Business Focus: Lo strambo mondo del web design giapponese
Vi siete mai chiesti perchè il web design giapponese è così diversi rispetto a quello in occidente?
Lo strambo mondo del web design giapponese
Autore: Erika
Japan Italy Bridge si occupa di offrire servizi per le aziende e parte del nostro lavoro è creare siti web. “Che novità” potreste dire, sì perchè ci sono tante agenzie come noi, ma cosa ci differenzia dalle altre? Beh noi abbiamo la capacità di adattare lo stile e il visual giapponese a quello occidentale e viceversa.
E’ molto molto importante per ogni azienda avere un sito internet che la rappresenti. Tuttavia, spesso capita che lo stile e il design che utilizziamo in Italia non sia propriamente adatto per il linguaggio e il popolo giapponese.
Infatti, se analizziamo anche solo visivamente i siti giapponesi, le differenze saltano subito all’occhio.
Come ben sappiamo, nella maggior parte del mondo occidentale, i siti internet hanno un layout semplice. Infatti, rispetto ai primi anni 200, abbiamo sostituito la miriade di link con un contenuto rilevante e conciso che ci porti velocemente al nostro scopo.
Tuttavia, in Giappone esiste una diversa cultura anche a livello di gusto visual. Infatti, parte dei siti internet sono cambiati pochissimo rispetto ai primi anni 2000. A tal proposito, possiamo proprio vedere come diversi siti siano sovraccarichi di link e informazioni. Questo per un occhio occidentale è totalmente inconcepibile, mentre diventa la norma per un occhio giapponese.
Yahoo era uno dei motori di ricerca più popolari di tutto il Giappone e lo è ancora per tante homepage. Tuttavia, come potete vedere dalle foto, il suo design e layout sono cambiati veramente pochissimo negli ultimi 10 anni
Un’altro esempio è la homepage di Rakuten, il centro commerciale online più grande della nazione.
Rakuten è un po’ l’Amazon dell’Asia e ogni negoziante può personalizzare la propria pagina. Questo risulta in un grande display di varie immagini, banner e pop up su diverse pagine che a volte hanno anche bisogno di lungo tempo per essere scrollate.
Perchè il Web Design giapponese è così?
Ma eccoci alla vera questione, perché il web design in Giappone deve seguire questi determinati canoni di stile? La risposta è semplice. La maggior parte del popolo nipponico è formato da utenti anziani che preferiscono mantenere la tradizione. Questo succede anche nello stile visual di come i siti internet vengono costruiti e vissuti.
Questo rende complicato per le aziende un cambiamento verso uno stile che potremmo definire più internazionale.
Inoltre, la maggior parte degli utenti giapponesi utilizza internet tramite un supporto desktop e non mobile. Quindi anche i maggiori siti internet tendono a mantenere il design corrente, anche per non confondere lo user finale.
Un altro motivo per cui i giapponesi preferiscono questo stile che noi definiremmo “vecchio” è anche per la loro cultura dell’informazione. Infatti, se siete mai stati in Giappone o se vi è mai capitato di vedere alcune immagini del paese, avrete notato che le insegne sono onnipresenti. I giapponesi sono bombardati dai neon luminosi e dalle insegne che raccontano di negozi, offerte speciali e occasioni da non perdere. Questo si traspone anche sui siti internet dove il popolo giapponese preferisce avere tutte le informazioni subito.
Il Caso LINE
Quando l’app di messaggistica LINE (il corrispettivo giapponese di Whatsapp) ha deciso di cambiare e semplificare il layout della loro homepage, il popolo giapponese non l’ha presa benissimo. Infatti, proprio in quel periodo, gli utenti si sono scatenati con review da una stella e con numerose richieste all’azienda di cambiare al vecchio design.
Cambiamento all’orizzonte
Tuttavia, nonostante la preferenza per un approccio più tradizionale, alcune giovani fra i 20 e 30 anni hanno dichiarato di preferire un design più minimal.
Il caso Mercari ne è infatti un esempio. Stiamo infatti parlando di un sito che offre servizi di aste online con un’interfaccia semplice e user friendly. In poco tempo, Mercari ha preso il sopravvento su Yahoo Auctions, l’app più quotata in Giappone per questi servizi.
La storia di questo brand ha messo luce sull’importanza di un buon layout UX, incoraggiando i giapponesi ad assumere nuovi designer in procinto del cambiamento.
Le ditte giapponesi dovranno cominciare ad adattarsi ad un design più moderno non solo per risultare più interessanti per un pubblico più giovane ma anche per diventare più competitive a livello internazionale.
