Gli Shikigami: Custodi Spirituali e Potenti Entità del Folklore Giapponese
Gli Shikigami, affascinanti figure della mitologia giapponese, sono spesso descritti come spiriti servitori evocati da potenti esorcisti, conosciuti come Onmyoji. Radicati profondamente nella tradizione dello Onmyōdō (una pratica esoterica che mescola astrologia, magia e sciamanesimo), gli Shikigami rappresentano una delle espressioni più suggestive dell’interconnessione tra mondo umano e spirituale.
Origine e Significato
La parola "Shikigami" si traduce letteralmente come "spiriti della cerimonia" (shiki, "cerimonia" o "comando", e kami, "spirito" o "dio"). Queste entità sono una manifestazione del controllo e della maestria spirituale degli Onmyoji, evocatori che attingono all’energia cosmica per richiamarli e vincolarli al proprio servizio.
Secondo la tradizione, gli Shikigami non hanno una forma fisica stabile: possono apparire come animali, ombre, o persino prendere le sembianze di oggetti inanimati. In altre interpretazioni, si manifestano sotto forma di piccole creature simili a spiriti o talismani di carta animata, un’immagine popolare resa celebre dalla cultura contemporanea.
Le Funzioni degli Shikigami
Gli Shikigami non sono semplici assistenti; essi incarnano il potere e la volontà del loro padrone. Possono svolgere molteplici ruoli, tra cui:
Protezione: Fungono da guardiani contro spiriti maligni e influssi negativi.
Spionaggio: Invisibili o mimetizzati, raccolgono informazioni per conto del loro padrone.
Attacco e Difesa: Sono armi spirituali, capaci di combattere entità nemiche o neutralizzare maledizioni.
Rituali: Gli Onmyoji li utilizzano come condotti per canalizzare energie divine durante le cerimonie.
Gli Shikigami nella Storia e nella Cultura
L'origine degli Shikigami è strettamente legata alla figura storica di Abe no Seimei, il leggendario Onmyoji che si dice fosse in grado di evocare e controllare questi spiriti con una facilità senza pari. Attraverso i secoli, gli Shikigami hanno trovato posto non solo nelle cronache storiche e nei racconti folcloristici, ma anche nell’arte e nella letteratura. In epoca moderna, il fascino per gli Shikigami si è amplificato grazie alla loro presenza in anime, manga e videogiochi, dove sono spesso raffigurati come compagni leali o potenti alleati.
Curiosità sugli Shikigami
La concezione degli Shikigami potrebbe derivare dall'antico Taoismo cinese, che attribuiva agli sciamani la capacità di evocare spiriti servitori. Tradizionalmente, gli Shikigami non hanno una personalità autonoma, ma la loro forza dipende dal potere e dalla purezza spirituale dell’Onmyoji. Inoltre, gli Shikigami non sono intrinsecamente buoni. Se evocati senza la dovuta preparazione, possono ribellarsi, causando danni enormi al loro padrone.
Simbologia e Fascino Intramontabile
Gli Shikigami rappresentano il legame tra l’invisibile e il tangibile, un simbolo della capacità umana di interagire con le forze ultraterrene. Sebbene il loro potere sia avvolto nel mistero, essi riflettono anche i valori di disciplina e responsabilità: evocare uno Shikigami è un atto che richiede dedizione e saggezza. Questo dualismo, tra alleato fidato e spirito indomabile, rende gli Shikigami una metafora potente per esplorare i confini tra il controllo e la libertà, il potere e la responsabilità. Fascino antico e modernità si intrecciano, trasformando questi spiriti in un ponte tra epoche diverse, dove il mistero continua a catturare la nostra immaginazione.
Yōkai: Un ponte tra mondo visibile e mondo invisible
Gli Yōkai, figure affascinanti della tradizione giapponese, rappresentano un tema di grande rilevanza culturale, esercitando un'influenza profonda e spesso inaspettata sulla vita quotidiana e sull'immaginario collettivo
Gli Yōkai sono spesso rappresentati come esseri spaventosi, ma talvolta anche divertenti o persino benevoli.
