Japan Italy: Far East Film Festival 21 ~ Report
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«Noi viviamo dall’altra parte del mondo e avevamo paura che il nostro film non venisse capito. Ma il mondo parla una lingua sola: quella dell’amore...».
Abbiamo deciso di cominciare il nostro articolo con questa frase dell’attrice Crisel Consunji dopo il trionfo del film Still Human al Far East Film Festival 21. Perché questa frase rappresenta la verità, c’è una sola lingua che unisce tutto il mondo ed è quella dell’amore.
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E’ quindi sicuramente un pensiero comune, quello di non essere capiti, che la visione orientale del cinema possa in qualche modo non essere capito dal mondo Occidentale. Il Far East Film Festival ha ancora dato luce a questo mondo che pur sembrando tanto lontano da noi, non lo è affatto, al contrario le similitudini sono tante.
Il film Still Human, con la regia di Oliver Chan e l’attore protagonista Wong, che era già stato premiato con il Gelso d’Oro alla Carriera, ha vinto il Far East Film Festival 21 ed il premio della critica. Al secondo posto troviamo la black comedy cinese Dying to survive di Wen Muye e al terzo posto il coreano Extreme Job di Lee Byoung-heon.
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Melancholic del regista esordiente Tanaka Seiji si è invece aggiudicato il Gelso Bianco per le opere prime mentre Fly me to the Saitama del grande regista Takeuchi Hideki si è aggiudicato il MYmovies award.
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Il Far East Film Festival 21 ha chiuso con dei numeri esorbitanti: 9 giorni di programmazione. 77 film, 3 anteprime mondiali, 14 debutti, 60.000 mila spettatori, oltre 20 mila partecipanti agli eventi in città e 1600, invece, gli accreditati (giornalisti, docenti, studenti, ambasciatori di altri festival), provenienti da oltre 20 paesi: Italia, Olanda, Slovenia, Regno Unito, Germania, Svezia, Stati Uniti, Francia, Belgio, Svizzera, Cina, Canada, Spagna, Hong Kong, Giappone, Croazia, Ungheria, Polonia, Austria, Norvegia, Corea del Sud, Repubblica Ceca, Brasile, Svezia e Serbia. Oltre 100 appuntamenti tra cui il Cosplay Contest, con oltre 20 mila presenze. Non bisogna dimenticare l’attivissima community di Facebook del festival con 30 mila fans coinvolti.
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E’ stato non solo il Festival dell’Oriente, ma anche del mondo intero. Le presenze provenivano da qualsiasi parte.
Noi di Japan Italy Bridge che abbiamo partecipato come media, abbiamo potuto assistere ad un’aggregazione di persone, tra cinefili, esperti, appassionati, giornalisti che non hanno avuto paura della pioggia e del freddo e hanno partecipato con entusiasmo a tutti gli eventi e le proiezioni.
Un grande entusiasmo che si è notato anche nelle talk tenute dai registi e dagli attori, una grande partecipazione e curiosità di sapere come sono nate le opere e come sono state vissute.
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Per quanto ci riguarda, con un altro nostro progetto GACKT ITALIA, abbiamo seguito la creazione, l’ascesa e il grande successo di Fly me to the Saitama passo per passo, traducendo e condividendo articoli, interviste e video ormai da mesi. E’ stata quindi una grandissima emozione poter vedere qui in Italia il film di cui tanto si è parlato, sentire le risate del pubblico e i silenzi nei momenti intensi. E’ stato un po’ come vedere la completa evoluzione di una creatura dopo averla seguita fin dalla sua nascita. Grande emozione anche nell’intervista che abbiamo potuto realizzare al regista Takeuchi Hideki che con umiltà, simpatia e professionalità si è raccontato ai nostri microfoni entusiasticamente.
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Questo Festival è la dimostrazione che l’aggregazione è possibile, che si può vivere in serenità nonostante le culture diverse, che a volte un pensiero diverso può aprire la mente e far scoprire nuovi orizzonti e magari diventare ancora più interessante di ciò che si può aver visto o sentito fino a quel momento. Ha non solo molto da mostrare, ma anche molto da insegnare. Vi aspettiamo quindi alla prossima edizione, sempre a Udine, per il Far East Film Festival 22, dal 24 aprile al 2 maggio 2020! Non mancate, sarà sicuramente un’esperienza che vi farà tornare a casa arricchiti dentro e perché no… ancora più innamorati di questo mondo così lontano, così vicino che è l’Oriente.
Bringing Japan to Italy: episode 04 – Takeuchi Hideki
In occasione del Far East Film Festival, abbiamo avuto l'onore e il piacere di poter intervistare Takeuchi Hideki, regista di "Fly me to the Saitama" (翔んで埼玉 - Tonde Saitama), presentato in Italia durante il festival per la sua premiere europea!
Takeuchi Hideki ha esordito lavorando per Fuji Television e nel 1996 ha diretto la prima delle sue serie per questa emittente. Nel 1998 ha vinto il premio come miglior regista ai Television Drama Academy Awards per "Just a Little More, God" ma i riconoscimenti ricevuti non si fermano qui.
Il suo debutto nei lungometraggi arriva nel 2009 con la commedia musicale drammatica in due parti Nodame Cantabile. Takeuchi Hideki continua ad alternarsi fra grande e piccolo schermo con Thermae Romae e due serie televisive, passando con molta disinvoltura dal dramma storico alla commedia brillante.
Thermae Romae ha ottenuto un successo talmente clamoroso nei botteghini giapponesi che Takeuchi-san ne è ha realizzato il sequel, Thermae Romae II, uscito il 26 aprile 2014 e presentato in anteprima dopo una settimana al 16° Far East Film Festival di Udine in Italia.
Quest'anno, il regista è tornato al Far East Film Festival con "Fly me to the Saitama", commedia brillante e un po' surreale sul campanilismo che vige fra Saitama e Tokyo, con protagonisti il cantante e attore GACKT-san e l'attrice Fumi Nikaido, supportati ad altri nomi famosi all'interno del cast. Fly me to the Saitama ha anche vinto il premio MyMovies.com come migliore film acclamato dal pubblico.
Quella con Takeuchi-san è stata un'intervista interessante e divertente che racconta i retroscena del film, curiosità e prospettive per la collaborazione futura fra Italia e Giappone. Vi auguriamo buona visione e siamo curiosi di sapere il vostro feedback!
Bringing Japan to Italy: episode 03 – RIADO space design
Durante la Milano Design Week abbiamo avuto il piacere di assistere ad una mostra davvero particolare e anche il piacere di intervistare due artiste giapponesi presenti nella capitale lombarda. Stiamo parlando di Sachiko Hiroiuchi, interiro designer presso RIADO space design, ed Ayumi Shima, designer di stoffe direttamente dal Giappone.