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Business Focus: Influencer Marketing in Giappone, 5 cose da sapere
Abbiamo tutti sentito parlare di Influencer Marketing ma quali sono le differenze in Giappone?
Japan Italy Bridge si occupa di offrire servizi alle aziende nel campo del Digital Marketing e degli eventi. Molte aziende italiane che hanno richiesto i nostri servizi di promozione verso il mercato giapponese, ci hanno domandato quali siano le differenze fra le due nazioni per quanto riguarda l’Influencer Marketing.
Influencer Marketing in Giappone: 5 cose da sapere
Autore: Erika
Per chi non sappia cosa sia l’Influencer Marketing, stiamo parlando di un ramo della promozione che usufruisce dell’utilizzo di bloggers ed influencer con un target specifico di pubblico.
Al giorno d’oggi, questa strategia è uno dei metodi più efficaci in gran parte dei mercati, questo vale anche per quello giapponese. Infatti, l’Influencer Marketing in Giappone gioca un grosso ruolo ma le regole sono diverse rispetto alle nazioni occidentali.
Oggi condividiamo con voi 5 differenze per aiutarvi capire meglio.
La barriera Linguistica
Uno degli aspetti dei social media giapponesi e quindi anche dell’Influencer Marketing, è che tutto deve essere fatto nella loro lingua. Purtroppo, il Giappone è posizionato 49° fra le 88 nazioni e regioni nella classifica dello studio e conoscenza della lingua Inglese. Una scarsa competenza se pensiamo a quanto i giapponesi usano il mezzo social media per informarsi e comunicare.
Proprio a causa di questo, i classici influencer globali come possono essere Chiara Ferragni, Cameron Dallas e altri, non sono così influenti come lo sono in altre nazioni abituate alla lingua inglese. Infatti, a volte risultano quasi sconosciuti rispetto anche a influencer locali con molti meno followers.
Questo porta ad un grosso dilemma per le aziende, utilizzare influencer locali o ignorare completamente il mercato giapponese. E’ vero, il mercato giapponese ora non è così remunerativo come quello cinese. Tuttavia, il Giappone è classificato 3° nella classifica mondiale GDP e questo è un dato troppo importante per ignorare completamente questa nazione e il suo valore di acquisto.
Come detto prima, è vero, gli Influencer giapponesi hanno meno followers rispetto a quelli globali. Tuttavia, proprio perché parlano in una lingua strettamente legata alla cultura del Sol Levante, questo li porta a non avere molti seguaci nel resto del mondo.
Quello che però possiamo capire da questi dati, è che in questo caso l’engagement diventa estremamente importante. Infatti, gli influencers giapponesi sono estremamente più legati al loro pubblico e le interazioni superano di gran lunga quelle occidentali.
Gli hashtag giapponesi richiedono un background culturale
Quando un’azienda lavora col Giappone, deve capire l’unicità di questo paese e della sua cultura. E’ importante quindi lavorare su hashtag corretti e usarli propriamente. Questo ci porterà a trovare la community in target da poter approcciare e riuscire ad ottenere un ritorno sul nostro investimento.
Gli Influencer e i micro-influencer possono essere trovati utilizzando gli hashtag. Tuttavia trovare il corretto hashtag giapponese non è così facile per coloro che non parlano la lingua e non conoscono la cultura. Inoltre, molto spesso, gli hashtag più diffusi sono appunto dei neologismi.
Per esempio #インク沼 è la traduzione diretta di “Palude di inchiostro senza fondo”. Apparentemente tutto ciò non ha alcun senso, se non fosse che “Qualcosa senza fondo” è uno slang internet usato molto dai giapponesi per descrivere quando qualcuno è davvero appassionato di qualcosa. Tuttavia se togliamo il background culturale, questo hashtag perde completamente di significato.
photo credits: @v_sarasara, @tommy_notes_16 , @mizuki___iz
Inoltre, spesso gli hashtag giapponesi possono risultare molto complicati da capire per un occhio occidentale. Questo succede a causa dei tre modi di scrivere la lingua, ovvero il mix di Kanji, Hiragana e Katakana.
Quindi quando usiamo gli hashtag giapponesi, dobbiamo stare attenti a come questi vengono scritti perché la combinazione dei tre modi può portare un significato differente. Nel linguaggio di internet, un hashtag scritto in modo diverso porta anche diversi risultati a livello di numero di pubblico. Infatti questo può influire sul numero di persone che potremmo andare a raggiungere.