Il termine “Yōkai” (妖怪) può essere tradotto come “mostro”, “spirito” o “demone”, e la loro varietà è enorme: dai fantasmi ai mostri, dalle forze della natura alle entità magiche. La cultura giapponese li ha sempre visti come esseri che possono influenzare la vita quotidiana, portando sia maledizioni che benedizioni, o semplicemente manifestandosi per mettere alla prova l’umanità. Una delle particolarità che li rappresentano di più è proprio questa dualità e contrasto, che spesso troviamo nella tradizione giapponese e perché no, anche guardandoci intorno nel Paese del Sol Levante.
Photo: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d5/Suushi_Yuki-onna.jpg
Alcuni degli Yōkai più famosi includono Oni, un demone spesso descritto con corna e pelle rossa o blu; Kappa, una creatura acquatica con una testa che contiene acqua, la cui forza dipende dal mantenere quella fonte d’acqua intatta; Yuki Onna, o "Donna della Neve," rappresentata come una bellissima donna dai lunghi capelli neri e dalla pelle pallida come la neve; ed infine Kitsune, una volpe leggendaria capace di trasformarsi in donna e spesso associata a Inari, la divinità della fertilità, del riso e della prosperità. Esistono anche Yōkai meno minacciosi, come il Tanuki, un cane procione che, con le sue trasformazioni, può essere sia malizioso che giocoso.
Photo: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b1/SekienNureonna.jpg
La tradizione nipponica attribuisce a questi spiriti/demoni una funzione didattica: le loro storie servivano spesso a insegnare lezioni morali o a spiegare fenomeni naturali sconosciuti. Inoltre, con il passare dei secoli, gli Yōkai hanno assunto nuove forme, adattandosi alla cultura popolare contemporanea, diventando protagonisti di manga, anime e videogiochi. Oggi, queste creature continuano a incarnare il legame tra passato e presente, offrendo uno sguardo unico sulla ricchezza della mitologia giapponese e il suo impatto sulla società moderna. La loro presenza nell’immaginario collettivo non solo mantiene viva una tradizione millenaria, ma ne garantisce anche la costante evoluzione e reinterpretazione
Everything there is to know about Maneki Neko
Surely you have seen Maneki Neko, whether or not you are a fan of Japanese tradition. Shall we give this wonderful and lucky Japanese kitten special attention? Let's take a closer look at them.
Maneki Neko, the beckoning cat from Japan
Author: SaiKaiAngel
Also known as "lucky cat" is famous all over the world. The Maneki-Neko is a true Japanese symbol, with origins in Tokyo during the Edo period.
Originally Maneki Neko were made of wood, metal, porcelain or cast iron. Today they can be found in all kinds of materials, especially plastic.
photo credits: www.dailyartmagazine.com
The origins
The origins are shrouded in mystery. There are some tales and the most famous is that of the samurai who, sitting in the rain under a large tree in front of a temple, was called with a nod of his paw. The samurai then headed towards him and at that very moment, a flash of light struck the tree under which he had been a few moments earlier. The cat then saved the samurai from certain death.
Another story tells of a shopkeeper who caught a cat in the rain, and the cat sat down in front of the shop, beckoning the customers to come in, as a sign of thanks.
Another legend, perhaps a little more bizarre, revolves around a courtesan who loved her domestic cat. The owner convinced that the cat was possessed, cut off his head in an attempt to exorcise it, just as a snake was about to bite the courtesan. The decapitated head flew in the air and landed on the snake, killing it instantly and saving the girl. The girl felt desperate because of the loss and, to give her a smile someone made her a statue of her cat, it seems that so was born the first Maneki-Neko.
The differences between Maneki Neko
photo credits: @punamkhokhar
The cats all look similar, but if you look closely, you will discover even very small variations that change their meaning.
For example, depending on the position of the paw, Maneki Neko has different meanings:
- Left leg raised: attracts customers and good business. So Maneki Neko with the left paw raised is suitable for businesses, shops and activities that take place mainly at night such as nightclubs, bars and discos.
- Right leg raised: wish money and good luck.
