Festival delle Lucciole di Nagano
Con l'avvento del COVID-19, molti eventi sono stati cancellati in tutto il mondo, ma il festival delle lucciole in Giappone non si ferma e quest'anno gli insetti luminosi danzano da soli.
La danza solitaria del festival delle lucciole nel 2020
Autore: Erika | Fonte: Japan Times
E' un momento magico quando a Tatsuno, nella prefettura di Nagano, il sole tramonta e migliaia di lucciole cominciano a danzare e brillare, creando così uno spettacolo unico. Solitamente, questo evento porta folle di visitatori nella città, tuttavia a causa dell'epidemia da coronavirus, quest'anno agli spettatori non è concesso assistere a questo evento.
Infatti, in questo strambo 2020, la danza degli insetti incandescenti si svolge senza spettatori poiché l'evento è stato annullato. Ciò nonostante, anche se molti fan sono rimasti delusi, si è creata un'atmosfera insolitamente serena e unica. Gli insetti infatti non si fermano e continuano a lampeggiare, spegnendosi e accendendosi, danzando nell'aria notturna. Uno spettacolo naturale che dura solo 10 giorni all'inizio dell'estate che segna l'ultimo capitolo della vita di una lucciola.
Katsunori Funaki dice che "L'incandescente è il comportamento di corteggiamento delle lucciole. Esse brillano per comunicare tra il maschio e la femmina. Durante il breve periodo di 10 giorni, trovano un compagno e depongono le uova per l'anno successivo".
Insomma, il festival delle lucciole è un vero e proprio appuntamento da non perdere. Infatti, più di 30.000 compiono questa magia durante quei 10 giorni a Tatsuno, al centro della prefettura di Nagano. Il sindato Yasuo Takei dice "Le testimonianze storiche dicono che un numero enorme di lucciole è stato visto lungo il fiume Tenryu tra la fine del 19° e l'inizio del 20° secolo". Queste piccole creature erano quasi estinte nella zona a causa della forte produzione delle industrie di seta che creavano inquinamento.
Tuttavia, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la città ha lavorato duramente per ricreare e ripristinare l'ambiete adatto per proteggere le lucciole che ora attirano migliaia di visitatori durante l'annuale festival estivo. "Quando abbiamo molte lucciole, otteniamo un paesaggio spettacolare pieno di luci, con sia le stelle che le lucciole che brillano riflesse nell'acqua", ha detto Takei. Un evento e un panorama assolutamente unico nel suo genere.
Proprio per la forte importanza che ha questo festival, la città ha creato un parco con fossati per portare l'acqua dolce dal fiume, con cascate e una casa acquatica ricca di ossigeno per gli insetti.
I festival delle lucciole vanno in scena dalla fine di giugno in molte parti del Giappone e questo rito di corteggiamento luminoso è celebrato vivamente in tutto il paese.
"Le lucciole sono creature che crescono per oltre un anno e volano per soli 10 giorni per lasciare la generazione successiva prima di morire", ha detto l'organizzatore del festival. "Vogliamo prenderci cura di loro in modo che lascino le uova per il prossimo anno e vedremo ancora una volta le lucciole danzare meravigliosamente".
Introduzione alla poesia giapponese
Italia, Francia, Inghilterra, America e molti altri Paesi al mondo offrono una vastissima produzione poetica, ma com'è la poesia giapponese? Eccoci ad intraprendere questo affascinante viaggio letterario per scoprire qualcosa di più sulla Terra del Sol Levante!
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Introduzione alla poesia giapponese
Autore: Sara | Ispirazione: Tokyo Weekender
Poesia giapponese: Kanishi
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Curiosamente, la maggior parte delle opere letterarie della poesia giapponese nacquero durante la Dinastia Tang, dall’incontro dei poeti giapponesi con quelli cinesi. E così, sotto l’influenza cinese, Kanshi 漢詩 divenne la forma di poesia più popolare durante il primo periodo Heian tra gli aristocratici giapponesi e raggiunse sempre più popolarità affermandosi anche nel periodo moderno, soprattutto tra accademici e intellettuali. I temi erano liberi, mentre le forme erano più rigide: quelle classiche contavano circa 5 o 7 sillabe in 4 o 8 linee, seguendo le regole di Lushi 律詩 (rima sulle linee pari con un tono regolato) e jueju 絕句 (rima in versi pari e composta solo da quartine) basandosi soprattutto sul tono del cinese mandarino.
Gli esponenti maggiori di questo stile sono sicuramente Kukai, Sugawara no Michizane, Maresuke Nogi e Natsume Soseki.