Gli Influencer in Giappone sono distribuiti su diverse piattaforme
Anche in occidente, è raro che un influencer abbia la stessa forza su tutte le più popolari piattaforme social. Molti sono popolari solo su Instagram, altri solo su Tik Tok o Twitter. Questo ha ancora più effetto in Giappone con anche la presenza di alcune piattaforme specifiche per la cultura nipponica. Ad esempio, abbiamo NewsPicks che si interfaccia con un pubblico prettamente corporate. Mentre note è un social dedicato interamente ai creatori di contenuti come racconti, tutorial, blog giornalistici e soprattutto manga.
I top Influencers e le agenzie
Come capita anche per l’occidente, molti influencer giapponesi quando cominciano a diventare popolari vengono seguiti da alcune agenzie. Al momento, purtroppo, ci sono pochi influencer che lavorano in modo “freelance”. Quindi, se si vuole lavorare con un influencer che appartiene ad un’agenzia, si deve per forza passare tramite questa.
Tutto ciò comporta dei pro e contro.
Pro
- Accesso ai maggiori influencer
- Si risparmia tempo nel trovare il giusto influencer visto che le agenzie come la nostra coprono questa parte di lavoro per voi
- L’agenzia si occupa di negoziare i contratti e i compensi
In questo caso, il lavoro dell’agenzia diventa quindi un beneficio per l’azienda che si ritrova ad avere un lavoro calcolato su misura per i proprio interessi.
Contro
- Costi superiori
- Minor flessibilità
- I contatti diretti degli influencer rimangono privati
Purtroppo, usando un’agenzia bisogna sottostare alle regole della stessa e queste variano da agenzia ad agenzia.
photo credits: @watanabenaomi703 , @rolaofficial
Post pagati in sordina
Il popolo giapponese è molto severo quando si tratta di onestà e trasparenza. Questa severità viene applicata anche nell'Influencer Marketing in Giappone. Infatti, quando i post a pagamento degli influencer non segnalati come tali, tendono ad essere ignorati dal pubblico e a dare una cattiva impressione.
Tuttavia, non ci sono leggi dirette che regolano la trasparenza di un post sponsorizzato da un Influencer in Giappone. Inoltre, non tutti gli influencer sono a conoscenza del modo giusto di comunicare una partnership.
Per un’azienda, è quindi molto importante educare gli influencer scelti e non lavorare in modo casuale pur di ottenere impressions.
In occidente ormai abbiamo delle linee guida ben definite sull’utilizzo delle sponsorizzazioni tramite Influencer Marketing e queste dovrebbero servire anche per collaborazioni con Influencer giapponesi.
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Shinrin-yoku, il bagno di foresta
Lo Shinrin-yoku tanto amato dai giapponesi è quello che noi italiani chiamiamo "bagno di foresta" e può essere curativo e rigenerante. Questa pratica, il cui maggior esponente è il dottor Qing Li della Nippon Medical School di Tokyo, sta diventando molto famosa anche qui in occidente. Ma vediamo in dettagli di cosa si tratta.
Shinrin-yoku, il bagno di foresta amato dai giapponesi
Autore: Erika | Fonte: Tokyo Weekender
Una delle più grandi tendenze healthy in testa alle classifiche di tutto il mondo, lo Shinrin-yoku è ormai diventato famoso internazionalmente. Tuttavia, la sua diffusione risale alla fine degli anni Ottanta in Giappone. Infatti, il Forest Bathing (bagno di foresta) è da anni considerata una vera e propria pratica di medicina preventiva nella terra del Sol Levante. a supporto di questo, esistono numerose ricerche condotte in tutto il mondo che hanno dimostrato come trascorrere regolarmente periodi immersi nella quiete dei bosci aiuti a rafforzare le difese immunitare e prevenire malattie. Ma di cosa si tratta esattamente?
Cos'è lo Shinrin-yoku, Forest Bathing?
Letteralmente, Shinrin-yoku (森林浴) unisce i kanji di "foresta" e "bagno", ed è comunemente tradotto come "bagno nella foresta". Promosso una quarantina di anni fa dal governo giapponese, lo Shinrin-yoku consiste nel passeggiare nei boschi e applicare particolare tecniche di respirazione. Tuttavia, le attività di foresth bathing non si limitano solo alla respirazione. Infatti, sia che ci si mantenga attivi o semplicemente si decida di prendersi del tempo di relax nell'area boschiva, anche questo riporta al forest bathing.
Usato per la prima volta nel 1982, questo termine è stato promosso dal Ministero dell'Agricolutra, delle Foreste e della Pesca giapponese per incoraggiare stili di vita sani, oltre che proteggere i bellissimi ambienti naturali della nazione. Dal 1986, l'Agenzia Forsetale insieme alla Green Civilization Society ha indicato più di 100 aree in tutto il Giappone dove è possibile questo concetto di balneazione. Ancora oggi, ci sono varie tecniche per mantenersi in salute, ma il forest bathing è uno di quei concetti che si sposa benissimo con l'ideologia giapponese.