Nata a Fukui, in Giappone, Sachiko Hiroiuchi vive e lavora a Osaka dove nel suo studio RIADO si focalizza sulla progettazione per negozi, ristoranti, uffici, appartamenti, e nel campo dell'interior industrial design. La sua attività è incentrata nella progettazione di mobili, illuminazione e complementi di arredo.
Al suo lato da progettista affianca un'attività di ricerca sui materiali dove opera con grande sensibilità nel campo artistico. Ed è proprio qui che sviluppa temi sulla carta della materia prima "Kozo", "Mitsumata" e "Gampi " con tematiche incentrate sull'artigianato tradizionale giapponese dove ogni opera è realizzata con molta cura.
Le texture che vedrete nel video sono opera di Ayumi Shima, artista e textile designer giapponese, nata a Kyoto, in Giappone, dove vive e lavora.
Specializzata nel campo di textile design sviluppa temi artistici con ricerche specifiche nel campo artistico pittorico. Suo interesse particolare è il colore legato alla materia tessile e le sue opere sono caratterizzate da variazioni di colori e trasparenze legati alla materia.
Nel suo bagaglio artistico non dimentica la sua tradizione e, attratta da tecniche più antiche come la stampa giapponese, Ayumi opera con grande sensibilità con riferimenti alla natura come la luce naturale, i fiori, gli alberi, la foresta.
Sunbeams Leaves
Con questa mostra “SUNBEAMS LEAVES” le autrici Sachiko Horiuchi e Ayumi Shima propongono un'installazione che vede protagonisti la carta e il tessuto nell'interpretazione delle quattro stagioni.
Creando un percorso che accompagna il visitatore nell'esplorare le trasparenze dettate dal "raggio di luce" sui materiali, i protagonisti di questa mostra sono la carta tradizionale giapponese e i delicati tessuti colorati. Questi materiali danzano insieme alla luce che viene filtrata trasmettendo il colore del cielo, dell'acqua, della terra, ma anche il colore della foresta e della natura dove la luce è protagonista.
La mostra avvenuta presso AD GALLERY si focalizza sul tema di luce e colore proponendo una serie di opere frutto di un lungo lavoro di ricerca delle artiste.
Ora vi lasciamo alla nostra intervista video e siamo curiosi di sapere il vostro feedback! Enjoy the show!
Bringing Japan to Italy: episode 02 – Masami Suda
Eccoci con il secondo appuntamento della nostra serie Bringing Japan to Italy, dove intervistiamo personaggi che aiutano a divulgare la cultura giapponese in Italia e nel mondo.
Dopo il grande successo del primo episodio dedicato ad Alberto moro, oggi condividiamo con voi la nostra chiacchierata con Masami Suda, character designer di moltissimi anime fra cui Hokuto no Ken (Kenshiro), dr Slump e Arale, Yo-Kai Watch, Mach Go Go Go, Candy Candy, Kagaku Ninjatai Gatchaman F, Ai Shite Knight (Kiss me Licia) e molti altri lavori che hanno segnato l'infanzia di tanti ormai adulti nel mondo.
Vi auguriamo una buona visione e siamo curiosi di sentire i vostri commenti!
Japan Italy Bridge interviews: KUDEN - Part 2
Finalmente rieccoci con la seconda parte dell'intervista dedicata a Takahiro Sato, CEO di Gerbera design Inc. e KUDEN. Se vi siete persi la prima parte, cliccate qui per leggerla! Ma ora passiamo senza indugi a leggere ciò che Takahiro Sato ha voluto condividere con noi.
ー ー Credo che ci siano difficoltà da superare quando si tratta di far crescere una presenza globale. Puoi parlarci di questo?
Ritengo che espandere l'attività mentre si superano diverse culture, abitudini e interpretazioni sia una sfida molto difficile. Durante questi pochi anni, ho capito che ci sono 3 punti principali mentre provavo diversi metodi per espandere la mia attività all'estero. Questi sono i temi su cui mi concentro mentre lavoro sulla mia attività:
1. Una visione condivisa basata su valori universali
Penso che ciò che sia importante per raggiungere il successo internazionale in questa era di sovraccarico di informazioni sia quello di ottenere una visione basata sull’internazionalità, sui valori e sulla ragione della sua esistenza. Questo è vitale per il marchio per trasformare i clienti che condividono i suoi valori nei suoi fan.
Ciò che è cruciale in questo è concentrarsi su "valori universali" che trascendono le differenze che i paesi e le culture possono avere tra loro. Sento che non è più un'epoca in cui dovremmo mirare a diventare un grande business che produce in serie e mira ad essere amato dalle masse. Credo che ciò che sia essenziale per espandere la mia attività all'estero sia qualcosa che sarà amato da persone che condividono i nostri valori per lungo tempo negli anni a venire.
2. Trasparenza
Penso che i consumatori in questi giorni cerchino trasparenza. Ho avuto una lunga esperienza nella pubblicità e nel design per un produttore di giochi e giocattoli, e ho sentito il cambiamento nel ruolo della pubblicità e del design legato al cambiamento nei consumatori.
Per me, lo scopo originario della pubblicità e del design doveva essere un "mezzo di comunicazione" che informasse i consumatori sull'essenza della cosa o dell’obiettivo del servizio, ma in questa era di alta crescita economica, il consumo stesso è il re. In questi ultimi anni, la tendenza della pubblicità è quella di creare quella che è considerata una pubblicità buona e consumabile con un packaging fantasioso che deve essere ulteriormente enfatizzato con parole e immagini in cima ai prodotti o servizi originali. Tuttavia, penso che si possa dire che questo sia già diventato un modo di pensare datato.
Il prezzo è appropriato? La qualità è pubblicizzata? È qualcosa di cui ho bisogno? Il modo in cui il prodotto è presentato o fornito è veritiero? Credo che domande come queste siano ciò che chiedono i consumatori di quest'epoca e questo è ciò che hanno imparato a valutare e considerare importante.
3. Fornire un'esperienza
Questa è un'epoca in cui tutte le informazioni sono facilmente disponibili su Internet. Si può affermare che le persone che vivono in questa era moderna sono costantemente piene di input che ricevono quasi immediatamente, di essere ricche di contenuti video e foto o di simulazioni in VR e AR. Semplicemente entrare in contatto con una grande quantità di informazioni può far sentire una persona come se sapesse tutto, ma ciò non soddisfa l'innato desiderio di una persona di farsi emozionare dalle cose.
C'è una frase nell'ideologia Zen che dice "l'illuminazione spirituale viene solo dall'esperienza personale". Qui, vorrei citare Takuan Sōhō, una figura importante nella scuola Rinzai del Buddhismo Zen che è stata descritta nel manga Vagabond, scritto e illustrato da Takehiko Inoue è meglio conosciuto per la serie di manga Slam Dunk.
