda noi di Japan Italy Bridge, siamo pronti a continuare a costruire questo ponte anche in versione digitale per poi continuare a farlo di persona.
Business Focus: E-commerce dopo la pandemia
Gli effetti del Coronavirus si stanno ancora facendo sentire, tuttavia non parliamo di casi positivi ma di presenza online ed e-commerce. Continuiamo la nostra rubrica sul Business Focus e oggi parliamo proprio di quanto le piattaforme e-commerce abbiano influenzato questo 2020 e quanto influenzeranno il nostro futuro.
L’importanza degli e-commerce durante e dopo la pandemia
Autore: Erika
Durante questo 2020 abbiamo capito come sia estremamente importante avere una presenza online, per qualsiasi azienda, ancora di più per i negozi. Non solo social media, ma soprattutto gli e-commerce hanno spopolato anche grazie alla pandemia. Con la chiusura forzata dei negozi, infatti, molte attività commerciali si sono ritrovate a dover correre ai ripari.
L’impatto che il blocco ha avuto sulle abitudini di noi italiani, ma anche di tutta la popolazione mondiale, è estremamente evidente. In questi mesi infatti, l’e-commerce è diventato uno dei canali principali per acquistare prodotti essenziali e non senza dover uscire di casa.
Possiamo infatti vedere dai dati come tra febbraio e marzo 2020 le vendite online in Italia sono cresciute significativamente rispetto allo stesso periodo del 2019. I momenti preferiti dagli italiani per fare acquisti sono durante il fine settimana. Proprio a causa dell'epidemia di coronavirus (COVID-19), l'8 marzo le vendite online hanno registrato un incremento del 90% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Alcuni dati
Secondo il Consumer Panel GfK, quasi 4 famiglie italiane su 10 hanno fatto acquisti online per la prima volta a marzo. Mentre, da inizio anno a oggi, sono stati registrati in Italia 2 milioni di nuovi consumatori online (su un totale di 29 milioni).
Tra febbraio e marzo 2020 le vendite online in Italia sono cresciute significativamente rispetto allo stesso periodo del 2019. Infatti, a confronto dei primi sei mesi del 2019, l'importo totale è stato di 700.000 nuovi consumatori.
Secondo una recente indagine condotta da Ipsos sull'impatto della pandemia del Coronavirus sull'atteggiamento e sul comportamento degli individui, in Italia il 31% degli intervistati ha dichiarato che la frequenza di acquisto di beni online è aumentata. D'altra parte, quasi la metà degli intervistati ha dichiarato che la loro frequenza di acquisti online non è cambiata affatto.
Proprio grazie alla pandemia di COVID-19, le piattaforme di retail online hanno subito un aumento senza precedenti del traffico globale tra gennaio 2020 e giugno 2020, superando anche i picchi di traffico delle festività natalizie. Nel complesso, i siti web del commercio al dettaglio hanno generato quasi 22 miliardi di visite nel giugno 2020, rispetto ai 16,07 miliardi di visite globali del gennaio 2020.
Insomma, avere uno shop online è ormai una opzione inevitabile per qualsiasi attività commerciale. Inoltre, secondo gli analisti, il settore del commercio online è quello che crescerà di più nell'economia mondiale, con un incremento calcolato fino al +55%.
Questo è infatti proprio il momento di attrezzarsi e di investire nelle tecnologie digitali e puntare appunto sulla trasformazione digitali. Adattare i propri servizi alla vendita online, è la mossa più intelligente da fare in questo momento storico.
Punti cardine di un e-commerce perfetto
Ormai già sappiamo che il consumatore online è molto più esigente e a volte più diffidente del classico cliente che ci viene a trovare in negozio. Tuttavia la soddisfazione dell’utente è uno dei cardini fondamentali di un buon e-commerce. L’affidabilità e la qualità del servizio, l’interfaccia user-friendly e l’assistenza al cliente sono punti fondamentali.
Non possono inoltre mancare un ottima comunicazione e gestione del marketing specifico per uno shop online. Japan Italy Bridge si occupa non solo di costruire e-commerce di alto livello ma anche di comunicare il vostro marchio online sulle varie piattaforme. Infatti, l’ottimizzazione SEO di un e-commerce e la brand awareness aiutano ad aumentare le vendite ma anche la percezione del marchio stesso da parte del cliente.