Waka
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A differenza di Kanshi, Waka 和歌 era la poesia classica scritta in giapponese con due forme ben precise: Choka, 長歌, ovvero lunghi poemi privi di alcuna restrizione di lunghezza. La struttura è semplice e consta di 2 linee di 5 o 7 suoni sillabici (che ne determinano l’accento) che si conclude con 3 linee da 5, 7 e ancora 7 suoni sillabici; Tanka, 短歌, invece possiede una struttura simile, ma sono poemi più brevi, spesso costituiti solo da cinque gruppi di parole rispettivamente di 5, 7, 5, 7 e, infine, 7 suoni sillabici. Waka non segue le regole di rima ed è ancora molto popolare nel Giappone moderno, anche se ora si predilige la forma Tanka: la brevità più incisiva rispecchia come sempre l’essenzialità di una cultura profonda. Poeta per eccellenza è sicuramente Machi Tawara.
Haiku
photo credits: wikimedia.org
Qual è il componimento poetico Giapponese che consideriamo tra i più famosi? Senza ombra di dubbio è l’Haiku, 俳句. Amato da tutti, esso è solitamente composto da 3 versi e 17 suoni sillabici totali, schematicamente 5/7/5. L’Haiku conobbe il proprio sviluppo nel periodo Edo quando numerosi poeti si affidarono a questo genere per descrivere la natura e gli accadimenti umani direttamente collegati ad essa. Infatti, questi piccoli “componimenti dell’anima” esprimono la bellezza di ogni singolo momento, rappresentando “l’attimo” e conferendo al lettore quel senso di “illuminazione” grazie alle immagini che le parole evocano. I poeti più famosi ed amati sono senza dubbio Basho, Yosa Buson, Kobayashi Issa, e Masaoka Shiki.
Il nostro viaggio nella poetica giapponese si conclude qui per ora, questa è brevissima panoramica che ci ha permesso di entrare nel mondo della letteratura del nostro tanto amato Giappone. Qual è la vostra forma preferita di poesia tra quelle sopra esposte? La mia è facile da indovinare: amo particolarmente gli Haiku. Eccone di seguito uno tra i miei preferiti di Matsuo Basho:
Prendiamo
il sentiero paludoso
per arrivare alle nuvole.
Continuate a seguirci per scoprire altre piccole perle di questo mondo orientale e mi raccomando, continuate a percorrere il sentiero intrapreso: la felicità è sempre davanti a voi!
Shinrin-yoku, il bagno di foresta
Lo Shinrin-yoku tanto amato dai giapponesi è quello che noi italiani chiamiamo "bagno di foresta" e può essere curativo e rigenerante. Questa pratica, il cui maggior esponente è il dottor Qing Li della Nippon Medical School di Tokyo, sta diventando molto famosa anche qui in occidente. Ma vediamo in dettagli di cosa si tratta.
Shinrin-yoku, il bagno di foresta amato dai giapponesi
Autore: Erika | Fonte: Tokyo Weekender
Una delle più grandi tendenze healthy in testa alle classifiche di tutto il mondo, lo Shinrin-yoku è ormai diventato famoso internazionalmente. Tuttavia, la sua diffusione risale alla fine degli anni Ottanta in Giappone. Infatti, il Forest Bathing (bagno di foresta) è da anni considerata una vera e propria pratica di medicina preventiva nella terra del Sol Levante. a supporto di questo, esistono numerose ricerche condotte in tutto il mondo che hanno dimostrato come trascorrere regolarmente periodi immersi nella quiete dei bosci aiuti a rafforzare le difese immunitare e prevenire malattie. Ma di cosa si tratta esattamente?
Cos'è lo Shinrin-yoku, Forest Bathing?
Letteralmente, Shinrin-yoku (森林浴) unisce i kanji di "foresta" e "bagno", ed è comunemente tradotto come "bagno nella foresta". Promosso una quarantina di anni fa dal governo giapponese, lo Shinrin-yoku consiste nel passeggiare nei boschi e applicare particolare tecniche di respirazione. Tuttavia, le attività di foresth bathing non si limitano solo alla respirazione. Infatti, sia che ci si mantenga attivi o semplicemente si decida di prendersi del tempo di relax nell'area boschiva, anche questo riporta al forest bathing.
Usato per la prima volta nel 1982, questo termine è stato promosso dal Ministero dell'Agricolutra, delle Foreste e della Pesca giapponese per incoraggiare stili di vita sani, oltre che proteggere i bellissimi ambienti naturali della nazione. Dal 1986, l'Agenzia Forsetale insieme alla Green Civilization Society ha indicato più di 100 aree in tutto il Giappone dove è possibile questo concetto di balneazione. Ancora oggi, ci sono varie tecniche per mantenersi in salute, ma il forest bathing è uno di quei concetti che si sposa benissimo con l'ideologia giapponese.