Takuan Sōhō ha parlato dell'importanza delle esperienze personali in senso metaforico, dicendo: "Non diventerai effettivamente bagnato anche se spieghi che cos'è l'acqua, né diventerai effettivamente caldo anche se spieghi cos'è il fuoco. Non essere in grado di capire correttamente cosa sono se non si tocca l'acqua reale o il fuoco reale. Parlare di cibo non farà andare via la fame".
"Cercare l'esperienza è fondamentale per gli umani"
Già, c'è una tendenza in cui le persone cercano esperienze reali. Sento che, a parte le informazioni, le persone hanno iniziato a cercare valore e consumo di "esperienze". Andando avanti, mi aspetto che le cose diventino ulteriormente bi-polarizzate e il benestante cercherà sempre più non la realtà virtuale ma invece esperienze di vita reale, ed è con questo desiderio in mente che ho iniziato la mia attività.
Tutto sommato, questi sono i 3 punti che considero mentre faccio crescere la nostra presenza globale.
ー ー Pensi che il Giappone sia attraente per gli occidentali?
Non posso dare una dichiarazione radicale, ma a mio parere, è un "sì". Si può affermare che il Giappone è un paese in cui gli occidentali che hanno un interesse o sono nella professione del cibo, architettura, artigianato tradizionale e arte vorrebbe visitare almeno una volta nella loro vita.
Nikko, il luogo in cui sono nato è anche una delle basi di KUDEN, è un luogo con numerosi santuari locali riconosciuti come Siti Patrimonio dell'Umanità e tre dei nostri edifici più significativi sono il Santuario Futarasan, il Santuario Toshogu e il Tempio Rinnoji. Con una vasta area territoriale di 51 ettari in attività e altri 373 ettari di zona circostante. Nikko è un luogo dove la fede della gente si unisce alla maestosità della natura.
Sul monte Futarasan (Mt. Nantaisan) c’è il Santuario Futarasan che fu costruito in adorazione dei vari dei della montagna. Il tempio di Nikko Rinnoji è un luogo che vanta più di 1200 anni di storia e il Santuario di Nikko Tosho-gu è un magnifico capolavoro costruito da artisti geniali e architetti del 17 ° secolo Edo.
Il lago Chuzenji a Okunikko è un posto dove si trovano molte ville e case delle ambasciate appartenenti a diversi paesi. Le persone erano solite radunarsi a Nikko in passato per vertici e regate di yacht, e si potrebbe dire che la natura di questa località è sempre stata "internazionale". Ancora oggi, l'Embassy House Memorial Park, un meraviglioso edificio che simboleggia la fusione tra Italia e Giappone, esiste ancora. Forse un giorno, terrò una sfilata KUDEN lì.
Parlando di artigianato, quando ho fondato KUDEN per la prima volta, ho collaborato con artigiani esperti in "Kumiko", una tecnica utilizzata per creare opere d'arte complesse, in legno e funzionali, per un progetto chiamato "KUMIKO Laptop Board". Questo era il primo prodotto di KUDEN, ma poiché ogni oggetto era qualcosa che doveva essere fatto a mano da artigiani anziani, era molto dispendioso in termini di tempo di produzione e in termini di costi, con conseguente difficoltà nella vendita. Tuttavia, questo progetto mi ha portato a essere intervistato da vari media e anche a guadagnare attenzione su Reddit, dove la gente pensava che il lavoro manuale degli artigiani giapponesi fosse così raffinato ed elaborato che avrebbe potuto essere fatto solo con il taglio laser. Non riuscivano a credere che fosse tutto fatto a mano. Questo mi ha portato a credere che se a qualcuno piacciono l'architettura e l'artigianato, sono anche tenuti ad essere interessati a questo paese chiamato Giappone.
Credo anche che ci siano molte persone che hanno familiarità con giochi e animazioni giapponesi. Un'altra base di KUDEN è Tokyo Kichijoji. Qui, il Museo Ghibli si trova vicino al parco di Inokashira. Come qualcuno che una volta ha creato giochi e si è occupato della pubblicità in un'azienda di giochi, questo è qualcosa su cui mi sento profondamente coinvolto. Spero che la gente venga in Giappone e assapori da sola i giochi, i manga, l'animazione e altre aree della cultura pop giapponese.
Un altro fascino del Giappone è la ricca varietà di "cibo". Le abilità esibite dagli chef giapponesi con il loro sushi, tempura e altre abilità culinarie, insieme con gli artigiani che li sostengono con la forgiatura di utensili da cucina per loro come i coltelli, sono da non perdere. Le persone sono gentili. Ma immagino che la maggior parte di loro possa parlare solo giapponese. Nonostante ciò, credo che se si ha il coraggio di provare a comunicare con loro, si potrà scoprire che ci sono molte persone gentili.
La natura del Giappone cambia espressione da stagione a stagione. Spero che possiate a farci visita almeno una volta.
ー ー D'altra parte, cosa pensi dell'Italia come mercato?
Sia l'Italia che il Giappone sono paesi che hanno marchi nazionali forti. Anche i giapponesi hanno una preferenza per le cose "Made in Italy" perché l'impressione che abbiamo dell'Italia è che le cose con una tale etichetta sono quelle che hanno la stessa qualità di quelle etichettate con "Made in Japan". Personalmente, penso che Italia e Giappone abbiano davvero molto in comune. Le persone di entrambi i paesi apprezzano l'artigianato e amano anche il cibo e le arti.
C'è stato un periodo in cui non ero in grado di considerarmi o di definirmi un "designer" e in quel periodo ho preso in prestito la parola "progettista" dall'italiano e mi sono dato quel titolo. Il modo italiano di fare le cose è sempre stato quello che mi sembrava appropriato.
Attualmente sto progettando sandali di cuoio con il motivo dello stile giapponese, e non potrei essere più felice se potessi usare la pelle "Made in Italy" per questo. Ho un sogno di aprire un giorno la boutique di haute couture di Kuden a Milano e fare in modo che i clienti facciano i vestiti con i tessuti che scelgono. Sarei davvero onorato se sempre più persone nell'elegante Italia indossino i miei vestiti.
ー ー Tornando a KUDEN, quali sono i tuoi piani e obiettivi futuri?
KUDEN mira a diventare un progetto che lega l'impiego delle persone con disabilità alle professioni artigiane, come quelle nella produzione di indumenti o nella lavorazione del legno, attraverso un modello "Abbigliamento di marca + occupazione dei disabili". La composizione finale della compagnia includerà i seguenti componenti: KUDEN Apparel Brand, ufficio design, produzione di abbigliamento e lavorazione del legno, hub di distribuzione oltreoceano e dormitorio aziendale in cui le persone con disabilità possono vivere. Per raggiungere questo obiettivo futuro, io sono ora focalizzato sull'espansione di KUDEN by TAKAHIRO SATO all'estero.