- Both legs raised: it can mean "double luck!" and protection from bad luck, although the gesture can also be seen as a celebratory cheer. Obviously the legs must be at a different height because at the same height they would mean "surrendered" and obviously this is not the case of our Maneki Neko.
We can also occasionally find a coin together with the cat and this, of course, represents prosperity, wealth and money.
The bib and bell are generally associated with protection and abundance.
Who to give the Maneki Neko to?
Obviously, depending on the person we want to pay tribute to, it will be positioned differently. How to find the right place? Read here:
- At home: it should be located in the southeast part of the house, which is the wealth/money area.
- For work: Maneki Neko is usually kept close to the entrances so that people who enter can actually see it. If this is not possible, it can be kept in the northeast area of the business premises.
- For offices: place your Maneki Neko as close to the office as possible.
Of course, even depending on the colour, it has a different meaning, let's go see them all:
- Tricolour: attracts good luck, wealth, prosperity.
- White: the color of purity, white Maneki Neko attract purity and happiness.
- Black: they are seen as guards. They protect against negative energies and evil. They also help drive out stalkers and provide security, comfort and peace.
- Golden colour is associated with wealth and money. This Maneki Neko attracts material and monetary benefits and therefore can be found a lot in shops, restaurants and other workplaces.
- Red: red, like black, is a protector and is used to protect against evil and disease. It is good to keep one in the children's room.
- Pink: pink is the colour of love, so this Maneki Neko attracts love and romance.
- Green: this Maneki Neko helps students to increase their concentration towards their studies, protecting them from diseases and helping them to heal if they need it.
- Blue: attracts peace, harmony and happiness for family members.
Three ways to say "I Love you"
"Ti Amo, I love you" How do you say that in Japanese? There are so many kinds of love, why should we express love only one way? The Japanese know a lot, they know that every kind of love needs a way to be expressed, a completely personal way.
Ti Amo / I Love you, here's how to say it in Japanese
Author: SaiKaiAngel | Source: SoraNews24
All this, you think, happens in a country that is seen as "cold and distant". Perhaps, thinking about this, we should understand that cold and distant is not, indeed. It is a country that gives the right importance to history, tradition and feelings.
Let's start looking at all the ways of showing love in Japanese, let's analyze them one by one.
1. Suki - I like you
This is the most used and most famous way because it is found in many conversations of Japanese animation. We analyze it first also because it is the least "deep", in fact, more than love, it can also mean "I like". You can safely say "Ramen ga suki desu" that no one will see you as a fool in love with a plate of ramen, but everyone will understand that you like ramen. So you can use suki to express an appreciation for a singer or an actor too.
That's why suki can be confusing. If you hear this word, you might run into the question of whether you really like us as a person or just as a ramen dish. It's a very flexible meaning, not at all secure, yet it is used at the beginning of every love story. When you want to propose to someone, you can use suki desu to do so. Very important at that point, it will be the WAY in which you do it, you have to make the other person understand that you have serious intentions and you are not just a dish of ramen. It takes conviction in the voice, it's not a simple "I like". With a great conviction, then you will have the right colour of falling in love.
2. Koi - I love you
We're not talking about the carp, but the second way the Japanese use to talk about love. We're in the field of romantic love here. Koi is the young and passionate emotion, but it's rarely used to say "I love you". Maybe we can bring it closer to "I love you" by Americans, which can mean both "love you" and "deeply care about you". However, the verb koi suru is closer to "to be in love" or "to be romantically involved". In fact, the word Koi is used for Koibito meaning lover.
3. Ai - Ti Amo
And here we come to the most famous, the most used term for the word Love.
Ai is a noun that means "love", but it can be used for something more than just romantic affection. Ai or the variant aijo, are also used to talk about the concepts of love for the family, for a platonic love or for all humanity. Used as a verb, it becomes ai suru.
Then why do we use suki desu to confess our love? Simply because ai is a much more serious and committed feeling. Ai suru would be a bit... frightening, especially for a story that's just begun. We have to go step by step and Suki desu is what allows us to do that. It would also be better to change the verb suru to shiteiru. By telling your partner to the shiteiru, you're showing an ongoing love, not just an initial crush. As far as I'm concerned, it's the term I like best, also because it's the first one I've ever heard.