All'inizio degli anni 2000, diverse università e centri di ricerca hanno condotto esperimenti per scoprire quanto questa pratica fosse efficace. I vari studi risultano unanimemente positivi. Infatti è stato dimostrato come passare del tempo fra gli alberi riduca lo stress, migliori l'umore, abbassi la frequenza delle pulsazioni e la pressione sangugna. Ma non solo, aumenta anche la concentrazione e la creatività insieme a rafforzare il nostro sistema immunitario.
La forse sensibilità e in particolare il profondo rispetto spirituale e storico per il mondo naturale, ha fatto sì che questa pratica fiorisse vivamente in questa nazione.
Il Forest Bathing diventa internazionale
A seguito del forte successo ottenuto in Giappone (circa 5 milioni di persone praticano lo Shinrin-yoku nella sola nazione), il forest bathing ha ottenuto una grande diffusione anche a livello internazionale. Oggi infatti ha molti adepti anche in Occidente, la stessa Duchessa di Cambridge ne è una fan, come riporta il The Guardian. A questo proposito, in Inghilterra molte istituzioni stanno proprio promuovendo questa pratica come sistema per allentare lo stress quotidiano.
Uno dei maggiori esponenti in materia, Quing Li, presidente della Società di Forest Medicine in Giappone e autore del libro Shinrin-Yoku: The Art and Science of Forest Bathing ha commentanto:
“Lo Shirin-yoku è a tutti gli effetti una medicina preventiva. La gente trascorre la maggior parte della propria vita in ambienti chiusi. Nel caso dei giapponesi si tratta dell’80% del tempo, e nel caso degli americani addirittura del 90%. Ma l’uomo è fatto per vivere all’aperto. Noi siamo stati progettati per essere connessi al mondo della natura”.
Dove provare lo Shinrin-yoku
Il forest bathing è un'attività poco impegnativa e anche poco costosa. Infatti, si può fare in qualsiasi momento, qualsiasi condizione metereologica e non richiede una particolare attrezzatura, nè forma fisica. Potete costruire la vostra esperienza su misura e a seconda delle vostre necessità.
In Giappone, la Forest Therapy Society è un'organizzazione senza scopo di lucro che identifica le aree con boschi e strade pedonali che sono state valutate scientificamente. Qui infatti troverete un "effetto bagno nel bosco" certificato. Attualmente in Giappone sono state certificate 62 aree, ognuna delle quali offre "strade per la terapia della foresta" con ampi sentieri di accesso adatti a passeggiate tranquille, alcune anche accessibili a sedie a rotelle.
In Italia, troviamo diverse mete attrezzate per i bagni di foresta, primi fra tutti il Trentino Alto Adige. Infatti, sull'altopiano del Renon e a Fai della Paganella, troviamo guide naturalistiche specializzate in "escursioni balance" e un "Parco del Respiro". Proprio questa regione, negli ultimi hanno ha puntato molto sulle esperienze full immersion nella natura, incluso il forest bathing.
Ma non solo, anche in Piemonte all'interno dell'Oasi Zegna, troviamo tre sentieri dedicati proprio al bagno nella foresta, percorsi unici nel loro genere in tutta Europa.
Focus on: ferro Nambu
Se pensiamo ad un tipico arredamento giapponese, ci vengono subito in mente una teiera in ferro, noto anche come Nambu.
Il ferro Nambu e la sua storia
Autore: Erika | Fonte: Tokyo Weekender
Nambu Tekki, ovvero il ferro Nambu è un metodo di lavorazione del ferro tipico della città di Morioka nella prefettura di Iwate. Creata nel mezzo del periodo Edo, questa lavorazione artigianale prende il nome di Nambu dall’omonimo dominio feudale. Le tecniche moderne utilizzano anche il metallo fuso prodotto vicino a Morioka, in Sendai o nell’attuale città di Oshu.
Resistenti alla ruggine, durature e ben isolate, questi oggetti forniscono una circolazione uniforme del calore. Infatti, l’esterno dei bollitori ha una trama irregolare chiamata arare o grandine. Questa viene utilizzata spesso nelle stoviglie di ferro Nambu e i bollitori ne sono il prodotto rappresentativo. Tuttavia, i vari modelli cambiano da artigiano ad artigiano poiché ogni artista è libero di creare il suo modello a piacimento.
La Storia del Ferro Nambu
I prodotti in ferro Nambu affondano la loro storia sulla produzione di stoviglie per la cerimonia del Tè durante l’omonimo dominio a metà del XVII secolo. Grazie all’abbondanza di risorse di ferro, Morioka è stata un’area perfetta per l’industria della fonderia.