Il mio amato figlio è la ragione per cui devo essere "un manager che apprezza molto le persone". Come accennato prima, una volta ho finito per trascurare la mia salute lavorando troppo e di conseguenza ho lasciato la mia azienda. Non ero un buon uomo d'affari che ha causato problemi al proprio staff e ai propri clienti e alla fine sono stato separato dalla mia amata famiglia. Nonostante tutto ciò, per sostenere il futuro di mio figlio, ho ripreso il mio viaggio come imprenditore e ora continuo anche per il personale di Gerbera Design che mi ha dato la forza per aggrapparmi a questo sogno.
Come qualcuno che ha avuto una tale esperienza, ci sono alcune cose che tengo a mente mentre riprendo questa sfida.
Il primo punto è la creazione di una fondazione operativa che non si basa su cose come concessioni o dispense. Il secondo punto è quello di creare una base che non sarà influenzata dalle economie delle valute estere che scambiamo.
Questi due punti sono misure che aiuteranno a migliorare la continuità aziendale. Mi è venuto in mente perché quando ero con la grande azienda di giocattoli, c'era un periodo in cui ero coinvolto nell'assunzione di persone con disabilità, e ho vissuto la dolorosa esperienza di chiudere gli uffici e licenziare le persone a causa di cambiamenti della politica aziendale. Allo stesso tempo, considerando il calo demografico del Giappone e l'economia recessiva, fare affidamento sulla moneta del Giappone e sull'economia domestica per gestire un'impresa potrebbe anche aumentare il rischio di bancarotta.
Il terzo punto è il desiderio di nutrire non solo le persone disabili, ma anche i giovani che desiderano sostenerli e tali sforzi.
Questo è in gran parte fuori dal mio ego personale. Non posso allevare il mio adorabile figlio con lui vicino a me, ma sogno di poter lavorare insieme a lui in futuro. Mio figlio, Takeru ha solo 8 anni. Anche se dovessi morire, la sua vita andrà avanti. Faccio tutto questo per ridurre al minimo la possibilità che l'azienda collassi o cambi direzione dopo il mio superamento, poiché mio figlio può ricevere supporto da qualcuno o dal paese. Come tale, mentre sono ancora in giro, pagherò le tasse per lui e aiuterò le nuove generazioni, e poi affiderò loro le cose dopo che me ne sarò andato.
Il quarto punto è il desiderio di aumentare il più possibile il numero di opzioni di lavoro per i disabili in modo che possano fare ciò che amano fare.
Durante il mio coinvolgimento nel reclutamento di persone disabili, ho avuto l'opportunità di osservare le cose e ho visto cuocere il pane, piegare i vestiti nel cortile sul retro, pulire e così via. Mi sono reso conto che c'è un lavoro che possono fare, e ora, invece di avere mio figlio e altri bambini come lui, pensare solo a quanto siano cool designer, programmatori, artigiani e altri professionisti, voglio che loro imparino ad amare le loro aspirazioni e dare loro la possibilità di essere in qualsiasi professione che vogliono.
Dalle industrie primarie come la silvicoltura e l'agricoltura, l'artigianato e il design, e infine alle vendite all'estero. Siamo piccoli, ma siamo nel bel mezzo della costruzione di un business a tutto tondo. In termini di artigianalità, abbiamo già introdotto l'impiego di persone disabili per i miei amici che sono artigiani che stanno vivendo una mancanza di successori. KUDEN si sta espandendo all'estero per sostenere questo e ho intenzione di perseverare e passare il resto della mia vita lavorando per creare un luogo dove mio figlio e altri bambini come lui possano lavorare con gioia.
ー ー Speriamo che tu possa realizzare i tuoi sogni e raggiungere anche i tuoi obiettivi. Infine, si prega di lasciare un commento per i nostri lettori.
KUDEN ha un sogno. Nel perseguire la felicità del nostro personale, dei nostri clienti e dei nostri stakeholder, continuiamo a lavorare sulla creazione di posti di lavoro collegando le persone disabili con gli artigiani attraverso il design. Portiamo progetti che possono essere amati per più di 10 anni nel mondo per cambiarlo, e lavoriamo duramente per diventare un marchio che sarà amato per cento anni. Tutto lo sforzo che abbiamo messo ha portato alla nostra prima linea di vestiti che vogliamo che i moderni samurai indossino.
Per me, indossare abiti è come mettermi una seconda pelle. I vestiti simboleggiano l'epoca in cui vive chi li indossa e sono come l'espressione di una persona che "indossa" i propri valori, i propri desideri e le proprie speranze per il futuro.
In questa era in cui viviamo, le cose vanno e vengono molto rapidamente. Nelle mie lotte quotidiane come uomo d'affari, designer e padre, ci sono momenti in cui soccompo sotto il carico di lavoro e la pressione e inizio a sentirmi scoraggiato. Ci sono anche momenti in cui perdo di vista il mio percorso e anche i miei valori. A volte non tutti si sentono in quel modo?
In questi momenti, indossando questi vestiti, raddrizziamo le nostre spalle e nutriamo lo spirito dei Samurai con apparenze dignitose, sollevandoci motivati con la risoluzione di mantenere la fede e seguirla con tutto il nostro cuore. Volevo che questi vestiti fossero abiti che potessero esprimere questa versione di voi e me alle persone intorno a noi, e così li ho chiamati "Samurai".
Sia che si tratti di animazione giapponese, manga o film storici, sono sicuro che tutti li hanno visti almeno una volta; i Samurai che vivono la vita rimanendo saldi nelle loro convinzioni.
"Sono solo un Samurai forte, gentile e risoluto. Un samurai moderno. "
Diventerai un samurai moderno.
Vi presentiamo la Samurai Mode Jacket, un capo di abbigliamento che si esprime come una seconda pelle, che può essere indossata casualmente in giornate normali o per occasioni formali e anche in ambienti aziendali importanti. Questo è stato progettato con la speranza che sia un abbigliamento desiderabile per le persone di tutte le età, generi e nazionalità in tutto il mondo che vogliono vivere rimanendo fedeli ai loro valori e credenze, che stanno lavorando duramente per i loro cari in questo mondo frenetico. Credo che quando lo indosserete, sarete in grado di sentire il potere nel design di questi abiti.
Andando avanti, ho intenzione di continuare a progettare e produrre abiti che portino gioia a tutti con questa convinzione. Potremmo essere un piccolo marchio, ma continuerò a combattere con lo spirito dei samurai.