All'inizio degli anni 2000, diverse università e centri di ricerca hanno condotto esperimenti per scoprire quanto questa pratica fosse efficace. I vari studi risultano unanimemente positivi. Infatti è stato dimostrato come passare del tempo fra gli alberi riduca lo stress, migliori l'umore, abbassi la frequenza delle pulsazioni e la pressione sangugna. Ma non solo, aumenta anche la concentrazione e la creatività insieme a rafforzare il nostro sistema immunitario.
La forse sensibilità e in particolare il profondo rispetto spirituale e storico per il mondo naturale, ha fatto sì che questa pratica fiorisse vivamente in questa nazione.
Il Forest Bathing diventa internazionale
A seguito del forte successo ottenuto in Giappone (circa 5 milioni di persone praticano lo Shinrin-yoku nella sola nazione), il forest bathing ha ottenuto una grande diffusione anche a livello internazionale. Oggi infatti ha molti adepti anche in Occidente, la stessa Duchessa di Cambridge ne è una fan, come riporta il The Guardian. A questo proposito, in Inghilterra molte istituzioni stanno proprio promuovendo questa pratica come sistema per allentare lo stress quotidiano.
Uno dei maggiori esponenti in materia, Quing Li, presidente della Società di Forest Medicine in Giappone e autore del libro Shinrin-Yoku: The Art and Science of Forest Bathing ha commentanto:
“Lo Shirin-yoku è a tutti gli effetti una medicina preventiva. La gente trascorre la maggior parte della propria vita in ambienti chiusi. Nel caso dei giapponesi si tratta dell’80% del tempo, e nel caso degli americani addirittura del 90%. Ma l’uomo è fatto per vivere all’aperto. Noi siamo stati progettati per essere connessi al mondo della natura”.
Dove provare lo Shinrin-yoku
Il forest bathing è un'attività poco impegnativa e anche poco costosa. Infatti, si può fare in qualsiasi momento, qualsiasi condizione metereologica e non richiede una particolare attrezzatura, nè forma fisica. Potete costruire la vostra esperienza su misura e a seconda delle vostre necessità.
In Giappone, la Forest Therapy Society è un'organizzazione senza scopo di lucro che identifica le aree con boschi e strade pedonali che sono state valutate scientificamente. Qui infatti troverete un "effetto bagno nel bosco" certificato. Attualmente in Giappone sono state certificate 62 aree, ognuna delle quali offre "strade per la terapia della foresta" con ampi sentieri di accesso adatti a passeggiate tranquille, alcune anche accessibili a sedie a rotelle.
In Italia, troviamo diverse mete attrezzate per i bagni di foresta, primi fra tutti il Trentino Alto Adige. Infatti, sull'altopiano del Renon e a Fai della Paganella, troviamo guide naturalistiche specializzate in "escursioni balance" e un "Parco del Respiro". Proprio questa regione, negli ultimi hanno ha puntato molto sulle esperienze full immersion nella natura, incluso il forest bathing.
Ma non solo, anche in Piemonte all'interno dell'Oasi Zegna, troviamo tre sentieri dedicati proprio al bagno nella foresta, percorsi unici nel loro genere in tutta Europa.
Parole intraducibili: Mono No Aware, Shakkei, Hikikomori, Omotenashi, Betsubara
A tutti è capitato almeno una volta di navigare in internet e trovare articoli riguardanti le “parole intraducibili”. Infatti, spesso scopriamo che ogni Nazione possiede delle parole speciali con un determinato significato privo di una qualsivoglia corrispondenza nella propria lingua. Oggi anche noi di Japan Italy Bridge vogliamo provare a riassumere quelle parole particolari, uniche e talvolta magiche che racchiudono dentro si sé un intero mondo.
Parole intraducibili: Mono No Aware, Shakkei, Hikikomori, Omotenashi, Betsubara
Autore: Sara
photo credits: Unsplash
Parole intraducibili: Mono No Aware
La prima della lista delle nostre parole intraducibili è, 物の哀れ, “mono no aware”. Un concetto estetico che esprime una forte partecipazione emotiva alla bellezza della natura e della vita umana con un conseguente sentimento nostalgico legato al suo incessante cambiamento. Quindi letteralmente lo potremmo tradurre come “il pathos delle cose” o “la bellezza dell’effimero”.