In particolare la comunicazione e il marketing sono l’ostacolo più alto da superare ma anche il punto focale per la portata di un e-commerce. Investire in traduzioni professionali e in un team che segua la parte di social e digital marketing aiutano a posizionare il vostro marchio sui motori di ricerca.
Quello che Japan Italy Bridge consiglia, è creare un sistema multicanale vi porterà ad avere un e-commerce vincente e ad aumentare le vostre vendite e i vostri ricavi. Non solo, potreste anche scoprire mercati che prima rimanevano ignorati dalla vostra azienda.
L’esperienza COVID ci ha insegnato che bisogna essere sempre pronti al cambiamento e a differenziare la presenza sulle piattaforme offline e online. Il modo e i mezzi di vendita sono drasticamente cambiati. Il mercato retail virtuale ha infatti ricevuto effetti dirompenti che nessuno fino a poco tempo fa avrebbe mai immaginato. Questo ha avuto un grosso impatto sull’economia e l’organizzazione di molte aziende. Al giorno d’oggi è infatti normale non solo ricevere il cibo da asporto a casa, ma anche altri tipi di materiali.
Dopo l’esperienza della pandemia è diventato fondamentale avere una presenza online. Se la vostra azienda è interessata a costruire un e-commerce o interfacciarsi con il pubblico digitale, potete contattarci e scoprire le offerte riguardo i nostri servizi.
Business Focus: Social Media durante e dopo la pandemia
I social media sono da tempo parte integrante della nostra vita, ma proprio durante questa pandemia mondiale, abbiamo scoperto quanto questo mezzo sia importante.
L’importanza dei Social Media in tempo di pandemia
Autore: Erika
La pandemia di COVID-19 ha stravolto completamente le nostre vite non solo a livello sanitario ma soprattutto nella nostra routine giornaliera. Se c’è qualcosa che abbiamo imparato da questa situazione, è che dobbiamo essere preparati a qualsiasi cosa ci riservi il futuro. Nessun obiettivo infatti è realistico, ma nei nostri piani dobbiamo cercare di avvicinarci il più possibile a quella che sarà la realtà.
Molti si stanno chiedendo come sarà il mondo post COVID-19 e trovare una risposta non è semplice. Tuttavia una cosa è certa, dobbiamo essere pronti a cambiare e aggiustare le nostre strategie di marketing in qualsiasi momento e il digital sembra essere la strada giusta per farlo.
In questo articolo, andremo a vedere come il COVID-19 ha influito sull’utilizzo dei social media da parte delle aziende.
Con il distanziamento sociale, il digital e i social media hanno avuto un impatto di notevole intensità. Infatti, abbiamo notati un boom non solo app di messaggistica e video chiamata, ma anche tutte quelle piattaforme che ci hanno concesso di poter effettuare eventi digitali.
Sia nella nostra vita privata, che in quella lavorativa, la nostra quotidianità è stata toccata e segnata dal cambiamento di molte abitudini. Tuttavia non tutte le conseguenze sono state negative.
La famosa digital transformation, che in Italia era in stallo, ha subito una notevole accelerata proprio grazie a questa situazione mondiale. Spinti dall’impossibilità di continuare con i vecchi metodi, anche i brand più ostinati si sono arresi all’evoluzione digitale della comunicazione.
Cambiano le strategia di social marketing
Le strategie di marketing infatti sono cambiate per adattarsi ai nuovi supporti e strumenti, ma in primis è cambiato il modo in cui le aziende comunicano e si rapportano con i clienti.
In questo periodo di pandemia, il pubblico ha cambiato le proprie esigenze e le aziende hanno dovuto imparare a relazionarsi in una maniera vantaggiosa. Proprio per questo molto aspetto legato al social media marketing sono cambiati in tempo di pandemia.
Passando molto più tempo in casa e bombardati da tutte queste news negative, il pubblico ha avvertito la necessità di sentirsi in qualche modo connesso con il mondo. E’ proprio questo uno degli aspetti fondamentali che ha permesso alle aziende di cogliere al volo le opportunità e le offerte legate alla digital transformation.