Infatti, nel 1659, un signore feudale che voleva promuovere la cerimonia del tè, ordinò a Nizaemon Koizumi di trasferirsi a Kyoto. Proprio qui, nell’area intorno al castello a Nambu, iniziò la produzione dei bollitori.
La Famiglia Koizumi
Artigiani per eccellenza durante il dominio Nambu, questa famiglia lanciò per la prima volta le pentole utilizzate per la cerimonia del tè. La tecnica di colata del tè e il controllo furono tramandate infatti di padre in figlio. Non solo prodotti tradizionali, ma questa famiglia fu anche fulcro di innovazioni per l’epoca. Infatti, il famoso Bollitore di ferro Nambu fu inventato dalla terza generazione della famiglia Koizumi. Lo stesso imperatore Taisho che regnò dal 1912 al 1926, visitò la regione di Tohoku proprio per questa famiglia. Infatti, nel 1908, in occasione della visita, l’ottava generazione dei Koizumi mostrò all’imperatore il processo di produzione di questi utensili in ferro. Questo evento fu talmente famoso che tutti i giornali nazionali dell’epoca ne parlarono. Infatti, ancora oggi tutti i pezzi prodotti nelle zone di Morioka e Mizusawa ad Iwate, sono chiamati “Prodotti Nambu”.
Più che solo per il tè
Nonostante i prodotti legati alla cerimonia del tè siano quelli più famosi tra le produzioni di ferro Nambu, ci sono tanti altri articoli legati alla casa che si possono acquistare. Infatti, i cuochi della cucina occidentale sanno bene che uno dei migliori investimenti che si possono fare è una padella in ghisa.
Tuttavia, altri oggetti in ferro Nambu che si vale la pena di acquistare sono il furin (lo scacciapensieri giapponese), porta incenso, piccole decorazioni ma anche portabacchette.
Avete mai acquistato qualcuno di questi prodotti o vi piacerebbe prenderne qualcuno? Fatecelo sapere nei commenti o sulla nostra pagina Facebook!
Photo Gallery: Kyoto senza turisti
La pandemia sta lentamente passando e l'industria del turismo in Giappone, come anche in Italia, ha subito un duro colpo. Riprendere a viaggiare non ci è ancora interamente concesso, tuttavia è in questi momenti che bisogna trovare il bello delle cose. Ci riferiamo anche alla possibilità di riuscire a scoprire paesaggi e angoli di città che prima non riuscivamo a vedere, spesso anche a causa dei turisti. In quanto meta estremamente desiderata dai turisti, Kyoto ha sviluppato un rapporto amore-odio con i visitatori. Con un numero di 8,31 milioni di turisti da oltreoceano, l'antica capitale è decisamente una delle città più popolari in Giappone.
Kyoto senza turisti, un salto nel passato
Autore: Erika | Fonte: The Japan times
Tuttavia, il turismo è sempre un'arma un po' a doppio taglio. Se da un lato pota molti introiti ai paesi visitati, dall'altro porta anche le città ad essere sovraffollate. In luoghi turistici come Kyoto, è veramente raro poter godere dei paesaggi senza visitatori. Ciò nonostante, a causa di COVID-19 e la chiusura delle frontiere mondiali, il numero di visitatori è drasticamente calato, lasciando molti di questi luoghi indisturbati. Attraverso queste foto, scattate dagli inviati di The Japan times a fine aprile, possiamo vedere una città deserta e ammirare i suoi monumenti in tutto il loro splendore.
Uno dei siti più famosi e meta di tanti turisti è sicuramente il Kinkakuji, noto anche come Tempio del Padiglione d'Oro. Dichiarato patrimonio dell'UNESCO nel 1994, questo landmark conta più di 5 milioni di visitatori all'anno. L'attuale padiglione risale al 1955 dopo che l'originale fu bruciato da un monaco novizio. Tuttavia il complesso risale al XIV secolo. - Foto di Oscar Boyd
Fushimi Inari, una meta che ogni anno attira circa 2,7 milioni di visitatori, landmark noto per i suoi senbon torii (1000 torii, anche se in realtà sono 10 mila in totale), risultava così. Chi ci è stato lo sa, per poter scattare una foto simile in condizioni normali bisogna recarsi sul posto la mattina prestissimo e attendere diversi minuti per poter avere la perfetta inquadratura del tunnel vuoto. Il fotografo Gabriele Bortolotti ha scattato questa immagine a mezzogiorno, in un santuario deserto a fine aprile.