Mono no Aware trova le sue radici nel periodo Heian, ma si è diffuso solamente nel periodo Edo, quando lo studioso Motoori Norinaga fece un’attenta analisi e critica dell’opera “The Tale of Genji” di Murasaki Shikibu definendolo come un perfetto esempio di “mono no aware”, ovvero la perfetta essenza della cultura giapponese. Da questo momento in poi, il percorso creativo di moltissimi artisti giapponesi ha avuto come perno proprio questo strano e complesso concetto. Troviamo infatti estremamente sentimentale la “caducità” delle cose a prendere il sopravvento, sia nelle opere letterarie così come in quelle cinematografiche. Questo lascia quella sensazione di “mancanza” per un finale che non appaga nè il lettore nè lo spettatore. Una dolce tristezza e consapevolezza che tutto è destinato a morire lentamente (e per questo va amato profondamente).
Shakkei
photo credits: wikipedia.org
La seconda espressione che vogliamo analizzare è 借景, “shakkei”. Questa volta si tratta di una particolare tecnica definita letteralmente come “paesaggio in prestito”, ovvero incorporare elementi esterni del paesaggio all'interno della composizione di un giardino, la perfetta fusione degli elementi a disposizione già presenti con l’estetica circostante.
Potremmo dire che l’intero Giappone si rifà al concetto di “Shakkei”. Tutto pare essere esattamente al posto giusto in modo armonico e non sfacciatamente calcolato e studiato. Una sorta di esaltazione della natura, come se persino i grattacieli fossero parte integrante e perfetta dell’intero paesaggio. In realtà però questa espressione si riferisce prettamente ai giardini dell’Asia Orientale che conferisce loro il fascino che conosciamo bene. I principi del “paesaggio in prestito” affondano le radici nello Sakuteiteki (antico trattato di giardinaggio giapponese) sviluppandosi sempre di più fino a raggiungere la massima popolarità durante i periodi Meiji e Taisho.
Hikikomori
photo credits: emefka.sk
La terza parola è forse tra le più note e più ”pericolose”, si tratta di 引き籠もり, Hikikomori. Oggi è un triste fenomeno sociale che può avere conseguenze estreme e che va oltre al semplice “isolamento”. Ci sono persone che decidono di ritirarsi volontariamente dalla vita sociale, cercando livelli di solitudine estremi assumendo uno stile di vita deleterio a livello sia fisico che psicologico. La notte ed il giorno si invertono, I rapporti diretti spesso vengono sostituiti da quelli virtuali o, nei casi ancora più estremi, non esistono nemmeno. L’hikikomori si aggira per la propria stanza, privo di qualunque stimolo e questo, come è intuibile, sono caratteristiche che contraddistinguono i soggetti depressi con atteggiamenti ossessivo-compulsivi.
Il primo a dare un nome a questo particolare fenomeno fu il psichiatra Tamaki Saitō quando osservò che il numero di coloro che presentavano questa profonda letargia nei confronti della vita aumentava e le caratteristiche erano sempre le stesse. Possiamo quindi definire Hikikomori come una sindrome più che come una parola in sé.
Parole intraducibili: Omotenashi
photo credits: livingnomads.com
La quarta della lista è お持て成し, “omotenashi”. E’ davvero difficile trovare un equivalente che possa dare anche solo l’idea di questo meraviglioso concetto. Potremmo usare la parola “ospitalità”, ma è quasi riduttivo poichè essa esprime uno degli aspetti della cultura giapponese tra i più complessi e profondi. Omotenashi è la volontà di essere attento e prendersi cura degli altri. Significa anche dare importanza ai dettagli, avere la consapevolezza delle proprie azioni, possedere la sensibilitàe per ricercare l’armonia e far stare bene gli altri. Fu il monaco buddista Sen no Rikyū a stabilire i principi e le buone regole di condotta durante una delle più note cerimonie: quella del té, espressione di massima cura dell’ospite.
Omotenashi è quindi il Giappone, la base su cui è radicata l’etichetta comportamentale dell’intero Paese, anche se non è detto che questo senso di “ospitalità” si incontri sempre e comunque (tutto il mondo è paese: esistono anche giapponesi ben poco amichevoli!), ma lo si percepisce facilmente quando lo si sperimenta.
Betsubara
photo credits: lickthatspoon.blogspot.com
L’ultimo termine che affronteremo oggi è べつばら, “betsubara”. E’ una parola che può fare sorridere e letteralmente significa “stomaco separato”. Questo è il posto in cui va tutto quella parte di dessert che, dopo aver dichiarato che non poter mangiare un altro boccone, lo si mangia comunque. E’ un po’ come quando si dice: “c’è sempre posto per il dessert” nonostante ci si senta già totalmente sazi. Ovviamente può essere inteso per qualunque cibo per cui si ha una debolezza: può trattarsi del ramen, del sushi, della pizza. Perciò ognuno di noi ha un “betsubara” differente! Il vostro qual è?