What does that tell us? That Japanese is a very romantic language despite what you hear. Are Japanese cold? All impression. Japanese can give the right meaning and depth to anything, even love. What term would you use for your love?
Atsuta Matsuri, lanterne e fuochi artificiali
Tanti sono i matsuri giapponesi ma oggi decidiamo di concentrarci sull'Atsuta Matsuri, nella prefettura di Aichi.
photo credits: thegate12.com
Nella regione di Chubu, più precisamente a Nagoya nella prefettura di Aichi, se ci addentriamo nella città, nascosto tra secolari cipressi, scopriremo uno dei santuari più sacri del Giappone: l’Atsuta Jingu. Venerato sin dall’antichità con i suoi 1900 anni, si ritiene sia la casa della Sacra Spada Kusanagi dell'Imperatore, una delle tre insegne imperiali.
In questo luogo magico, ogni anno, il 5 giugno si tiene l’Atsuta Matsuri (諸ブー祭), meglio conosciuto come Shobu-sai.
La giornata dell'Atsuta Matsuri
photo credits: kawaii-aichi.jp
Attorno alle 10:00 del mattino i festeggiamenti iniziano con una cerimonia speciale in cui un messaggero imperiale viene inviato al santuario per offrire le goheimotsu. Queste infatti sono strisce di carta bianca per i rituali shintoisti e che servono a celebrare una cerimonia speciale dedicata agli dei e alle dee dell’Atsuta Jingu. Dopodichè questo splendido e caratteristico Matsuri ospita vari spettacoli tra i recinti del Santuario.
Gli spettacoli
Gli spettacoli durante questo festival sono molti e di vario tipo, fra cui Il kyudo, tiro con l'arco in stile giapponese e il kendo, scherma giapponese. Ma il vero protagonista è l’Atsuta-kagura, un tipo di danza shintoista tradizionale locale accompagnata da flauti e dai taiko, i tipici tamburi giapponesi. Oltre a questo, troviamo varie esibizioni fra cui il Sumo e competizioni di intrattenimento come il Kodomo Mikoshi, i santuari portatili per bambini!
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Il Festival raggiunge il culmine del fascino quando, alle 18:00, i cinque makiwara kento, enormi altari allegorici decorati da 365 lanterne ciascuno, sono sistemati accanto agli ingressi delle tre porte torii del santuario e vengono illuminati. Naturalmente non mancano le bancarelle che offrono tipicità e souvenirs di ogni genere.
Il chiacchiericcio delle persone si arresta alle 21:00 al parco Jingu Koen quando uno stupendo spettacolo pirotecnico fa alzare le teste al cielo e riempie gli occhi di luci e colori.
photo credits: goinjapanesque.com
Il festival di Atsuta è il più grande festival tra i circa 70 eventi che si tengono al Santuario di Atsuta ogni anno.
photo credits: nagmag.jp, kichijapan.com
Se vi trovate nei dintorni, non perdete questi magici spettacoli di lanterne e fuochi d'artificio per trascorrere una giornata divertente all’insegna della tradizione! Come ogni festival la partecipazione è gratuita. Per ogni informazione su come raggiungere la location, visitate il sito ufficiale del Santuario in inglese.
Kitsunebi Matsuri, quando il folklore prende vita
Nell’antico folklore giapponese, il Kitsunebi (狐火, fuoco di volpe) era uno yōkai che, durante la notte, appariva improvvisamente sotto forma di luce incandescente dal colore rosso-arancione e talvolta anche blu. I Kitsunebi aumentavano gradualmente fino a coprire vaste aree, raggiungendo anche i 4km! Si credeva che fossero torce di una processione di volpi che marciavano per le proprie nozze. Le luci venivano avvistate dagli agricoltori sulle montagne ed erano considerate un buon presagio per il raccolto. Infatti, maggiore era il numero di luci vista, più fruttuoso era il raccolto. Tuttavia a nessun umano era concesso di avvicinarsi: coloro che ci provavano erano condannati a svanire.