E questa era la nostra intervista intima con l'amministratore delegato Takahiro Sato! Cosa ne pensate? Condividividete i vostri commenti con noi sulla nostra pagina Facebook!
Inoltre, prima di andare, sappiate che la Samurai Mode Jacket menzionata nell'intervista è ora disponibile nel loro negozio online insieme alla loro nuova modalità Samurai Shirt! Offrono anche splendidi Kimono vintage e Haori nel loro negozio, quindi assicuratevi di dare un'occhiata! Non si sa mai cosa potreste trovare!
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Japan Italy Bridge interviews: KUDEN - Part 1
Siamo lieti di dare il via alla nostra iniziativa "Japan Italy Bridge interviews", che introduce nel mondo aziende giapponesi uniche nel loro genere, con un'intervista speciale al CEO di Gerbera Design Inc., Takahiro Sato.
Gerbera Design Inc. è la società dietro il marchio di moda KUDEN di TAKAHIRO SATO che ha gestito la massiccia campagna Kickstarter per la sua giacca Samurai Mode. La campagna ha avuto un tale successo che è stata finanziata per oltre il 1000% del suo obiettivo originale e ha raccolto molta attenzione da vari media in tutto il mondo. In questa occasione, ci è stata data l'opportunità di parlare con l'uomo dietro questo grande successo per saperne di più sulla sua storia, il futuro del suo marchio e le sue riflessioni sul Giappone e l'Italia.
ーー Per iniziare, presenta te stesso e la tua azienda.
Ciao. Sono Takahiro Sato, il designer di KUDEN di TAKAHIRO SATO (di seguito, KUDEN) e il CEO di Gerbera Design Inc. (qui sotto, Gerbera Design). Potete chiamarmi Tak.
Utilizzando l'esperienza che ho acquisito attraverso la perdita di un precedente business e i miei anni di gestione di un'attività nel settore dell'intrattenimento cimentandomi in giochi e giocattoli, ho avviato Gerbera Design, una società che fornisce servizi di consulenza a nuove imprese producendo anche lavori creativi come parte delle nostre operazioni.
Con la speranza di poter creare un luogo in cui poter lavorare in futuro insieme a mio figlio, che ha autismo e lieve disabilità intellettiva, ho lanciato il marchio di abbigliamento, KUDEN, sotto la guida di Gerbera Design come nuovo business con cui raggiungere un mercato internazionale.
ーー Cosa ti ha spinto a iniziare questa attività?
L'inizio dei miei sforzi imprenditoriali nel 2007 è stata la prima volta nel cominciare un'attività. Era una società di design di cui ero proprietario. A quel tempo, si scoprì che entrambi i miei genitori avevano il cancro e dal momento che dovevo prendermi cura di loro, io, che lavoravo in un grande gruppo aziendale nel settore dei giocattoli e videogame, lasciai il mio lavoro e iniziai il mio viaggio come imprenditore
Nonostante il duro lavoro che ho svolto con la società di progettazione che ho gestito, la società è crollata e il business è stato chiuso. Allora, ero un uomo d'affari terribile che causava problemi al mio personale e ai miei clienti e finivo persino per vivere lontano dalla famiglia che amo.
Ciò che mi ha convinto a provare di nuovo come uomo d'affari, io che ero una persona che aveva incontrato un fallimento così grande, è stato il desiderio di creare un luogo in cui poter, in futuro, lavorare insieme a mio figlio che è affetto da autismo autismo e ha una lieve disabilità intellettiva, dal quale io sono al momento separato. Tuttavia, ritengo che le attuali operazioni di Gerbera Design nella consulenza manageriale e nel business creativo non siano attività idonee per impiegare le persone con disabilità. E così, continuo a cercare nuove vie di business.
Durante la mia ricerca per un nuovo business, ho iniziato a pensare a cosa serve per il futuro e cosa posso fare come designer per realizzarlo. Come designer, ho a cuore le cose che uso e mi prendo cura di loro. Personalmente amo i progetti di lunga vita, e quando ho pensato di voler avviare un'attività che porta tali disegni nel mondo, ho trovato il kimono che apparteneva alla mia defunta madre. Guardandolo, sono stato ispirato e ho ritenuto che sarebbe stato interessante ristabilire e ridefinire il kimono in maniera moderna, progettare qualcosa che avrebbe fatto dire alle persone "voglio indossarlo". Questa è la scintilla che ha dato vita alla serie di modelli Samurai. Questi vestiti sono stati poi commercializzati nel mondo con il marchio KUDEN di TAKAHIRO SATO.
Il motivo per cui ho ampliato il marchio con il mercato internazionale come obiettivo principale è che desideravo creare un luogo in cui mio figlio disabile potesse lavorare con me, e quindi ho creato una strategia per creare un'azienda in cui le persone disabili possano lavorare ed essere assunti.
Considerando che il Giappone ha problemi come il suo tasso di natalità in declino e l'economia non sana, dubito che il sostegno a persone portatrici di handicap come mio figlio possa andare meglio in futuro. Anche per le persone normodotate come me, le difficoltà sono all'orizzonte poiché si parla che il governo non sarà in grado di mantenere la nostra pensione e la sicurezza sociale.
Tenendo tutto ciò a mente, non posso solo concentrarmi sul mercato locale e quindi devo rendere redditizia l'azienda con una base di clienti all'estero. Altrimenti, anche i dipendenti delle nuove generazioni che assumeremo dovranno alla fine essere lasciati andare. Per evitare che ciò accada, ho creato questo business sin dall'inizio, dalla sua fase di avvio, con particolare attenzione al mercato globale.
Ho ancora molta strada da fare, ma poiché questa è l'unica promessa che ho fatto a mio figlio, la realizzerò sicuramente prima che il mio tempo scada.
ーー A cosa presti particolare attenzione nella gestione di questa attività?
Come qualcuno che ha chiuso una volta un'attività, l'unica convinzione che tengo a mente quando riprovo ad essere un imprenditore è quella di essere "un manager che apprezza molto le persone", che si tratti del mio personale, dei miei clienti o dei miei partner e collaboratori. Questo è uno sforzo continuo che mantiene la felicità dei miei stakeholder e pone la continuità a lungo termine dell'azienda anzichè concentrarsi su risultati o guadagni a breve termine. Ciò, inoltre, dimostra la mia determinazione e la ferma volontà di portare felicità alle persone socialmente svantaggiate, come le persone disabili e gli anziani, attraverso l'occupazione e il commercio.