Focus on: ferro Nambu
Se pensiamo ad un tipico arredamento giapponese, ci vengono subito in mente una teiera in ferro, noto anche come Nambu.
Il ferro Nambu e la sua storia
Autore: Erika | Fonte: Tokyo Weekender
Nambu Tekki, ovvero il ferro Nambu è un metodo di lavorazione del ferro tipico della città di Morioka nella prefettura di Iwate. Creata nel mezzo del periodo Edo, questa lavorazione artigianale prende il nome di Nambu dall’omonimo dominio feudale. Le tecniche moderne utilizzano anche il metallo fuso prodotto vicino a Morioka, in Sendai o nell’attuale città di Oshu.
Resistenti alla ruggine, durature e ben isolate, questi oggetti forniscono una circolazione uniforme del calore. Infatti, l’esterno dei bollitori ha una trama irregolare chiamata arare o grandine. Questa viene utilizzata spesso nelle stoviglie di ferro Nambu e i bollitori ne sono il prodotto rappresentativo. Tuttavia, i vari modelli cambiano da artigiano ad artigiano poiché ogni artista è libero di creare il suo modello a piacimento.
La Storia del Ferro Nambu
I prodotti in ferro Nambu affondano la loro storia sulla produzione di stoviglie per la cerimonia del Tè durante l’omonimo dominio a metà del XVII secolo. Grazie all’abbondanza di risorse di ferro, Morioka è stata un’area perfetta per l’industria della fonderia.
Infatti, nel 1659, un signore feudale che voleva promuovere la cerimonia del tè, ordinò a Nizaemon Koizumi di trasferirsi a Kyoto. Proprio qui, nell’area intorno al castello a Nambu, iniziò la produzione dei bollitori.
La Famiglia Koizumi
Artigiani per eccellenza durante il dominio Nambu, questa famiglia lanciò per la prima volta le pentole utilizzate per la cerimonia del tè. La tecnica di colata del tè e il controllo furono tramandate infatti di padre in figlio. Non solo prodotti tradizionali, ma questa famiglia fu anche fulcro di innovazioni per l’epoca. Infatti, il famoso Bollitore di ferro Nambu fu inventato dalla terza generazione della famiglia Koizumi. Lo stesso imperatore Taisho che regnò dal 1912 al 1926, visitò la regione di Tohoku proprio per questa famiglia. Infatti, nel 1908, in occasione della visita, l’ottava generazione dei Koizumi mostrò all’imperatore il processo di produzione di questi utensili in ferro. Questo evento fu talmente famoso che tutti i giornali nazionali dell’epoca ne parlarono. Infatti, ancora oggi tutti i pezzi prodotti nelle zone di Morioka e Mizusawa ad Iwate, sono chiamati “Prodotti Nambu”.
Più che solo per il tè
Nonostante i prodotti legati alla cerimonia del tè siano quelli più famosi tra le produzioni di ferro Nambu, ci sono tanti altri articoli legati alla casa che si possono acquistare. Infatti, i cuochi della cucina occidentale sanno bene che uno dei migliori investimenti che si possono fare è una padella in ghisa.
Tuttavia, altri oggetti in ferro Nambu che si vale la pena di acquistare sono il furin (lo scacciapensieri giapponese), porta incenso, piccole decorazioni ma anche portabacchette.
Avete mai acquistato qualcuno di questi prodotti o vi piacerebbe prenderne qualcuno? Fatecelo sapere nei commenti o sulla nostra pagina Facebook!
Nikken Cutlery vi fa sentire come dei veri Samurai
Nikken Cutlery non solo ha deciso di spiegarvi come Oda Nobunaga ed i più grandi Samurai tagliavano le targhette dai loro vestiti, ma ha creato il modo per farvi fare lo stesso ai giorni d’oggi!
Nikken Cutlery vi fa sentire come dei veri Samurai
Author: SaiKaiAngel | Source: Soranews24.com
Nell’antichità, i Samurai non lasciavano mai la casa senza la loro spada, perchè non sapevano quando avrebbero dovuto difendersi. Ai giorni d’oggi, per fortuna è meno probabile incontrare nemici o briganti per strada (si spera!) , ma potrebbe capitare l’incombenza di dover tagliare qualcosa o aprire una merendina. Quanto bello sarebbe poter aprire uno snack con questo set di mini forbici a forma della vera e storica katana? Incanala lo spirito del samurai nella vita di tutti i giorni!