Il mercato di Nishiki, conosciuto anche come "Kyoto's Kitchen" si estende per circa 1,5km fra i quartieri di Teramachi e Shinmachi a Kyoto. Fra negozi di souvenir sempre più diffusi, negozi di coltelli, le sedi dei fornitori di cibi tradizionali giapponesi e tutto ciò che riguarda la cucina, Oscar Boyd ha scattato questa foto.
Passiamo alla tradizione architettonica in legno di Higashimaya. Questa zona è popolarissima tra le persone che cercano un Giappone tradizionale, senza cemento, vetro e neon. Così risultava a fine aprile 2020 agli occhi di Oscar Boyd.
Ginkakuji, il Padiglione d'Argento, costruito nel XV secolo seguendo lo stile del Padiglione d'oro in origine non era ricoperto dal prezioso materiale. Il complesso è poi diventato famoso per il suo ampio giardino giapponese che attira circa 5 milioni di visitatori ogni anno. - Foto di Gabriele Bortolotti
Così era la Pagoda Yasaka, uno dei punti di riferimento della zona superiore del distretto di Higashimaya, ultima struttura permanente del Tempio Hokanji del VI secolo. - Foto di Oscar Boyd
Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, il tempio Kiyamizudera sul fianco del monte Otowa, nella parte orientale del distretto di Higashimaya è uno dei landmark immancabili per chi visita Kyoto. Fondato nel 780 e ricostruito dopo un incendio nel XV secolo, i lavori della Okunoin Hall sono terminati a marzo. Il tempio attira circa 5 milioni di turisti ogni anno eppure in questo strambo 2020 era completamente vuoto. - Foto di Oscar Boyd
Shikadamari, il raduno dei cervi di Nara
Una delle città più caratteristiche del Giappone è Nara assieme ai suoi cervi e ogni anno è proprio qui che avviene lo Shikadamari. Ma cos'è esattamente questo strano e unico fenomeno? Cosa spinge centinaia di cervi a radunarsi per un'ora in questo posto al parco di Nara tutte le sere in estate?
Shikadamari, il fenomeno del raduno dei cervi di Nara
Autore: Erika | Fonte: Soranews24.com
Se siete mai stati nella città di Nara, vicino alla prefettura di Kyoto, probabilmente una delle mete che sicuramente avrete visto è il parco di Nara e la sua numerosa popolazione di cervi. La particolarità di questi cervi è che girano indisturbati per la città, ma non solo chiedono anche tanti biscotti! Proprio per questo motivo, potrebbe anche esservi capitato di dover scappare da uno di loro, mentre questi cervi curiosi ficcavano il loro naso nelle vostre borse.
Tuttavia, se siete capitati in questa città nei periodo estivi, alla sera troverete queste simpatiche creature molto meno rumorose. Infatti dopo il tramonto accade un fenomeno molto particolare chiamato "shikadamari". Questo termine giapponese si traduce con "punto di raccolta dei cervi" ed è un termine non ufficiale coniato apposta per questo appuntamento faunistico.
Infatti, dopo il tramonto nelle sere d'estate, verso le 18:30 circa, i cervi si radunano nei pressi del Parco di Nara per fermarsi in questo luogo particolare di fronte al Museo Nazionale di Nara, proprio all'interno del parco. Effettivamente, non è insolito trovare dei cervi che si rilassano all'interno del parco, ma è raro vedere una grossa quantità di questi animali radunato tutti nello stesso punto. La cosa più sconcertante, è che si radunano tutti nello stesso luogo, allo stesso orario e per la stessa quantità di tempo. Dalle 18:30 alle 19:00 infatti, è possibile vedere i cervi seduti in silenzio e, dopo le 19, questi si rialzano in piedi e ritornano nelle diverse zone del parco.
Secondo un indagine della Nara Deer Preservation Foundation, il Parco ospita circa 1388 cervi, e a questo raduno partecipano quasi metà della popolazione faunistica. Cosa potrebbe indicare?
Una delle spiegazioni plausibili per questo fenomeno è che i cervi si radunino in questo particolare posto per rinfrescarsi. Dopotutto, con le temperature cocenti dell'estate giapponese in questo luogo troviamo invece una boccata di aria fresca. Nonostante tutto, proprio questo pezzo di terra davanti al museo è una delle parti più soleggiate di tutto il parco durante la giornata. In teoria quindi, la terra viene molto surriscaldata, ma forse è proprio questo mix di terra calda e aria fresca che attira i cervi per lo shikadamari.
La Nara Deer Preservation Foundation dice:
"Ci risulta che i cervi si radunano davanti al Museo Nazionale del Nara, ma non è stata condotta alcuna indagine sul numero di cervi che vi si radunano. Non sappiamo nemmeno il motivo per cui si riuniscono lì. Ci dispiace di non poter essere di alcun aiuto".