La ragione dietro a queste mie convinzioni sono le esperienze amare che ho avuto. Il lungo orario di lavoro è diventato un problema sociale nell'attuale Giappone e anch'io ho vissuto un periodo di lavoro eccessivo al punto di crollare e perdere la mia società. Ho anche sperimentato la realtà della mia ex-moglie che ha chiesto il divorzio a causa dei tempi difficili che le ho fatto passare, dovendo quindi vivere separato da mio figlio, ma non avrei dovuto lasciare che le cose accadessero in questo modo. Anche se lavoravo per il bene della mia famiglia e dei miei dipendenti, ho finito per perdere tutto. Il rimpianto pesa su di me. Non desidero che il mio staff e i miei clienti provino il dolore di distruggere la loro salute e di perdere la loro famiglia a causa del troppo lavoro. Sulla base di questi sentimenti e della mia esperienza con la mia precedente azienda, ho corretto le cose e applicato nuovi metodi di lavoro e di funzionamento.
La mia azienda opera in una settimana lavorativa di 4 giorni che consente 3 giorni di riposo continui in una settimana se possiamo completare il nostro lavoro. Usando questi giorni di riposo, ci sono membri della mia società che sono padri che, per la prima volta, possono trovare il tempo da trascorrere con i loro figli. Ci sono anche altri che possono visitare Disneyland con i loro partner ogni venerdì, che prendono lezioni durante i fine settimana per lavorare al loro sogno di diventare un doppiatore, e ci sono quelli che, come me, vivono a parte i loro figli disabili, che possono adempiere ai bisogni dei loro figli come e quando necessario. Voglio che facciano di più che lavorare. Voglio che vivano e vivano anche la vita. Sto ancora esplorando metodi di funzionamento e guadagno che renderanno questi obiettivi una realtà attraverso prove ed errori. I lavori a contratto sono diffusi nelle società di progettazione e la realizzazione di questi obiettivi ridurrà tali posizioni nella mia azienda, convertendo allo stesso tempo il mio modello di business in uno che fornisce sia servizi di consulenza gestionale che produzione creativa.
Quando mi sono ammalato dopo che la mia precedente azienda ha chiuso, ho pensato a molte cose mentre giacevo in quel letto d'ospedale. Mi sono reso conto che la maggior parte delle nostre vendite è stata generata da pochi clienti che costituivano la percentuale più alta della nostra clientela. Fu allora che decisi che avrei solo dovuto impegnarmi per compiacere i clienti che apprezzano il nostro lavoro e sono felici di pagarlo, cambiando così l'attenzione su come lavoravo e rendendo ciò possibile. Fondamentalmente, i metodi di guadagno che hanno metodi di lavoro eccezionali devono evolvere con i tempi. Altrimenti, non saremo in grado di correggere problemi, come lunghi orari di lavoro, che diventano punti critici. Stiamo facendo piccoli passi, ma continuerò a lavorare con il mio staff per cercare metodi che funzionino.
Il passo successivo è essere "un manager che apprezza molto le persone" e, espandendo la mia nuova attività, KUDEN, ho iniziato con la fabbrica di abbigliamento per connettere gli artigiani con l'impiego di persone disabili e ho accettato la sfida di mandare avanti il business come uno che ha a cuore tutte le parti interessate. Altri possono ridere di me e chiamarmi ingenuo, ma io sono impegnato in questo.
<Materiali di riferimento>
Il miglioramento operativo di Gerbera Design Inc. (in precedenza, Sato Creative Design Office Gerbera) è apparso sulla prima pagina dell'edizione mattutina del Tokyo Shimbun a dicembre 2016 come parte del libro di Yōhei Tsunemi sulle pratiche di business del critico d'autore e di lavoro. Piccole e medie imprese, “なぜ、残業はなくならないのか(祥伝社新書)”.
【探訪 都の企業】
<働き方改革編>(上)出社週4回、8時間勤務 会社の稼ぎ方変える
Esplora: affari in città
Lavorare 4 giorni a settimana, 8 ore al giorno: cambiare il modo in cui la società guadagna
【なぜ、残業はなくならないのか(祥伝社新書) 】
Perché il tempo libero non andrà via? / Naze, Zangyō wa Nakunaranai no ka (Shōdensha Shinsho)
ーー Come pensi che il mercato globale percepisca KUDEN? Inoltre, che tipo di impressione vorresti che il mondo avesse di KUDEN?
Penso che KUDEN non si presenti come un marchio che si trova nella sfera della "moda" per il mercato globale. Invece, KUDEN è amato da persone che sentono che anime, manga, cibo, artigianato, ideologia Zen, arte e altri aspetti culturali del Giappone risuonano con i loro valori personali.
Mentre abbiamo incontrato varie difficoltà durante la vendita in pre-ordine di Samurai Mode Jacket, il mio staff ed io siamo stati profondamente toccati dai numerosi messaggi che abbiamo ricevuto da clienti di tutto il mondo che ci hanno detto come stavano pazientemente aspettando in attesa delle loro giacche. Mi hanno incoraggiato, dicendo che il mio desiderio di lavorare duramente per mio figlio mi rende un "samurai" per loro, tra gli altri messaggi così affettuosi.
Come marchio che non si rivolge solo alle persone che amano i vestiti, l'integrità e la risoluzione che KUDEN possiede è ciò che chiamiamo "essere dignitosi", e in italiano, lo abbiamo chiamato "vita pensosa". Sento che questa prospettiva che il nostro marchio ha e il desiderio di collegare la mancanza di artigiani continuativi con l'impiego di persone disabili attraverso il design mi ha permesso di trovare amici gentili e affini in tutto il mondo che condividono la mia visione.
Voglio intensificare i miei sforzi e lavorare di più per non tradire le aspettative di tutte queste persone che sostengono queste visioni e prospettive di KUDEN.
E questa era la prima parte della nostra intervista intima con l'amministratore delegato Takahiro Sato! Cosa ne pensate? Condividividete i vostri commenti con noi sulla nostra pagina Facebook!
Inoltre, prima di andare, sappiate che la Samurai Mode Jacket menzionata nell'intervista è ora disponibile nel loro negozio online insieme alla loro nuova modalità Samurai Shirt! Offrono anche splendidi Kimono vintage e Haori nel loro negozio, quindi assicuratevi di dare un'occhiata! Non si sa mai cosa potreste trovare! Rimanete sintonizzati per il resto dell'intervista e per scoprire di più riguardo a KUDEN!
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Bringing Japan to Italy: episode 01 - Alberto Moro
Eccoci con il primo episodio della nostra nuova serie 『Bringing Japan to Italy』dedicato ad Alberto Moro, presidente dell'associazione Giappone in Italia.
Qualche settimana fa lo abbiamo incontrato durante il finissage della sua mostra "Il mio Giappone" che, come lui definisce, è un grande atto d'amore nei confronti di questa nazione, della cultura e del popolo Giapponese.