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In particolare, nelle storie si racconta del matrimonio tra Otonosama, il re che viveva a Furukawa, e Okon, la figlia del dio volpe. Questa affascinante immagine è l’origine su cui affonda le sue radici l’Hida Furukawa Kitsunebi Matsuri (騨古川きつね火まつり). Questo festival si celebra ogni anno, il quarto sabato di settembre a Hida Furukawa, cittadina pittoresca e rurale ricca di splendidi paesaggi, dove ancora oggi si respira una vita lontana dalla frenesia delle metropoli.
photo credits: tradurreilgiappone.com
Felicità e prosperità!
Come quasi tutti i festival a cui ormai siamo abituati, anche il Kitsunebi Matsuri ha come scopo le benedizioni per il raccolto, la felicità e la prosperità per le famiglie.
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Ma in cosa consiste esattamente il Kitsunebi Matsuri?
Prima di tutto, tutti i partecipanti hanno i baffi di volpe disegnati sul volto, che sia bambini o anziani, negozianti sulla strada oppure turisti. Si comincia con la benedizione delle imprese locali: i danzatori trasportano porta a porta un dongamaki, serpente di corda lungo 5 metri.
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Dopo di chè ha inizio l’evento principale. Su due piedi si potrebbe dire che si tratti di un matrimonio, ma non uno comune, bensì una processione solenne in cui si celebrano le nozze delle volpi, il Kitsune no Yomeiri.
photo credits: myjapantravels.wordpress.com
I futuri sposi, una coppia legata nella vita reale, vengono scelti da un pool di candidati a livello nazionale nella cittadina in cui si terrà la cerimonia nuziale. La lunga marcia condurrà la sposa dallo sposo al calare della notte, quando il Kistunebi ha inizio (una fiaccolata). Coloro che assistono a tutta la processione saranno benedetti e potranno esprimere un desiderio come un buon raccolto, oppure la felicità per la propria famiglia o la prosperità negli affari.
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Una romantica curiosità
Dal 1392, per tutto il periodo Muromachi fino alla fine del XIX secolo, quando le cerimonie nuziali occidentali sostituirono le tradizionali cerimonie giapponesi, i matrimoni si tenevano di notte e la sposa veniva scortata nella sua nuova casa da una parata di luci.
Il Kishiwada Danjiri Matsuri e l'euforia dilagante
Ritorniamo a raccontarvi dei festival giapponesi e oggi parliamo del Kishiwada Danjiri Matsuri.
Ogni anno, generalmente durante un fine settimana a metà settembre, le strade di Kishiwada, piccola cittadina vicina ad Osaka, sono invase dal fervore e dall’euforia del Kishiwada Danjiri Matsuri (岸和田だんじり祭).
photo credits: airfrance.co.za, mainichi.jp
Le celebrazioni ebbero origine nel 1703, ad opera del daimyō Okabe Nagayasu (岡部長泰). Egli pregò gli dei shintoisti per un raccolto abbondante e questo è ancora il significato del festival. Tuttavia, ciò che rende particolare questa celebrazione è che si tratta di una gara di velocità trainando i danjiri.
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I danjiri sono delle tradizionali strutture in legno, intagliati e finemente decorati realizzati da abili falegnami e scultori locali. Questi carri hanno la forma di piccoli santuari contenenti le divinità e, nei giorni del festival, vengono appunto trascinati per le strade del quartiere. Visto il loro peso (possono superare i 3 quintali), il festival è anche considerato un momento per dimostrare il proprio coraggio. Infatti, queste strutture devono essere trainate con il solo aiuto delle corde e a tutta velocità!
photo credits: Justin Yoshida, Justin Yoshida, japan-magazine.jnto.go.jp, MJY-shogun, Justin Yoshida
Le celebrazioni del Kishiwada Danjiri Matsuri
Durante le celebrazioni del festival i danjiri coinvolti sono 35, ognuno di essi trainato da un team, rappresentanti il rispettivo distretto della città. Al controllo della struttura, sulla sua cima, c’è il daiku-gata (大工方, maestro artigiano) la cui danza selvaggia serve da incoraggiamento per la propria squadra e la folla. Viste le acrobazie in cui si cimenta, il maestro artigiano rischia costantemente la vita, ma non solo! Come possiamo facilmente immaginare, questo festival è anche pericoloso per tutti gli altri partecipanti a causa della velocità vertiginosa dei danjiri. Le schegge di legno che si lasciano alle spalle e le sgomitate per seguirli costituiscono un pericolo per la folla. Quattro ore di corsa a perdifiato che si conclude con una grande bevuta attorno al proprio carro, a cui vengono appese decine di lanterne di carta.