Con questa risposta quindi, il fenomeno Shikadamari rimane a tutti gli effetti uno dei misteri del Giappone. E voi avete qualche idea particolare sul perchè i cervi si radunino tutte le sere in estate proprio in questo punto del parco? Fatecelo sapere sulla nostra pagina Facebook o nei commenti qui sotto!
Il legno e l'architettura giapponese
Se siete mai stati in Giappone o se anche solo avete visto delle foto, avrete notato che l'architettura giapponese è caratterizzata dall'utilizzo del legno come materiale primario. Oggi vediamo come questo materiale tradizionale sia diventato un emblema della giapponesità nell'architettura.
Il legno, muffa e incendi nell'architettura giapponese
Autore: Erika | Fonte: Nippon.com
L'ambiente umido del Giappone ha reso possibile lo sviluppo di uno stile architettonico principalmente focalizzato sull'utilizzo del legno. Infatti, in estate il livelli di umidità raggiungono picchi che difficilmente qui in Europa riusciamo a concepire. Tuttavia, se siete stati in Giappone durante i mesi di giugno e luglio, avrete constatato che si suda anche stando fermi. Proprio per questo motivo, nella storia di questo paese, si sono sviluppate tecniche e materiali che aiutassero a compensare questo problema. Infatti i pavimenti rialzati e gli spazi aperti tipici delle case tradizionali hanno garantito una ventilazione adeguata per combattere l'accumulo di muffe tossiche. Inoltre, la costruzione in legno a montanti e travi non solo aiuta contro l'umidità, ma diventa utile anche nella progettazione per la resistenza ai tifoni e terremoti.
Nonostante gli incendi siano stati frequenti nella storia del Giappone, storicamente i giapponese hanno costruito quasi esclusivamente con il legno. Certamente il fuoco era un problema persistente e questo infatti si riflette sulla severità delle attuali leggi anti incendio. Tuttavia, a giudicare dalla storia, sembra che la maggior causa di problem era dettata dalle catastrofi naturali che hanno portato l'architettura giapponese ad avere le forme che conosciamo tutti.
La presenza costante della muffa nell'architettura giapponese
In realtà, la muffa è un problema costante non solo per il Giappone ma un po' per tutto il mondo. Infatti, oggi siamo riusciti a creare una soluzione applicando tecniche architettoniche moderne.
Gran parte del Giappone ha condizioni ideali a causa dei vari tipi di funghi presenti nel paese. Inoltre, raramente le temperature scendono sotto lo zero e l'umidità può durare anche oltre il 70% per lunghi periodi di tempo. Queste sono tutte condizioni ideali per il formarsi della muffa, ma la tradizionale costruzione in legno alleviava questo problema. Infatti, con queste tecniche di costruzione, l'edifico veniva sollevato dal livello del suolo lasciando i muri aperti in modo che l'aria potesse fluire liberamente negli spazi. Proprio per questo problema, gli edifici più vecchi contengono pochissimi mobili ed attrezzature. I templi, i santuari, palazzi e case tradizionali rientrano in questa categoria.
Il Giappone e la tradizione
Come tutti ben sappiamo, il Giappone è un paese molto tradizionalista e anche l'architettura giapponese non è da meno. Tuttavia c'è una forte preferenza per il nuovo, infatti le grandi imprese non nascondono di progettare le case per far sì che durino circa 30 anni, dopo di ciò la casa dovrebbe essere demolita e ricostruita. Questo è quasi inconcepibile dal punto di vista occidentale, ma la ricostruzione è un mezzo perfetto per eliminare completamente muffe, infestazioni e altri problemi.
La cultura della ricostruzione ha infatti radici antiche in Giappone poiché fino al VIII secolo d.c. la morte di un imperatore era causa di spostamento del palazzo reale e della capitale. Inoltre, esisteva un detto nel periodo Edo che recitava "il fuoco è uno dei due fiori di Edo, poiché la città sbocciava spesso". Che la causa fossero gli incendi o i cambi repentini, questi motivi hanno abbassato significativamente la vita media degli edifici. Tuttavia, spostare una casa significata gettare tutto tranne la struttura in legno, l'intelaiatura veniva infatti smontata e rimontata con un tetto fresco e pareti di tamponamento. Infatti, questo non solo permetteva di risolvere i problema di muffe o altro ma anche di preservare le parti più durevoli di una casa. Proprio per questo motivo, oggi troviamo travi e colonne estremamente antiche e riciclate in molte case coloniche.