Con questo primo video, lanciamo la nostra nuova serie dedicata a tutti quei personaggi che promuovono la cultura giapponese e il mondo del Giappone nella nostra nazione. Japan Italy Bridge, si vuole far promotore ancora più a fondo di questo Paese, delle sue aziende e di tutto il mondo dedicato alla nazione del Sol Levante.
Buona visione
Japan Italy: Prossima fermata: Giappone! Intervista a Stefania Sabia
"Un Italiana in Giappone" la serie - Stefania Sabia
La fratellanza fra Italia e Giappone negli ultimi anni è diventata sempre più stretta e solidale. Non è raro infatti trovare nostri connazionali che desiderano spostarsi nella terra del Sol Levante, tuttavia in pochi riescono a realizzare questo sogno. Oggi vogliamo condividere con voi l’esperienza di Stefania Sabia, italianissima ragazza che da circa due anni vive e lavora in Giappone!
JIB: Ciao Stefania, innanzitutto grazie per aver accettato di tenere questa intervista con noi.
S: Grazie a voi per avermi contattata e aver pensato al mio blog!
JIB: Raccontaci un po’ di te e di cosa fai nella vita
S: Mi chiamo Stefania, sono laureata in lingua e letteratura giapponese e da circa 2 anni vivo e lavoro in Giappone, a Tokyo.
Sono la creatrice del blog Prossima Fermata Giappone, che ho aperto insieme alla pagina Facebook 4 anni fa, durante il mio primo viaggio studio a Tokyo, seguita poi da Instagram e Youtube circa un annetto fa, che aggiorno con cura giornalmente.
Da allora continuo a raccontare con amore attraverso articoli, foto, video i miei viaggi e la mia vita quotidiana in Giappone.
Ho una passione particolare per la Shitamachi della capitale, i luoghi antichi di Tokyo mescolati al tessuto urbano moderno, ma che conservano un'atmosfera unica, spesso accompagnati da piccoli cafè incredibili.
Adoro l'esplosione di colori delle fioriture giapponesi, amo i dolci ristoranti a tema che ti strappano immancabilmente un sorriso e, quando ne ho l'occasione, amo indossare il kimono.
Esplorare e condividere questo meraviglioso Paese mi riempie sempre di una gioia immensa.
JIB: Come e da cosa nasce la passione del Giappone?
S: La passione per il Giappone nasce in seguito alla curiosità nei confronti della cultura di questo Paese. Ne ho sempre trovato affascinanti la storia, il folklore, la letteratura e anche la lingua. Potrei stare ore ad ascoltare il suono fluido del giapponese, rilassante come acqua che gorgoglia.
Una delle prime leggende ad avermi incantata, ricordo ancora adesso, è stata quella del Tanabata. Da piccola sognavo di poter partecipare un giorno ai festeggiamenti, mettere lo yukata e vedere il mare di decorazioni luccicanti tipiche della ricorrenza sopra la testa.
JIB: E alla fine ci sei riuscita! Tu ormai vivi in Giappone da qualche anno, raccontaci qualcosa sulla tua esperienza e come sei arrivata ad oggi
S: Vivere qui a Tokyo è un'esperienza incredibile, difficile talvolta, ma che in ogni caso non cambierei con nient’altro al mondo. Può essere una sfida, una prova, una sorpresa.
A vivere così lontani da casa ci sono tante prime volte, si imparano tante cose di se stessi e degli altri, e quello che magari in Italia non avevo mai fatto da sola mi sono ritrovata a doverlo affrontare.
La parte che amo di più è indubbiamente l'esplorazione, avere la possibilità di conoscere a fondo e con calma Tokyo, di svelarne a mano a mano gli strati, tutti i suoi anaba // i piccoli angoli, i cantucci segreti, i luoghi del cuore. Amo questa città con tutta me stessa.
Sono venuta per la prima volta in Giappone 4 anni fa, durante il secondo anno di università, pensando che un periodo studio mi avrebbe potuta aiutare con la lingua e i seguenti esami, così mi sono iscritta ad un corso di 3 mesi ad una scuola di lingua a Nippori (una delle zone di Shitamachi di cui vi parlavo sopra) e sono letteralmente rimasta folgorata dalla capitale.
Con il cuore traboccante di sentimenti sono tornata in Italia sapendo che una volta laureata sarei assolutamente voluta tornare.
Dopo la laurea sono ripartita dunque ancora una volta come studentessa, con l'intenzione di migliorare il più possibile il mio giapponese e provare a prendere il visto lavorativo.
Ho ottenuto il mio visto lavorativo di 3 anni circa 3 mesi fa e ora lavoro in un'azienda giapponese, io in particolare mi occupo di aiutare altri occidentali a trovare lavoro in Giappone.
JIB: Quale città ha catturato il tuo cuore in Giappone?
S: Forse si potrà capire già da altre risposte ma amo Tokyo con tutto il cuore. Penso sia una città unica. Una città patchwork, fatta di scampoli arcobaleno di ogni tipo e forma. Un incastro straordinario di moderno e antico. Non ha forse la bellezza classica tipica di Kyoto, ha più il fascino dei luoghi vissuti fino in fondo, al massimo, quei luoghi in grado di raccontarti ad ogni angolo una storia, di stupirti ancora e ancora senza mai fallire. Questa città è un universo a parte, non si smette mai di capirla, di impararla.
Se parliamo di luoghi straordinari per bellezza e per ricordi devo citare allora anche Takaragawa Onsen, un dei posti più magici in cui io sia mai stata in Giappone. Di questo ryokan con onsen ne ho parlato anche sul blog. Sembra provenire da un'altra epoca, adagiato in mezzo alle foreste di Gunma, lontanissimo dalle città, posato sul corso del fiume Takara. Puro incanto.
JIB: La tua storia è davvero emozionante e siamo sicuri che tu riesca a vivere quotidianamente esperienze uniche e creare tanti ricordi che ti porterai sempre nel cuore. Vorresti condividere con noi uno dei momenti più divertenti o significativi che ti sono capitati da quando vivi in Giappone?
S: Una delle esperienze che più ho amato è stata portare il mikoshi durante il matsuri del mio quartiere. La sensazione di coesione della comunità e il senso stesso dei festival è qualcosa di fantastico.
E' stato incredibile poter vedere un matsuri nella sua interità, dal raduno dei partecipanti, al brindisi e preghiere d'inizio e avere l'opportunità di portare la divinità, all'interno del mikoshi, in modo che potesse venire ringraziata da tutti e garantire così fortuna e prosperità al quartiere e i suoi abitanti.
JIB: Deve essere stata un’esperienza davvero intensa. Invece da cosa è nato Il tuo blog, prossimafermatagiappone.com, e come hai sviluppato il concetto sino ad arrivare a ciò che è oggi?