photo credits: rove.me, Gavin Kealy
Più di 500,000 visitatori arrivano a Kishiwada per vivere il brivido di questa celebrazione, voi cosa ne pensate? Trovate elettrizzante questa parata?[:en]Let's return to talk about Japanese festivals and today we talk about the Kishiwada Danjiri Matsuri.
Yuki-Onna: la misteriosa incarnazione dell’inverno giapponese
Nello sterminato mondo degli yokai (creature soprannaturali della tradizione giapponese), spicca la figura della Yuki-Onna (雪女). Leggendaria donna delle nevi, col suo fascino algido e letale incarna la terribile bellezza dell’inverno nelle montagne del Giappone.
Pur essendo conosciuta con nomi e storie differenti nelle diverse prefetture, questo personaggio è rinomato soprattutto delle zone più fredde ed impervie dell’arcipelago.
La Yuki-onna viene descritta come una donna bellissima dalla pelle candida, che appare sui sentieri di montagna e nelle tempeste di neve. La raffigurano vestita di un leggero kimono bianco o nuda e coperta solo dai lunghissimi capelli, neri o candidi a seconda delle leggende. Apparizione eterea e fluttuante nel paesaggio innevato sul quale non lascia impronte, può improvvisamente scomparire trasformandosi in una nube di nebbia o di neve finissima.
Yuki-Onna: le Origini
L’origine di questa figura, come di altri yokai, si perde nei tempi più antichi. La prima traccia scritta della sua storia si ritrova nel Sōgi Shokoku Monogatari, risalente al periodo Muromachi (1333-1573). Qui il monaco Sogi descrive l’incontro con una donna di straordinaria bellezza durante la sua permanenza nella provincia di Echigo (attuale prefettura di Niigata). Questa donna misteriosa era vestita di bianco, alta e dalla carnagione pallidissima e con lunghi capelli candidi. Dall’aspetto di giovane età, ella apparve misteriosamente un mattino nel giardino ghiacciato del monaco. Tuttavia, scomparve altrettanto misteriosamente sotto lo sguardo incredulo dell’uomo.
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I due volti dell’inverno
Come l’inverno che può manifestarsi con un abbagliante e sereno splendore oppure con una forza crudele e letale, così è la Yuki-onna. A volte essa appare come una spietata predatrice che attrae i viandanti smarriti nella tormenta per nutrirsi vampirescamente della loro energia vitale. Altre volte appare come una presenza benevola o addirittura a sua volta sedotta dal fascino umano.
Nelle storie più antiche prevale l’aspetto mostruoso e distruttore. Infatti in questi racconti, i genitori che hanno smarrito i propri figli in montagna vengono avvicinati da una donna. Essa chiede loro di prendere in braccio un bambino che lei stessa non riesce a portare. Gli incauti che accettano tale invito sono destinati a morire assiderati, sopraffatti dalla stanchezza di portare un fardello più pesante ad ogni passo.
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Oppure in altre storie, la Yuki-Onna seduce uomini soggiogati dal suo fascino ultraterreno. Questi finiscono per soccombere al suo bacio mortale, capace di prosciugare la loro forza vitale e congelare i loro cuori. O ancora in racconti drammatici, in cui la Yuki-Onna non si limita ad attendere il passaggio di viandanti disorientati. Qui infatti, essa entra prepotentemente nelle case, spalancando porte e finestre sotto forma di violente tormente di neve uccidendo i malcapitati abitanti.