Se guardate attentamente, potete notare sul metallo di queste taglierine a forma di katana anche il famoso hamon, sapete cos’è? Lo hamon (刃文) è la linea di tempra che caratterizza la katana ottenuta tramite tempra differenziata.
Il particolare tipo di tempra "differenziata" tra dorso e filo produce una linea di colore leggermente diverso sul tagliente, detta hamon (刃文). La forma dello hamon costituisce un segno identificativo dell'epoca della lama e dell'autore costruttore, infatti, chi si intende di katana, una delle prime cose che guarda è appunto lo hamon. Ovviamente, Nikken Cutlery è rimasta fedele anche a questo per queste speciali taglierine.
Nikken Cutlery, che ha sede nella città di Seki nella prefettura di Gifu, offre tre modelli:
- Primo modello: basato sull' Heshikiri Hasebe, la celebre spada del signore della guerra Oda Nobunaga.
- Secondo modello: Izumi no Kami Kanesada di Hijikata Toshizo, vice comandante del gruppo di vigilanti Shinsengumi del XIX secolo.
- Terzo modello: proviene dallo Shinsengumi, nella forma dello Yamato no Kamiyasusada, la spada di Okita Soji membro appunto dello Shinsengumi.
E non solo! La mini katana è dotata di un mini katanabukuro (Il contenitore in stoffa), con il motivo blu e bianco dello Shinsengumi per le spade di Hijikata e Okita, o viola per le katana di Nobunaga.
E non è tutto. Nikken Cutlery ha deciso di rendervi Samurai anche in ufficio. Ebbene si, le loro competenze si sono ampliate anche nella creazione di strumenti per ufficio e stiamo parlando si sorprendenti tagliacarte a forma di katana con la possibilità di incisioni personalizzate. Aprire le lettere come un samurai? Non è un problema grazie a Nikken Cutlery!
Anche qui potete scegliere tra tre varietà di tagliacarte katana. Ognuno di loro dotato di un supporto, in modo da poter mostrare il vostro spirito guerriero a tutti e con orgoglio!
- Primo modello: "Iron Cloud". La sua impugnatura è nera e oro, e la sua guaina sembra rivestita di lacca, poiché è un nero lucido con scintillii dorati.
- Secondo modello: "Scarlet Gold Cloud", con un'elegante elsa nera e rossa e una guaina rossa con schizzi d'oro.
- Terzo modello: "Black Grains of Rock", che ha un'elsa viola e nera e una guaina nera con una trama ruvida che sembra essere stata grossolanamente scolpita da una roccia lavica.
Tutte le guaine sono dipinte a mano da artigiani, quindi ognuna di loro sarà unica, come le lame sono create sempre a mano dagli artigiani Seki. Ogni lama avrà un bordo molto affusolato, ma non dovete temere, sono appositamente progettate per non tagliare la pelle umana. Non è una vera e propria arma, siate guerrieri tranquilli! Inoltre, la lama viene accuratamente temprata con un trattamento termico che utilizza tecniche del tradizionale fabbro e le rende resistenti.
Nel caso foste interessati alla personalissima incisione, queste vengono fatte sulla lama vicino all'elsa e possono essere nomi, messaggi, date tutto entro otto caratteri kanji, hiragana e katakana o 15 lettere e numeri romani compresi gli spazi.
Non perdete l’occasione di vestire la vostra giornata con la tradizione giapponese, affidatevi a Nikken Cutlery!
Per maggiori informazioni su questi prodotti: Sito ufficiale di Nikken Cutlery | Twitter
Il Fenomeno Animal Crossing
Il Giappone si sa, è una terra di mode che vanno e vengono, ma il recente fenomeno di Animal Crossing ha coinvolto tutto il mondo, e non stiamo parlando solamente del gaming
Animal Crossing, fenomeno mondiale firmato Nintendo
scritto da: Sara
Quando si tratta di scrivere riguardo ai videogiochi nel nostro blog, sono sempre fortemente in dubbio se farlo o meno perchè ci sono una miriade di titoli dal Sol Levante degni di nota! Questa volta però non potevamo esimerci: il videogioco in questione ha conquistato davvero tutti, soprattutto nel periodo di quarantena con la sua semplicità, il suo mood “chill” e i suoi colori vivaci. Ebbene sì, sto parlando proprio di Animal Crossing!