S: Il blog è nato dalla voglia di riportare in parole l'amore smisurato che provo per il Giappone.
Ho sempre amato scrivere, fin da piccola, e ho pensato che raccontare di questo paese avrebbe potuto connettermi e aiutare tanti altri amanti del Giappone.
E' un blog di viaggio, ma spesso sono i sentimenti per i luoghi a farla da padrone, un genuino e totale entusiasmo per quello che vedo o quello che faccio.
L'affetto sincero per certi quartieri, il fascino che su di me esercitano l'antico e le tradizioni, i luoghi che cantano al mio cuore. Una cosa, che penso e spero si possa capire leggendo il blog, è che non scrivo per raccontare di viaggi fini a se stessi, ma di emozioni e di percorsi.
Parto dal presupposto che spesso anche un luogo quotidiano, meno visitato o meno famoso possa in realtà riservare grandi scoperte e tanta meraviglia.
Il blog è uscito fuori così, dalla sincerità dei miei sentimenti per il Giappone, per 4 anni, quasi ogni giorno ho pubblicato racconti, foto, itinerari, consigli per chi si appresta magari a partire per un viaggio, per studio o per vivere in Giappone.
JIB: E’ davvero molto bello questo sentimento che ti ha mosso a creare il tuo blog, e questa è un’altra delle cose che abbiamo in comune. Tante persone come noi sognano di vivere in Giappone e fare lo stesso percorso che hai seguito tu. Tuttavia, come ben sappiamo, non è sempre oro tutto quel che luccica, e anche il Giappone, come un po’ in tutti i paesi, ha i suoi alti e bassi. Quali sono le difficoltà che hai riscontrato nei primi tempi nella terra del Sol Levante?
S: Devo dire che non ho mai riscontrato difficoltà enormi da quando mi sono trasferita. O meglio, niente che io non sia mai riuscita a superare con un po' di impegno o niente che io consideri in realtà particolarmente negativo.
E' divertente e di incerto risultato le prime volte che ti ritrovi a dover fare cose che in Italia avresti considerato normali, ma che qui rappresentano invece delle incognite: andare per la prima volta dal dottore, fare il contratto del telefono e più tardi imbarcarmi da sola nel contratto della casa e dover telefonare per far allacciare le utenze.
Il momento più difficile, anche quello una grande incognita, è stato la ricerca del lavoro, mesi davvero tosti e impegnativi, fatti anche di tanti no, di tanti “ce la farò? Non mollerò!”
Non è sempre facile il mercato del lavoro per uno straniero.
Per ultima ovviamente la lontananza da casa, vorrei sicuramente avere la possibilità di vedere più spesso la mia famiglia.
JIB: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
S: Anche se al momento il tempo scarseggia, mi piacerebbe lavorare di più con il blog. Collaborare di più con aziende locali, proporre più attività da fare in vacanza.
Sarebbe bello poter mostrare sempre più Giappone e spero di averne l'occasione.
Un altro sogno nel cassetto sarebbe quello di scrivere una guida, in particolare sulla Shitamachi, le antiche zone di Tokyo preservate, sopravvissute a incendi, terremoti e bombardamenti, queste aree ancora poco famose sono di una ricchezza unica.
Sono la mia parte preferita della città e vorrei parlarne più approfonditamente se mai ne avessi l'occasione.
Lavorativamente parlando in futuro mi piacerebbe fare in Giappone più esperienze nel campo del turismo, vorrei davvero impegnarmi in questo senso.
photo credits: @georgeyajima
JIB: E’ davvero molto interessante quello che stai condividendo con noi, e anche noi dall’Italia siamo convinti che ci sia bisogno di più informazioni riguardo a queste zone particolari solo del Giappone, che molto spesso vengono un po’ messe da parte dalla massa. Quali sono secondo te le connessioni più forti che trovi fra l’Italia e il Giappone?
S: si tratta penso di due Paesi profondamente diversi, ma sicuramente entrambi si portano dietro una storia millenaria, cultura e tradizioni grandissime e affascinanti. In entrambi i Paesi c'è un grande amore per il cibo, un grande amore per le proprie ricchezze artistiche.
JIB: Pensi ci sia un futuro per una collaborazione ancora più stretta fra le due nazioni?
S: Io spero di sì, soprattutto dal punto di vista turistico, penso ci sia un sempre maggior interesse per il Giappone.
I turisti italiani stanno aumentando da un paio di anni e questo interesse reciproco, questa curiosità di viaggio, spero apra le porte a nuove possibilità.
Sarebbe bello inoltre si potesse avere il working holiday anche per gli italiani in futuro.
JIB: Ti manca mai l’Italia? Pensi di tornare stabilmente qui?
S: Come dicevo prima, dell'Italia mi mancano le persone, la mia famiglia, le amicizie italiane. Se non avessi delle buone amiche italiane qui sarebbe doppiamente difficile.
L'altra grave mancanza sono i salumi e i formaggi (più che pasta e pizza che qui si trovano fatti benissimo), c'è una selezione scarsissima e costosissima per lo più. La tristezza di non potersi fare un mega panino al salame!
Forse prima o poi tornerò in Italia o in Europa comunque, ma per ora è difficile dire cosa mi riservi il futuro. Per il momento vorrei restare in Giappone.
JIB: E anche noi speriamo tu possa rimanere in Giappone! Grazie mille per il tempo che ci hai dedicato e per le bellissime parole e momenti che hai condiviso con noi. Un ultima cosa, lancia un saluto e un consiglio a tutti i nostri lettori
S: Vi ringrazio innanzitutto per l'intervista, siete state carinissime ad ospitarmi.
Sarei davvero felice se sempre più persone potessero leggere il blog e trovarvi spunti, che siano di viaggio o di vita in Giappone, io sono sempre disponibile a dare una mano a chiunque si trovi in cerca di risposte sul tema.
A chi vorrebbe magari studiare o vivere in Giappone dico di non abbandonare il proprio sogno, può essere un Paese difficile sotto certi aspetti, ma se lo si ama e si vuole tentare, perché no?
L'unico suggerimento è di venire pronti, il Giappone dà tanto ma chiede anche tanto.
E se la vita di uno studente può essere abbastanza tranquilla, quella di un lavoratore a tempo pieno ha dei ritmi spesso frenetici.
Anche il visto lavorativo richiede nel 99% dei casi una laurea, senza la quale è poco probabile che l'immigrazione rilasci il visto. Molti lavori d'ufficio o relativi al turismo richiedono inoltre spesso una capacità di parlato che sia business / N2.
Venite in Giappone tenendo in mente queste cose e perseverate finché non avrete ottenuto ciò che più vi rende felici!
Un abbraccione a tutti i lettori!
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