Legno VS Metallo
Durante lo shogunato dei Tokugawa, le decisioni politiche hanno limitato l'uso di dispositivi di fissaggio in metallo e anche questo è stato un fattore importante che ha favorito lo sviluppo della falegnameria nell'architettura giapponese. Infatti, nonostante l'acciaio fosse già largamente diffuso, i fissaggi metallici non avevano paragone con la longevità delle giunzioni in legno. Infatti, nel legno non perfettamente stagionati, questi fissaggi erano fortemente soggetti al ritiro stagionale e all'espansione del materiale circostante. Inoltre, se esposti all'aria, sono soggetti a rapida ossidazione a causa del clima umido del Giappone.
Al contrario, un giunto tutto in legno diventa sempre più forte con il passare del tempo. Infatti, i calcoli dimostrano che questi ultimi possono essere più solidi strutturalmente anche nei secoli successivi alla costruzione. Il legno guadagna in resistenza per 200-300 anni dopo essere stato tagliato, ma diminuisce gradualmente dopo questo traguardo. Proprio per questo motivo, i pesanti tetti dell'architettura giapponese tradizionale sono impossibili da costruire senza una elaborata struttura in legno.
Per resistere alle intemperie e i tifoni, questi tetti dovrebbero essere sostenuti da grossi muri di pietra, tuttavia in un paese dove i terremoti sono così comuni e i tifoni così devastanti, diventa troppo poco pratico. Inoltre, durate la stagione delle piogge, la condensa occuperebbe e rovinerebbe tutte le pareti in muratura. Nella tradizionale architettura giapponese, tutta la struttura portante in legno è aperta all'ispezione visiva, questo significa che qualsiasi infiltrazione d'acqua veniva facilmente identificata e gestita velocemente.
L'architettura giapponese e le case antisismiche
Come ben sappiamo, il Giappone è frequentemente colpito da terremoti che ai nostri occhi sembrano non creare troppi danni. Questo non perchè i terremoti siano meno violenti, ma è grazie alle tecniche antisismiche dell'architettura giapponese. Infatti, la resistenza ai terremoti è la terza ragione per cui nell'architettura giapponese utilizza primariamente il legno nelle sue costruzioni.
Nella cultura occidentale, le case sono solidamente legate alle fondamenta e questo le fa diventare una solida scatola resistente ai terremoti, con pareti abbastanza robuste da resistere alle scosse laterali. Di conseguenza, l'edifico si muoverà con il terreno, facendo però sentire agli occupanti tutta la forza del terremoto. Nella cultura giapponese invece, la costruzione tramite le giunzioni in legno fa si che il tutto diventi più flessibile. In questo modo, l'energia laterale di un terremoto viene assorbita dalle flessioni delle giunzioni stesse permettendo all'edifico con tetto pesante di rimanere in piedi anche duranti le forti scosse. Per farvi capire meglio, molti antichi edifici sono costruiti in modo simile ad una sedia di legno, con pilastri di sostegno senza pareti collegati sia in alto, dove appoggia il tetto, che in basso. Questo permette di sostenere il peso in modo sicuro e dinamico.
Proprio grazie all'utilizzo di questa tecnica, gran parte degli edifici tradizionali non si basano su fondamenta o seminterrati. Tuttavia, ci si potrebbe aspettare che durante un terremoto la struttura salti a partire dalle pietre di base, che le pareti in muratura si rompano e che le travi si pieghino o spezzino. Ma un edifico in legno ben costruito rimane in piedi, infatti anche nell'edilizia contemporanea l'isolamento di base sta diventando uno standard per la progettazione sismica anche se illegale in Giappone.
Tante foreste equivale a tanto legno
Ecco l'ultima motivazione per cui troviamo questa preferenza verso il legno nell'architettura giapponese. Infatti la pronta disponibilità di legname né favorì l'utilizzo nell'edilizia tradizionale, cipresso e pino per esempio sono pronti per la raccolta e l'uso solo dopo 40-60 anni di crescita. I falegnami giapponesi sono infatti diventati esperti nello sfruttare al massimo le tecniche di costruzione in legno da molte generazioni. Questo non solo ha permesso di specializzarsi nell'utilizzo di questo materiale ma ci ha anche lasciato una ricca eredità di costruzioni che non sono solo patrimonio culturale, ma insegnano anche a noi occidentali a poter diventare più sostenibili e sicuri senza rinunciare alla modernità.
Tutto ciò che c'è da sapere sui Maneki Neko
Sicuramente avrete visto i Maneki Neko, sia che voi siate o no cultori della tradizione giapponese. Vogliamo dare a questo meraviglioso e fortunato gattino giapponese un’attenzione particolare? Osserviamoli un po’ più da vicino.