photo credits: gamereactor.it
Le varie versioni
Il titolo giapponese どうぶつの森 (Doubutsu no Mori) letteralmente significa “Foresta degli Animali” ed è stato sviluppato per Nintendo dal game designer Hisashi Nogami nel lontano 2001 trasformandosi velocemente in uno dei videogiochi più amati di sempre. Alla sua prima uscita, infatti, si sono susseguite varie edizioni come Animal Crossing: Wild World, Animal Crossing: Let's Go to the City, Animal Crossing: New Leaf e il recentissimo Animal Crossing: New Horizons; oltre ai simpatici spin-off come Animal Crossing: Happy Home Designer e Animal Crossing Pocket Camp, quest’ultimo disponibile per Android e iOS.
photo credits: pinimg.com
Simulatore di vita, questo gioco ci catapulta in un mondo abitato da curiosi animaletti antropomorfi con i quali si può interagire. Non esiste un vero obiettivo, il punto forza della serie è quello di personalizzare il proprio villaggio, raccogliere oggetti, esplorare e… rilassarsi. Inoltre il tempo scorre esattamente come quello della nostra realtà. Il giorno e la notte, le stagioni, le festività, si alternano seguendo i ritmi della nostra quotidianità.
L’ultima edizione del gioco, "New Horizons", è ambientato in un’isola deserta. Totalmente personalizzabile grazie alla funzionalità del Terra Forming che permette di lasciare andare la propria fantasia e ricreare ambienti dalle più disparate ispirazione.
photo credits: twitter.com/ryuryu_12mj
Una volta creato il proprio stile, arredato l’arredabile, invitato amici a visitare l’isola ecc ecc cosa resta da fare? C’è chi potrebbe dire che la giocabilità si esaurisce, ma non è così. Infatti, eventi e aggiornamenti rendono New Horizons un videogioco interminabile e affascinante in cui si possono festeggiare matrimoni, compleanni e cerimonie di vario tipo. Creare un party con gli amici, celebrare le festività come Natale, Pasqua, Tanabata, partecipare a festival di vario genere, gare ed eventi a sorpresa! Ancora una volta, il Giappone ci ha regalato qualcosa di unico. Una gioco a cui dedicarci quando il mondo attorno a noi risulta soffocante e frenetico o semplicemente quando vogliamo evadere, ma non lo possiamo fare fisicamente.
photo credits: twitter.com/opeope1006
Tutti i titoli della serie sono disponibili sul sito ufficiale NINTENDO.
MONDE, l’artista che crea una piccola Tokyo in casa vostra
Monde, un famoso designer giapponese ricrea dei diorama speciali per le nostre librerie. Innanzitutto, che cos’è un diorama? Il diorama è la riproduzione in scala ridotta di una scenografia che ricrea diverse ambientazioni. E' definito anche plastico, ma non viene utilizzato in ambito architettonico. La stessa parola Diorama significa “guardare attraverso” ed è infatti la riproduzione di una scenografia dentro una scatola aperta che permette di ammirarne il contenuto.
MONDE, l’artista che crea una piccola Tokyo in casa vostra
Autore: SaiKaiAngel | Photo Credits: MONDE Twitter
Inizialmente, il diorama presupponeva la riproduzione della scenografia all’interno di una “scatola” semi aperta dotata di un vetro per poterne ammirare il contenuto. I Diorama si differenziano dai plastici anche per la precisione dei loro dettagli, estremamente curati.
L'artista ha deciso di creare dei Diorama ed utilizzarli come separatori dei libri. Si tratta di diorama magici 3D che ci permettono di vivere un mondo a parte e trasformano anche la più semplice delle librerie in qualcosa di unico. Basterà guardarli con attenzione per innamorarsi e rendersi conto che l’opera d’arte è perfetta anche nei più piccoli dettagli. Se non avete la possibilità di vivere i vicoli di Tokyo anche nelle loro più minuziose particolarità, potete trasformare la vostra libreria in un passaggio segreto verso il Giappone.
A seconda del diorama, troverete una disposizione di piante e luci realizzate con materiali diversi. Questo in realtà crea l'illusione di scrutare un vicolo giapponese scarsamente illuminato, ma direttamente da casa tua! L’artista ha dichiarato a Buzzfeed News Japan, "Ho pensato che sarebbe stato interessante creare una stradina nel divario tra gli scaffali". Infatti la sua idea si è rivelata non solo geniale, ma anche innovativa!
Monde ha creato questo progetto per il Design Festa, un evento artistico internazionale a Tokyo, con delle “repliche dettagliate dei vicoli tortuosi e stretti del Giappone". Avete voglia di avere in casa questi piccoli universi? Potete contattare direttamente l’artista al suo profilo Twitter
Cosa aspettate? Monde ha creato il modo di avere il Giappone nelle vostre case, innamoratevi dei vicoli di Tokyo e godeteveli comodamente seduti dal divano. Tokyo non è mai stata così vicina grazie a Monde.