Per chi come noi si occupa di Marketing, avrà infatti notato che i tempi di pubblicazione dei post sono stati completamente stravolti. Il COVID-19 ha mescolato parecchio le carte in tavola e se prima si preferiva postare sui social durante in giorni specifici nella pausa pranzo, ora questo periodo si è esteso a tutti i giorni feriali. E’ invece passato in secondo piano quello che noi chiamiamo il “momento dei pendolari”, quindi dalle 17 in poi i social ora sono poco gettonati.
Invece, se prima il fine settimana risultava uno dei momenti peggiori per pubblicare, ora post lockdown la mattina del weekend è diventato uno dei momenti più ricercati.
I social media più visti durante la pandemia
Con il lockdown forzato, i programmi TV sospesi, telegiornali monopolizzati dalle news relative al Coronavirus, il pubblico ha disperatamente bisogno di intrattenimento. Questo ha fatto sì che il pubblico si riversasse sui social media, in particolare su Instagram, YouTube e TikTok alla ricerca di distrazione. Proprio per questo motivo è diventato ancora più fondamentale pubblicare con i tempi giusti.
Anche il volume dei messaggi inviati e ricevuti è cambiato. Nonostante per alcuni settori ci sia stato un calo di pubblicazione dei post, per altre aziende invece il volume è rimasto costante o addirittura è incrementato.
Infatti, alcune aziende hanno aumentato i messaggi rivolti al pubblico durante la pandemia. Per esempio, il settore dell’intrattenimento ha incrementato le proprie attività sui social proprio per offrire distrazione ai cittadini già distrutti dal distanziamento sociale.
Altre aziende invece legati ai settori dello sport e del turismo sono state particolarmente segnate dalla restrizione o sospensione di tutte le attività. Ed è proprio in questi settori dove si è registrato un calo nella comunicazione. Tuttavia questo è stato un passo errato da fare. Potrebbe sembrare la scelta più logica quella di tagliare i fondi legati alla comunicazione in un periodo di crisi come questo, ma in realtà è uno dei gesti più controproducenti che un’azienda possa fare. Ma di questo parleremo in uno dei nostri prossimi articoli.
I social media come strumento per connettere persone durante la pandemia
Sin dall’inizio di questo 2020, abbiamo visto come il nostro stile di vita sia cambiato completamente creando nuove regole per tutti.
Infatti, molte aziende si sono trovate a dover ricalibrare la propria strategia in luce dei fatti avvenuti. Ci siamo domandati molte volte se questo contenuto fosse adatto alla situazione attuale, e molte volte ci siamo trovati a rimuoverlo. In un periodo come questo dove la gente è particolarmente sensibile ad ogni tipo di messaggio, è molto importante controllare ciò che viene condiviso ma ancora più importante è adattarsi ad ogni situazione.
Ascoltare le richieste e i sentimenti dei vostri clienti e identificare le loro esigenze è fondamentale al giorno d’oggi per poter capire come orientare la vostra strategia. La pandemia ha creato un clima di terrore generale e per tale motivo ora il pubblico è alla ricerca di conversazioni positive. La gente si è stufata della negatività e di tutto questo sentimento di preoccupazione legato al COVID19 e cerca distrazione sul social.
A marzo sono aumentati del 1.174% i messaggi che avevano come temi aiutare il prossimo, culminando in 19,5 milioni di messaggi nel corso del mese. In questo periodo ricco di insicurezze, le persone cercano più che mai di connettersi e sostenersi l’un l’altro. I social media sono diventati l’epicentro di questo movimento.
Nel sondaggio #BrandsGetReal di SproutSocial del 2019, è stato individuato che il 91% degli intervistati crede che i social network abbiano il potere di connettere le persone, di cui il 78% vorrebbe che i brand utilizzassero i social network per farli incontrare. Questo sentimento è diventato ancora più forte dopo l’avvento della pandemia.
Riuscire a capire cosa il tuo pubblico desidera e dimostrare loro che la vostra azienda ha capito questo bisogno, è la soluzione migliore per una buona comunicazione anche in questo strano 2020.