In Occidente conosciamo un aspetto più romantico di queste leggente. Questo avviene soprattutto grazie all’opera di Patrick Lafcadio Hearn, giornalista e scrittore irlandese naturalizzato giapponese, conosciuto anche come Koizumi Yakumo (小泉八雲).
photo credits: letterboxd.com
La versione di Lafcadio
“Kwaidan: Stories and Studies of Strange Things” è opera del 1904 contenente una raccolta di credenze popolari e anche un'interpretazione della cultura e dei costumi del Giappone. Qui la leggenda narrata da Hearn parla di due boscaioli, l’anziano Mosaku ed il suo giovane apprendista Minokichi, che tornano a casa dopo una giornata di lavoro in una fredda sera. I due personaggi sorpresi da una violenta tempesta di neve, trovano riparo in una capanna vicino ad un fiume. A seguire, i due uomini si adagiano sul pavimento della capanna e vinti dalla fatica si addormentano. Durante la notte Minokichi viene svegliato da un vento gelido, che sembra aver spalancato porta e finestre della capanna. Ancora confuso dal sonno e credendo di sognare, vede una donna vestita di bianco e dalla lunga chioma, china su Mosaku, intenta ad alitare su di lui un gelido fiato simile a nebbia.
Quando la donna si volta verso Minokichi, il giovane rimane come incantato dalla sua incredibile bellezza. Tuttavia, non riesce a sostenere quello sguardo che gli incute un indicibile terrore. Intenerita dalla giovinezza e dall’avvenenza del ragazzo, la donna decide di risparmiare la sua vita a condizione che egli non riveli mai a nessuno l’esistenza di una tale creatura. Se mai dovesse parlare a qualcuno di quegli eventi, la sua morte sarebbe certa.
Il mattino seguente un barcaiolo, proprietario del capanno, trova nel suo interno il corpo ormai congelato dell’anziano Mosaku, ma riesce a trarre in salvo Minokichi, ormai semi assiderato.
Un anno dopo...
Superati ormai il terrore e lo spossamento di quella terribile notte, il giovane prende in sposa una bellissima giovane donna di nome O-yuki. Improvvisamente comparsa nel suo villaggio ella fu subito ben voluta da tutti per il suo fascino ed i suoi modi gentili. Per molti anni i due vivono un matrimonio felice, benedetto dall’inspiegabile eterna giovinezza della ragazza, la cui bellezza sembra perdurare immutata nel tempo nonostante la nascita di dieci figli.
Finchè un giorno Minokichi, dimenticando la promessa fatta, racconta sconsideratamente a sua moglie di una creatura soprannaturale incontrata molti anni prima e che in qualche modo sembra ricordargli la sua incantevole sposa. Con sua immensa sorpresa, O-yuki, improvvisamente trasfigurata dalla rabbia, rivela essere proprio la donna da lui incontrata quella notte. Dopo aver rinfacciato al marito di non aver saputo tener fede alla promessa di segretezza fatta tanti anni prima, decide di risparmiargli la vita, per amore dei loro figli. Così, dopo averlo ammonito ad avere buona cura di loro, scompare per sempre.
photo credits: aminoapps.com
La Yuki-Onna nell’età contemporanea
Come la sposa di Minokichi, la leggenda della Yuki-onna, crudele e romantica al tempo stesso, sembra conservare intatto il proprio fascino nei secoli.
Infatti, in epoca contemporanea ha ispirato numerosi film. Ricordiamo infatti Kwaidan (怪談) del 1965, diretto da Masaki Kobayashi, vincitore del premio speciale della giuria al Festival di Cannes. Kwaidan fu anche in lizza agli Academy Award con una nomination per il Miglior film in lingua straniera.
Al successo di questo film ha fatto seguito, nel 1968, Kaidan yukijoro di Tokuzô Tanaka, fino ad arrivare nel 2016 con Yuki-Onna, diretto e interpretato da Kiki Sugino.
La bella e letale donna delle nevi, nelle sue innumerevoli varianti, compare poi come protagonista o personaggio di spicco in una vastissima gamma di videogiochi, anime e manga. Ricordiamo Nurarihyon no Mago o Ranma ½, solo per citarne alcuni. Tuttavia, il suo intramontabile fascino continuerà ad ammaliarci ancora a lungo, col suo eterno, candido inverno.