Maneki Neko, il gatto porta fortuna dal Giappone
Autore: SaiKaiAngel
Noto anche come “gatto fortunato” è famoso in tutto il mondo. Il maneki-neko è un vero simbolo giapponese, con origini a Tokyo nel periodo Edo.
Originariamente i Maneki Neko erano realizzati in legno, metallo, porcellana o ghisa. Oggi si possono trovare in tutti i tipi di materiali, in particolare plastica.
photo credits: www.dailyartmagazine.com
Le origini
Le origini sono avvolte nel mistero. Esistono alcuni racconti ed il più famoso è quello del samurai che sotto la pioggia sotto un grande albero di fronte a un tempio venne chiamato con un cenno della zampa. Il samurai quindi si diresse verso di lui e proprio in quel momento, un lampo di luce colpì l'albero sotto il quale era stato pochi istanti prima. Il gatto salvò quindi il samurai da morte certa.
Un'altra storia racconta di un negoziante che prese un gatto sotto la pioggia, e il gatto si sedette davanti al negozio, facendo cenno ai clienti di entrare, come segno di ringraziamento.
Un’altra leggenda, forse un po’ più bizzarra, ruota attorno a una cortigiana che amava il suo gatto domestico. Il proprietario, convinto che il gatto fosse posseduto, si tagliò la testa nel tentativo di esorcizzarlo, proprio mentre un serpente stava per mordere la cortigiana. La testa decapitata volò in aria e atterrò sul serpente, uccidendolo all'istante e salvando la ragazza. La ragazza si sentì disperata a causa della perdita e, per darle un sorriso qualcuno le fece una statuetta del suo gatto, sembra che così nacque il primo maneki-neko.
Le differenze tra i Maneki Neko
photo credits: @punamkhokhar
Questi gattini sembrano tutti uguali, ma se li guardate attentamente, potrete scoprire anche piccolissime variazioni che ne cambiano il significato.
Ad esempio, a seconda della posizione della zampa, il significato cambia
- Zampa sinistra sollevata: attira i clienti e buoni affari. Quindi con la zampa sinistra sollevata è adatto alle imprese, ai negozi e alle attività che si svolgono principalmente durante la notte come locali notturni, bar e discoteche.
- Zampa destra sollevata: augura denaro e buona fortuna.
- Entrambe le zampe sollevate: può significare "doppia fortuna!" e protezione dalla sfortuna, anche se il gesto può anche essere visto come un tifo celebrativo. Ovviamente le zampe devono essere ad altezza diversa, perchè alla stessa altezza significherebbero “arresa” e ovviamente non è il caso del nostro Maneki-Neko.
Possiamo ogni tanto anche trovare una moneta insieme al Maneki-Neko e questo, ovviamente rappresenta prosperità, ricchezza e denaro.
La pettorina e la campana sono generalmente associati alla protezione e all'abbondanza.
A chi regalare i Maneki Neko?
Ovviamente, a seconda della persona che vogliamo omaggiare, il Maneki Neko sarà posizionato diversamente. Come trovare il posto più giusto? Leggete qui:
- A casa: va posizionato nella parte sud-est della casa, che è l’ area ricchezza/denaro
- Per il lavoro: di solito il Maneki Neko viene tenuto vicino agli ingressi in modo tale che le persone che entrano possano effettivamente vederlo. Nel caso ciò non fosse possibile, può essere tenuto nell’area nord-est dei locali commerciali.
- Per gli uffici: posizionate il vostro Maneki Neko il più vicino possibile all'ufficio.
Ovviamente, anche a seconda del colore, il significato cambia, andiamo a vederli tutti:
- Tricolore: attira buona fortuna, ricchezza, prosperità.
- Bianco: colore della purezza, i Maneki Neko bianchi attirano appunto la purezza e la felicità.
- Nero: sono visti come delle guardie. Proteggono dalle energie negative e dal male. Inoltre aiutano a scacciare gli stalker e forniscono sicurezza, conforto e pace.
- Dorato: il colore dorato è associato a ricchezza e denaro. Questo Maneki-Neko attira benefici materiali e monetari e per questo si trovano molto nei negozi, ristoranti e altri luoghi di lavoro.
- Rosso: il rosso, come il nero, è un protettore ed è usato per proteggersi dal male e dalle malattie. È bene tenerne uno nella stanza dei bambini.
- Rosa: il rosa è il colore dell'amore, quindi questo Maneki-Neko attrae amore e romanticismo.
- Verde: questo Maneki-Neko aiuta gli studenti ad aumentare la concentrazione verso gli studi, proteggendoli dalle malattie ed aiutandoli a guarire nel caso ce ne fosse bisogno.
- Blu: attira pace, armonia e felicità per i membri della famiglia.